26 febbraio 2010

è tempo di ....seminare i nasturzi!

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buffi, nel fiore, nelle foglie, perfino nel nome!
I nasturzi hanno molte virtù, si mormora addirittura che i semi siano afrodisiaci, in ogni caso dunque non indigesti. E spuntano sempre, il che li rende appetibili anche ai giardinieri alle prime armi.
Seminati adesso, meglio ancora scalandoli settimanalmente, i nasturzi spunteranno tra 3 settimane, per fiorire poi a maggio.
L'arsura estiva in genere li renderà impresentabili e allora si possono serenamente strappare: nuove piantine, e dunque nuovi fiori, si presenteranno in autunno. Ma per non lasciare tutto alla semina spontanea, qualche semino si può mettere via in modo da avere nasturzi anche l'anno seguente. E gratis!

(Foto: nasturzio coltivato in proprio)

25 febbraio 2010

Lo stato civile dell' autostima

Se gli utenti che bazzicano il posto dove lavoro continuano ad apostrofarmi come "signorina", se nei bar del centro vengo appellata dagli esercenti come "ragazza", devo interpretare la cosa come un complimento, vero?

22 febbraio 2010

Variazioni sul nero

Indicativamente di Sarzana

Beh, non è propriamente un sarzanese, ma la piazza a suo nome è stata voluta a furor di popolo.
Tenne allo stadio un memorabile concerto nel 1981 che è entrato nella leggenda: beato chi c'era!
Curioso, stamattina mentre mi avvicino all'epigrafe per fotografarla, arriva un ragazzo, cioè uno della mia età, scatta la foto con il telefonino e se ne va.
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Insomma, ci provino pure a rivendicarne le ascendenze: Le origini sarzanesi di Napoleone sono una cosa seria e documentata!
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La bottega di un antiquario in via Mascardi: Re Tarlo I. Non s'improvvisa niente, è una tradizione consolidata!
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Verticali su Sarzana

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21 febbraio 2010

Il pregiudizio democratico

Il Festival della canzone italiana è una gran bella cosa. Che premi la canzone migliore, l'interprete più bravo, invece sembra una faccenda del tutto aleatoria.
Personalmente nutro dubbi circa il sistema del televoto, che è più consono ad un certo pubblico televisivo, ma anche perché non mi sembra del tutto improbabile che una casa discografica o un agente possano garantirsi la vittoria del loro candidato, a fronte di un investimento di qualche migliaia di euro con cui pagare sms e telefonate. Anche all'epoca in cui si votava con il totip, c'era il legittimo sospetto che la votazione potesse essere alterata, rispetto al presunto sistema di democraticità popolare.
E quindi mi fa ridere il richiamo che dalla Clerici, alla Marcuzzi e viva via fino a Miss Italia , invoca il "popolo sovrano" per stabilire il vincitore. Ma al di là dei miei dubbi circa la validità del sistema, siamo proprio sicuri che ciò che il decreto popolare equivalga a Giustizia?
Non so perché ma mi viene in mente il primo sondaggio della storia: volete Gesù o Barabba?

20 febbraio 2010

La fotina_ovvero autocelebrazioni


La fotina del profilo del blog ha quasi due anni. Me la scattò Catia, la mia collega che non c'è più. Forse dovrei cambiarla.
Ma a pensarci bene questi (quasi)due anni non mi hanno cambiata.
Credo.
Le tette non mi sono cresciute. Anche perché questo fenomeno non interessa femmine quasi quarantenni, a meno di non ricorrere all'artificio del chirurgo. (Ma poi quelle finte ogni tot di anni vanno resettate, sai un po' che così mi devo segnare sul calendario 5 aprile- revisione dell'auto, 8 aprile-revisione delle tette...poi finisce che porti le tette dal meccanico e arrivi con la Panda in sala operatoria: no!).
Magari in 2 anni dovrei essere invecchiata un pochino, ma nel contempo ho anche smesso di fumare, quindi tolta di mezzo una delle principali case d'invecchiamento, cioè le sigarette, la questione dovrebbe essersi compensata.
In questi due anni non ho conseguito nessun traguardo lavorativo, nonostante mi sia fatta un mazzo così a studiare, però ho avuto qualche piccola soddisfazione, ma avanzamenti niente: dunque sono ancora lì, come nella foto, a piantare o ad annaffiare rose a seconda della stagione, a recitare un brano di Dante a chi me lo chiede, ad invocare Dioniso a chi mi è simpatico, a darmi una passata veloce di rossetto, sempre lì, nella mia piana adorata, instancabile e appassionata, nelle retrovie del ministero.
Non lo dite a Brunetta, perché potrebbe venirgli in mente di clonarmi.

Sarzanese d'adozione

Questa è una plateale ed insolente dichiarazione d'amore alla mia città, Sarzana.
Non mi stanco mai di vedere i suoi angoli, i suoi abbaini, i negozi chic e le botteghe artigiane, la bella gente a giro e i cani a zonzo.
E dire che io sono originaria di Luni, cioè provengo da ben sei km di distanza....
Dedicato al sognatore mariano che ogni giorno, incurante dei vigili e dei divieti, dà il becchime ai piccioni.


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Partendosi di là e andando tre giornate verso levante, l'uomo si trova a Diomira, città con sessanta cupole d'argento, statue in bronzo di tutti gli dei, vie lastricate in stagno, un teatro di cristallo, un gallo d'oro che canta ogni mattina su una torre.
Tutte queste bellezze il viaggiatore già conosce per averle viste ance in altre città.


Italo Calvino, Le città invisibili, Le città e la memoria. 1

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Al di là di sei fiumi e tre catene di montagne sorge Zora, città che chi l'ha vista una volta non può più dimenticare. Ma non perché essa lasci come altre città memorabili un'immagine fuor del comune nei ricordi. Zora ha la proprietà di restare nella memoria punto per punto, nella successione delle vie, e delle case lungo le vie, e delle porte e delle finestre nelle case, pur non mostrando in esse bellezze o rarità particolari. Il suo segreto è il modo in cui la vista scorre su figure che si succedono come in una partitura musicale nella quale non si può spostare o cambiare nessuna nota.
Italo Calvino, op. cit., Le città e la memoria. 4

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Di là, dopo sei giorni e sei notti, l'uomo arriva a Zobeide, città bianca, ben esposta alla luna, con vie che girano su se stesse come in un gomitolo. Questo si racconta della sua fondazione: uomini di nazioni diverse ebbero un sogno uguale, videro una donna correre di notte per una città sconosciuta, da dietro, con i capelli lunghi, ed era nuda. Sognarono d'inseguirla. gira gira ognuno la perdette. Dopo il sogno andarono cercando quella città; non la trovarono ma si trovarono fra loro; decisero di costruire una città come nel sogno.
Italo Calvino, op. cit., Le città e il desiderio . 5


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Entrai ai Ipazia un mattino, un giardino di magnolie si specchiava su lagune azzurre, io andavo fra le siepi sicuro di scoprire belle e giovani dame fare il bagno: ma in fondo all'acqua i granchi mordevano gli occhi delle suicide con la pietra legata al collo e i capelli verdi d'alghe.

Italo Calvino, op. cit., Le città e i segni. 4

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E' l'umore di chi la guarda che dà alla città di Zembrude la sua forma. Se ci passi fischiettando, a naso librato dietro al fischio, la conoscerai di sotto in su; davanzali, tende che sventolano, zampilli. Se ci cammini col mento sul petto, con le unghie ficcate nelle palme, i tuoi sguardi s'impiglieranno raso terra nei rigagnoli, i tombini, le resche di pesce, la cartaccia.
Italo Calvino, op. cit., Le città e gli occhi. 2

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A Ersilia, per stabilire i rapporti che reggono la vita della città, gli abitanti tendono dei fili fra gli spigoli delle case, bianchi o neri o grigi o bianco-e-neri a seconda se segnano relazioni di parentela, scambio, autorità e rappresentanza. Quando i fili sono tanti che non ci può più passare in mezzo, gli abitanti vanno via: le case vengono smontate, restano solo i fili e i sostegni dei fili.

Italo Calvino, op. cit., Le città e gli scambi. 4


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Non c'è città più di Eusapia propensa a godere la vita e a sfuggire gli affanni. E perché il salto dalla vita alla morte sia meno brusco, gli abitanti hanno costruito una coppia identica della loro città sottoterra. I cadaveri, seccati in modo che ne resti lo scheletro rivestito di pelle gialla, vengono portati là sotto a continuare le occupazioni di prima. Di queste, sono i momenti più spensierati ad avere la preferenza; i più sono di loro vengono seduti attorno a tavole imbandite, o atteggiati in posizione di danza o nel gesto di suonare trombette.

Italo Calvino, op. cit., Le città i morti . 3

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Se toccando terra a Trude non avessi letto il nome della città scritto a grandi lettere, avrei creduto d'essere arrivato allo stesso aeroporto da cui ero partito. I sobborghi ce mi fecero attraversare non erano diversi da quegli altri, con le stesse case gialline e verdoline. Seguendo le stesse frecce si girava le stesse aiole delle stesse piazze. Le vie del centro mettevano in mostra mercanzie e imballaggi che non cambiavano in nulla. Era la prima volta che venivo a Trude, ma già conoscevo l'albergo in cui mi capitò di scendere...
Italo Calvino, op. cit., Le città continue . 2


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Per parlarti di Pentesilea dovrei cominciare a descriverti l'ingresso della città. Tu certo immagini di vedere levarsi dalla pianura polverosa una cinta di mura, d'avvicinarti passo passo alla porta, sorvegliata dai gabellieri ce già guatano storto ai tuoi fagotti. Fino a che non l'hai raggiunta ne sei fuori; passi sotto un archivolto e ti ritrovi dentro la città; il suo spessore compatto ti circonda; intagliato nella sua pietra c'è un disegno che ti si rivelerà se ne segui il tracciato tutto spigoli.
Italo Calvino, op. cit., Le città continue . 5



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19 febbraio 2010

Amori in corso



Mio suocero sostiene che è difficile "mettere insieme i cocci", cioè che è impegnativo vivere una storia d'amore quando si hanno avuto situazioni matrimoniali pregresse.
Non so se la cosa valga anche per i gatti.
Mi sono fatta solo una vaga idea della vita poteva condurre il gatto Bepo, il biancone a sinistra, prima di approdare qua lo scorso agosto. A dire il vero era così messo male che faceva un po' senso prendersi cura di lui. Da qualche giorno ho saputo che i padroni precedenti l'avevano chiamato Violetto (in origine credevano che fosse femmina, dunque Violetta) e che ha abbandonato la casa dove abitava perché gli altri gatti lo picchiavano.

Lei, la tondeggiante micia a destra della foto si chiama Sissi ed è di una bellezza esagerata. E'arrivata in zona portata da un signore che teneva un circolo sportivo qua vicino: ha vissuto con lui due anni felici e comunque io non ho mai mancato di esercitare un discreto tutoraggio su di lei, che nel giro di poco tempo ha visto però sparire i suoi affetti più cari. Il suo adorato padrone non ha più potuto prendersi cura di lei, i due giovani mici del suo cuoricino di gatta, suo figlio Benny e il suo compagno di giochi Bino, sono andati via per sempre ...

Però ora dormi serena, cara gatta Sissi, hai una casa nuova, una nuova famiglia ed anche un nuovo amore!

18 febbraio 2010

... rinuncio ad essere una golden lady!

perché da domani CAMBIO MARCA DI COLLANT!


La OMSA, nota azienda produttrice di calze del gruppo Golden Lady, ha deciso di chiudere lo stabilimento di Faenza dove lavorano 350 operai, e tra questi 320 sono donne. La produzione è stata spostata in Serbia, dove in meno di due anni sono sorti due stabilimenti che nell’ultimo periodo sono passati complessivamente da mille dipendenti a mille e ottocento.

Lì la mano d’opera costa solo 300 euro al mese, e tutto, dai trasporti ai servizi, costa meno, mentre le tutele sindacali sono pressoché inesistenti. Sebbene la OMSA sia stata toccata poco dalla crisi, Nerino Grassi, imprenditore a capo del gruppo Golden Lady, ha deciso di trasferire la produzione in Serbia e di mantenere l’Italia solo come magazzino.


il brano è tratto dal sito WOMEN IN THE CITY dove la vicenda è corredata di aggiornamenti e testimonianze.
Certo che i baluardi del Made in Italy stanno proprio facendo una bella figura! FIAT DOCET!

AVVELENAMENTI DI MASSA A SUCEAVA (ROMANIA) « SAVE THE DOGS


AVVELENAMENTI DI MASSA A SUCEAVA (ROMANIA) _ SAVE THE DOGS

La stanza delle signore

Prima di conseguire lo status di mantenuta dai contribuenti, ho vissuto in un modo abbastanza spartano: la cosa più lussuosa e più futile che la mia famiglia mi abbia permesso è stato il sostegno per conseguire una laurea in Filosofia.
Da piccola mi piaceva andare a casa di una cugina di secondo grado , occasione che capitava per lo più per i compleanni e mi perdevo a vedere tutti quei cosmetici, profumi e creme varie che la di lei madre, teneva in bella mostra nel grandioso bagno di casa.
La loro vasca non era una vasca: era una fonte sorgiva sacra alle ninfe, a cui si accedeva attraverso una serie di scalini, sui cui lati trovavano posto sali da bagno celesti e color oro, bottigliette smerigliate di varie forme, contenenti balsami dai chissà quali paradisiaci aromi...figuriamoci io che a casa dai miei potevo contare al massimo su una saponetta mantovani e quando mi andava di lusso un bagnoschiuma rosa della Stanhome!

Nella casa coniugale invece i bagni sono due, uno per piano e li ho colonizzati entrambi con quelle cose che m'incantavano da bambina: tutto doppio, latte detergente, creme viso, contorno occhi...etc. magari di marca diversa per alternarne gli effetti benefici. Pinzette per le sopraciglia e temperini per le matite devono essere sempre a portata di mano.
In entrambi i locali ho collocato feticisticamente dei contenitori in cui trovano posto rossetti, mascara, campioncini di profumo, che mi piace spruzzarmi così, tanto per il piacere di assaporare un'essenza nuova, tuttavia ho un mio profumo preferito che tengo in 3 diverse versioni: eau de toilette, eau de parfume e sai mai alle volte con la vita mondana che ho, cioè mi capitasse che ne so, una cena di pensione di qualche collega,una contrattazione sindacale, un raduno di femmine giardinicole, ho anche la versione da borsetta.
Nel bagno al piano di sopra, quello "padronale", insomma "modello spa" per intenderci (senza massaggiatrici però!), ne avrò una decina di questi contenitori diversi: un cestinetto in vimini, una ceramica artigianale, un barattolo di vetro, un mini bauletto. Un cestino è dedicato ai cosmetici di scorta, cioè che ho acquistato previdentemente per tempo, in modo da non restare mai senza "quel" prodotto. Del rossetto Lancome 118 ad esempio ne ho 3 ancora intonsi. Una ciotola azzurra contiene gli smalti per le unghie.
E poi in una mensola scavata nel sasso del muro trovano posto shampoo e creme per i capelli, diversi tipi, perché se no si abituano, esfolianti per il corpo, maschere per il viso, olio di mandorle, olio di semi di lino, olio di karite etc. per lo più cerco di comperare cose contenute in flaconi di vetro, come i prodotti de I Provenzali. A proposito, per i gli occhi, al piano di sotto tengo lo struccante specifico della Collistar, quando mi strucco al piano di sopra per gli occhi adopero l'olio di mandorle de I Provenzali: è un suggerimento che ho trovato in rete e funziona bene per levare il mascara (quello che gli uomini chiamano "rimmel")
Mi sono data una regolata. Poco prima di Natale, contando gli shampoo allineati nella doccia, mi ero resa conto che erano almeno 8 e da lì con terrore avevo preso coscienza che non ero una donna, ma un ecomostro.
Nel bagno-spa gli assorbenti li tengo in una scatola di latta decorata con delle fatine con le ali, e insomma mica posso lasciare la confezione in bella mostra, al piano di sotto, cioè nel bagno di servizio, li tengo riposti più modestamente in piccolo un armadietto a muro: lì ci tengo anche gli integratori che a cicli prendo per i capelli, per la pelle etc. per rallentare lo scorrere inesorabile del tempo.
Cioè a questo punto mi chiedo perchè con tutto quest'investimento di tempo e denaro invece di essere a scrivere questo post a quest'ora io non sia in tv a presentare il Festival di Sanremo al posto della Clerici.

17 febbraio 2010

considerazione attuale

...i migliori mancano di ogni convinzione
mentre i peggiori sono pieni di appassionata intensità...

da
The Second Coming by W. B. Yeats

17 febbraio


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GIORNATA MONDIALE DELL'ORGOGLIO FELINO!!!
nella foto il mio gattino Bino che ora non c'è più, ma fino a quando è stato con noi ha vissuto una bellissima vita da gatto.
Ero un po'indecisa se mettere o no un'immagine di Bino, ma voglio ricordarlo così, felice e sereno nel mio giardino.

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se il mondo conoscesse il profumo della daphne!


in questi giorni si stanno schiudendo i suoi fiori e il suo profumo incantato lo sento anche a due metri di distanza.

Toh! cos'è spuntato?

16 febbraio 2010

ci sono forbici e forbici

ho iniziato a potare le rose
mi sono accorciata un po'i capelli e sono molto contenta!


trovare un parrucchiere che rispetta la misura del taglio che vorresti, è come trovare:


una presentatrice tv senza tette rifatte
un geranio senza reticella alle radici
una pizza con la mozzarella vera
un talk show senza argomenti pruriginosi
un ristorante che non ti fa pagare il coperto
un politico che non bazzica escort
un cane che non va a spaparanzarsi sul divano
un gatto che non si va ad appisolare sulla biancheria appena stirata
etc.


cioè: ci sono, esistono, ma fai una gran fatica a scovarli!

SARZANA

Epigrafe affissa al Palazzo Comunale


ORMA DI DANTE NON SI CANCELLA

15 febbraio 2010

autocelebrazioni (recupero di un vecchio post)

O animal grazïoso e benigno
che visitando vai per l'aere perso
noi che tignemmo il mondo di sanguigno,
se fosse amico il re de l'universo,
noi pregheremmo lui de la tua pace,
poi c'hai pietà del nostro mal perverso.


Quando Dante venne in Val di Magra, tra gli autoctoni si diffuse una certa agitazione. Un po' come quella volta che dove lavoro io si sparse la notizia che sarebbe venuto il Ministro, anzi la Ministra e i nostri dirigenti fece arrivare ben 4 donne delle pulizie, io stessa pulii a fino molte finestre in quella circostanza, se non che la Ministra invece non venne e tirò innanzi fino a Sarzana.
Che siamo un po'sempre i soliti, noi liguri apuani, con il senso di essere inadeguati innanzi al "foresto" e poi quanti aspettavano lui, nel 1306, figuriamocelo un po'! Sapevano che era un fiorentino, un istruito, uno che viene dalla città, insomma più o meno come recita l'incipit dell'Odissea, uno che aveva viaggiato molto e aveva conosciuto l'indole di molte persone...
Quindi arrivò a Fosdinovo e piazzò le sue cose in una piccola stanzetta del castello e i padroni di casa, i marchesi Malaspina, erano tutti contenti di averlo con loro,sebbene lui fosse piuttosto triste per via dell'esilio.
Io ho idea che gli furono affidati due accompagnatori per condurlo a zonzo per la mia valle, uno giovane, robusto, dai modi un po'spicci, casomai ci fosse stato da redarguire qualcuno che avesse voluto fare lo spiritoso con il Poeta, che mica ci si poteva permettere di fare brutte figure con uno così, che poi dopo lo scriveva e restavamo sputtanati a imperitura memoria!
L'altro accompagnatore, secondo me, era un chierico anzianotto, uno di un certo spessore culturale, onde evitare di fare la figura degli ignoranti presso i posteri; voglio dire, ci voleva pur qualcuno che potesse rispondere alle curiosità del Poeta, circa la mia terra. E dunque i due lo portarono in giro.
Egli volle andare anche a Luna. Dove però non vide quasi niente, dal momento che la città era ancora tutta interrata e i suoi due accompagnatori stavano sulle spine a stare lì, in mezzo a quelle rovine antiche, perchè lì c'era ancora il rischio di prendersi la malaria e glielo dissero. Ma Dante lo sapeva già, purtroppo e si fece ancora più triste: proprio in quella piana malsana si era preso la malaria il suo amico/collega Guido, quando era stato esiliato a Sarzana. Gli mancava tanto il suo amico/collega.
E allora il suo accompagnatore istruito, un po'per lenire la tristezza ,gli raccontò di quella grande Babilonia che un tempo era la città di Luna, del marmo più bello del mondo che dal suo porto veniva imbarcato per ogni dove, di quell'anfiteatro, di cui loro potevano vedere solo un arco che spuntava. Lì dove un tempo era tutto un via vai di soldati, mercanti, puttane di lusso, direttori amministrativi, che in settemila addirittura trovavano posto a sedere lì, dentro all'anfiteatro.
E lui, il Poeta, che pur a suo modo, un po'inconsapevole, lui suo malgrado, era pur sempre un figlio di Sant'Agostino, come lo erano un po'tutti nel Medioevo, aristotelici d' ogni risma compresi, pensò alla vanitas mundi, alla città pagana ricca e bella e doverosamente andata in rovina, a fronte della Città Celeste. E pensò a Guido. E pensò alle cose che passano.
Che poi già Agostino si era chiesto: "ma perchè Dio ha aiutato tanto i Romani che erano pagani?!" Che Agostino ha questo vezzo di porsi domande a cui non si può rispondere:"Ma cosa faceva Dio prima di creare il mondo?" e poi si risponde da solo:"Va beh, noi non possiamo saperlo". E Dante stesso avvertì un po'di livore, perchè comunque anche in quella giornata grigia d'un autunno precoce, le poche mura rimaste, rivelava una ricchezza materiale che si percepiva ancora.
E tornarono al castello a Fosdinovo e nella sua stanza il Poeta ripensando alle cose che passano, agli amici che perdiamo, scrisse di Luna e la assunse come esempio di città morta. Ma io non so per quale motivo, forse perchè gli tornava meglio,ma vi cambiò nome e scrisse Luni.

«Se tu riguardi Luni ed Urbisaglia
come son ite, e come se ne vanno
dietro ad esse Chiusi e Sinigallia

udir come le schiatte si disfanno
non ti parrà nuova cosa né forte,
poscia che le cittadi termine hanno.

Le vostre cose tutte hanno lor morte
sì come voi; ma celasi in alcuna
che dura molto, e le vite son corte».


E allora, da Dante in poi ogni pennivendolo, ogni scribacchino di terz'ordine che parla di Luni, ne parla come una città morta.
A parte il mio amico Franco Romanò che è un Poeta vero e dirige la rivista "Il Cavallo di Cavalcanti" e lui lo sa che le parole sono importanti e ha saputo cogliere la "divini gloria ruris" della Luni odierna e metterla in versi di serenità, memoria e attesa .
Ora ai tempi di Dante gli autoctoni la pensavano come lui, quindi non si fecero problemi per la nomea di città morta.
Del resto della Val di Magra il Poeta parlò poco, ma ne parlò decisamente meglio.
I suoi accompagnatori un giorno lo portarono fin sul Caprione, com'è noto, a Punta Corvo. Da lì secondo me presero quel sentiero che porta fino alla Gruzza ( località oggi detta "Amagama") e così Dante si affacciò sul Golfo (che non si chiamava ancora "Golfo dei Poeeti") e guardò le rocce che cadevano a strapiombo sul mare e respirò il profumo dei pini d'Aleppo, stropicciò tra le mani un ramoscello di lentisco e posò lo sguardo su quella distesa sterminata di mare e cielo.
E quella visione dell'Assoluto, che può pigliare a chiunque si affacci alla Gruzza, gli restituì nella sua finitudine umana, l'Infinito, l'Eterno . Si riconciliò con se stesso,con le scelte dolorose del passato, il suo impegno civile, prima che politico di adoperarsi per garantire la pace nella sua città. Si risollevò il Poeta, gli si placarono un poco i dubbi che tormentavano il suo esilio, quasi in modo più doloroso, che non l'essere lontano dagli affetti più cari.
E confidò tuttavia che tra le maglie di quell'Assoluto, intravisto lassù a la Gruzza, ci fosse un posto anche per Guido.
Girò la mia terra il Poeta e ne assaggiò i vini diversi e ne gustò i vari tipi d'olio su un pezzo di pane. Gli piacque più di ogni altro, quello che si produce ancora oggi sopra a una collina di San Martino. Gli piacque così tanto che avrebbe voluto magnificarlo quell'olio nei suoi versi e lo disse al contadino ortonovese il quale però non volle: "Se no i vegno tuti chi!".
Che erano poveri gli autoctoni, oltretutto vessati, da una parte c'era il vescovo di Luni, dall'altra i Malaspina di Fosdinovo, che erano in confllitto tra loro, per decidere chi dei due avesse il dominio su quelle povere anime liguri apuane. A chi andavano pagate le tasse, insomma.
Gente litigiosa,'sti liguri apuani, accidenti! Pure il vescovo di Luni, che per altro già da un secolo se ne era andato via da Luni ed era riparato a Castelnuovo Magra in collina, causa malaria, mentre il capitolo della diocesi se ne era andato a Sarzana. Ma come il vescovo da una parte, il capitolo della diocesi dall'altra, il tutto senza autorizzazione papale!
Gente refrattaria alle istituzioni i liguri apuani! Che veramente il vescovo l'aveva anche chiesta l'autorizzazione, ma il papa non gliela diede per una vecchia ruggine e allora lui stufo di aspettarla nel 1204 se l'era mollata da Luni, ma non era di certo andato a Sarzana, perchè i sarzanesi il vescovo di torno non lo volevano. Ne hanno pure ammazzato uno nel corso della loro storia. E così lassù a Castelnuovo, da più di un secolo si davano il cambio i vescovi di Luni, che di Luni conservavano solo il nome.
A chi venne l'idea non lo so, ma secondo me venne proprio a lui, che di politica se ne intendeva sicuramente più dei miei concittadini "duri atque agrestes". Fu questo, credo, il suo modo per ricambiare questa terra che l'aveva ospitato. Si Dante pensò :"C'è un conflitto?Volete la pace? E pace sia!". O forse furono invece proprio i miei concittadini, che magari proprio non hanno capito bene la levatura del personaggio che avevano davanti, liguri apuani com'erano, però qualcosa hanno intuito, quella luce l'hanno vista.
E fu così che Dante ci finì di mezzo. Ed era una bella giornata d'ottobre di quel 1306,sulle sponde del torrente Calcandola a Sarzana, cioè più o meno vicino a casa mia, quando lui, come uomo, entrò nella storia della Val di Magra, firmando un trattato di pace tra i marchesi Malaspina e i vescovo di Luni.
E così, in qualche misura, come firmatario di un trattato di pace, riparò anche al fatto di aver cantato Luni come una città morta e desolata.
Ma avere Dante come firmatario di pace, nella propria tradizione, non è cosa da tutti, perchè Dante è il Poeta della Pace. Quella interiore a cui anela l'uomo che si smarrisce "nel mezzo del cammin...", quella pace politica che Dante ha cercato, per cui si è adoperato, che tanto gli è costata. E quella pace cosmica che si articola e culmina nell'impianto della sua opera più grandiosa,a cui devo dire, un certo contributo l'ha dato senza dubbio, quel passaggio per la Gruzza.


Alla fine i sarzanesi, volenti o nolenti si beccarono il vescovo. Ebbero pure un loro papa, Nicolo V, al secolo Tommaso Parentuccelli, al quale è intitolato oggi uno dei due licei classici che abbiamo fatto io e la Ele. Sistemò un po'le cose, cancellò Luni come diocesi e al suo posto nominò Sarzana. Se non che poi toccò ai sarzanesi perdere definitivamente il vescovo, quando durante il ventennio fascista la sede vescovile fu portata a La Spezia, città che si è sviluppata nel medesimo periodo e ne porta ancora la fisionomia urbana.
C'è anche chi dice che fu una sorta di punizione quella di togliergli la diocesi ai sanzanesi, perchè, ovviamente liguri apuani, quando il 21 luglio 1921 gli arrivò in stazione una colonna di 600 fascisti, i carabinieri e la popolazione li rispedirono al mittente, anche con l'ausilio di forconi e penati.
E così oggi il vescovo è a La Spezia, a in compenso Sarzana che è una cittadina bellissima c'è la movida, e la chiamano anche "la piccola Atene". Però come incarico onorifico è ancora in vigore il titolo di "arcivescovo di Luni", del resto è una diocesi antichissima, dato che San Eutichiano, eletto papa nel 275, ben prima dunque che Costantino facesse, come ha detto Dante "la sua conversion", era di Luni.
Non so se mi spiego: San Eutichiano di Luni e Nicolò V di Sanzana, ovvero, due papi in 6 km! Che noi non siamo mica tantissimi da queste parti, voglio dire, è una bella media.
Che dici "non c'è due senza tre" e io quasi quasi confidavo che l'arcivescovo di Luni avanzasse di grado...
Si chiama Edward Novak, l'arcivescovo di Luni. Polacco. Ha questo titolo e chissà quanti altri.
Che io non lo so se lui lo sa, c'è un corso curioso e bello della Storia, da Dante che ha firmato la pace dei Vescovi di Luni a lui, che invece ha firmato un altro documento, insieme a Ruini (che non è che incontri invece proprio le mie simpatie), ossia la richiesta di beatificazione per Giovanni Paolo II. Quindi da Dante, al papa che ci ha lasciati tre anni fa, il nome di Luni incontra e si accompagna, almeno sulle carte, a due grandi uomini di pace.
E come diceva la mia professoressa d'italiano del liceo "Non vi fidate mai, di chi non ama Dante!"


n.d.r. la città gemella di Luni nei versi di Dante, Urbisaglia, merita assolutamente di essere visitata, per molte ragione, ma soprattutto perchè da quelle parti producono vini eccellenti e una ricotta salata che è uno spettacolo

di Franco Romanò ho il link AGENDA di SCRITTORE , se volete la poesia su Luni potete chiederla a lui, io non posso scriverla qua per motivi di copyright, ma via anticipo che parla anche "della giovane vestale..."




ripiazzo qua questo post, a due anni esatti di distanza da quando l'ho composto.
In questi due anni trascorsi gli amici/colleghi che non ci sono più, purtroppo sono diventati due.
La piana mi aspetta sempre aprendosi in queste mattine fredde, nella sua dolcezza infinita e io quando narro ai "foresti" del Poeta che venne qua,mi ritrovo sempre con la voce incrinata e gli occhi umidi.
D'altro canto il genius loci della piana, cioè la dea Luna, di volta in volta sa scegliere le sue vestali migliori: ai tempi in cui calarono a Luni i vichinghi di Hasting, c'era l'indomita Titina, agli albori del secolo scorso c'era la mia bisavola Filomena e oggi nella piana ci sono io, a cantare il Poeta e piantare rose.
Quella che era all'epoca Ministra, finalmente un giorno è venuta: per la tornata elettorale del 2008.
E' arrivata con il corteo dei notabili del PD locale, bella, alta, bionda, è avanzata per la nostra campagna camminando veloce, a falcate...l'ho vista allontanarsi, le ho fatto "ciao, ciao!" con la mano, mandandole piccoli baci in punta delle dita.

14 febbraio 2010

Baronesse di Tantau



Ho una discreta varietà di rose in giardino, altre le sto accumulando dove lavoro, dal momento che segretamente coltivo, frammisto ai fiori e alle spine, il sogno grandioso di annoverarne centinaia.
Questa che mi sono regalata oggi però è decisamente speciale.

Ornella Vanoni - Rossetto e cioccolato.

sarà bello bellissimo travolgente
lasciarsi vivere totalmente
dolce dolcissimo e sconveniente
coi bei peccati succede sempre

S- avvertenze



In qualità di proprietaria, detentrice,tenutaria, nonché padrona esclusiva di questo blog,dichiaro che:

1) adoro Vladimir Luxuria
2) detesto le bouganville, in special modo quelle di color arancione
3)metterei il crocifisso in tutti i luoghi pubblici (anche per proteggere i poveri dipendenti della p.a. da taluni ministri e peggio ancora da talatri sindacalisti.)

sui blog di cucina

alle volte quando sfoglio i blog altrui seguendo per lo più chi ha interessi analoghi ai miei , mi imbatto in straordinarie opere gastronomiche, capolavori di cucina che se me li trovassi innanzi non oserei assaggiarli, ma li contemplerei in estatica adorazione .
Nell'impossibilità di congratularmi con ognuna di queste splendide cuoche del web, capaci di sfornare cesellati manicaretti a 5 stelle, nel lasso di tempo in cui la sottoscritta al massimo riesce a preparasi un caffè con la moka, formulo ad uopo questo post in cui proclamo nei loro confronto la mia assoluta, sconfinata, golosissima ammirazione.
Sara

13 febbraio 2010

Huc ades Galatea!

Huc ades, o Galatea; quis est nam ludus in undis ? hic ver purpureum, varios hic flumina circum fundit humus flores, hic candida populus antro imminet et lentae texunt umbracula vites. huc ades; insani feriant sine litora fluctus. 

Vieni qui, o Galatea, qual mai divertimento c'è tra le onde? Qui la primavera purpurea, qui intorno ai fiumi la terra effonde i suoi fiori, qui il bianco pioppo sovrasta l'antro e le tenere viti intessono i pergolati. Vieni qui, lascia che i flutti tempestosi battano i lidi". Virgilio, Bucoliche, IX v.36-40

considerazione anagrafica- sottotitolo "il bel Guido"

Nel difendere Bertolaso dall'accusa di aver scambiato favori politici con prestazioni sessuali, il ns. presidente del consiglio, l'ha giustificato dicendo che Francesca, la massaggiatrice chiamata in causa, è una "signora di mezza età".
Le cronache narrano che la signora in questione abbia addirittura 40 anni, età che forse alla luce del pensiero velinifero-dominante dovrebbe, almeno a giudizio del ns. presidente, metterla al riparo da bramosie proprie e altrui.
Lui invece, ultra 70 enne, vuol darci da intendere che è gagliardo come un gatto maschio nelle notti di inizio primavera:ma per favore!

aneddoto storico
era usanza che la sibilla di Delfi, che vaticinava in nome di Apollo, fosse giovanissima.
Poi ci fu uno straniero, un tessalo, che con poco rispetto nei confronti del dio colonizzatore, pensò bene di portasi via una sibilla. Sarei portata a pensare che la fanciulla fosse consenziente.
In seguito a quel episodio a Delfi fu decretato che l'età minima per fare la sibilla fosse di almeno 50 anni, un target anagrafico che nel V secolo a. C. deve essere stato stimato assolutamente da vegliarda.
Oggi mi sa che Delfi chiuderebbe per mancanza di personale specializzato.

12 febbraio 2010

quando si trova un cane....

Ieri mattina la vicina di casa mi ha segnalato un cane che stava fermo in mezzo alla via da diverse ore, a circa 200 metri, anzi nemmeno, rispetto a dove abito. "Di sicuro è abbandonato. Si vede che l'hanno fatto scendere da un'auto e ora lui è lì che aspetta che lo tornino a riprendere. ". Raggiungo il cane e lo trovo che si muove confuso in mezzo alla strada, le macchine danno colpi di clacson per farlo spostare, con la conseguenza che lui è sempre più smarrito. Prende una deviazione , poi torna indietro, si infila per un vialetto...è un cane abbastanza grande, mi sembra un incrocio tra un setter e un cocker, è un bel cane e si vede che è buono, ha solo tanta paura.
Bene o male, alternando vezzeggiativi canini a fischi da richiamo, riesco a portarlo fino al cancello di casa, mi aiuta una ragazzina che abita da queste parti, carinissima, ci siamo incrociate già altre volte mentre ero a zonzo con Apua o presso la colonia felina, dove ogni tanto va anche lei.
Il cane, anzi la cagnolina, inizia a calmarsi: è bella, è tenuta bene, ha un collare rosa, ma nessuna indicazione.

Chiamo allora il comando dei vigili , spiego che ho recuperato un cane in mezzo alla strada, che poteva essere un pericolo per persone, lascio i miei dati e una descrizione del cane, chiarisco tuttavia che non posso tenerlo (anche se l'avrei voluto tanto!) e l'operatrice mi fornisce il numero del servizio veterinario dell'ASL, che chiamo subito.
Non passa nemmeno un'ora che si presenta a casa un signore con un aspetto bonario (fortunatamente) che è venuto a prendere la cagnolina: certo la porterà in canile, per quanto so che quello di zona è un canile dignitoso, dove operano anche dei volontari, certo, pur sempre canile...
E invece di lì a poco, l'operatore dell'ASL scopre che la cagnolina ha il microcip e dunque risale subito al suo legittimo proprietario, che abita nel mio quartiere! E la cagnolina torna a casa sua. Evidentemente non conosceva la zona o forse un grosso spavento le impediva di tornarci da sola...

Morale:
1) non sempre i cani che vediamo in mezzo alla strada sono stati abbandonati, i cani loro malgrado si perdono, e magari il padrone si dispera a cercarli, in ogni caso credo sia un dovere civile intervenire e non lasciare che ci pensi qualcun alto, capisco che sia comodo chiudere un occhio, ma un animale in difficoltà può costituire un serio pericolo per chi guida.
Alle volte ci sono invece dei cani che sono semplicemente a zonzo, perché i loro padroni reputano che sia una cosa simpatica farli gironzolare liberi...

2)ci sono persone che perdono il cane e non hanno gli strumenti logistici per cercarli, soprattutto nel caso di persone anziane, è più facile che cerchino il cane andando in giro a vedere "se lo trovano".
Nella mia esperienza ho visto che funzionano i volantini appesi in edicole-tabacchini(dove si gioca anche al lotto, superenalotto etc), perché sono esercizi commerciali dove ci transita gente di ogni età, poi almeno dalle mie parti, sono luoghi dove la gente fa capannello e chiacchiera...insomma le notizie girano. Qualche anno fa ho riconsegnato un cagnolino ai suoi padroni, perché una mia vicina aveva casualmente visto l'annuncio di smarrimento nella tabaccheria di un'altra città

Tra le persone che possono aiutarci nella ricerca di un cane smarrito e/o ritrovato, ci sono i postini: conosco il territorio e loro malgrado pure i cani.
Ovviamente non può mancare l'annuncio su uno o più quotidiani locali, che allo scopo si prestano gratuitamente. In questo modo a esempio mi è capitato di restituire un cane che era di un signore anziano, un cane trovato per la strada all'una di notte, e che ho tenuto amorevolmente per una settimana.

3)il microcip indubbiamente serve, però una medaglietta con il inciso il numero di telefono del proprietario permette la riconsegna immediata del cane.

09 febbraio 2010

Rosa gialla: storia di veleni e di sindacato (debito smattato, debito pagato)

Sono passata all'ipercoop e lo confesso, non ho resistito e ho comperato una rosa. Cioè una pianta di rose. All'iper. Una rosa da 2,70. Un HT. Cioè una roba da gogna giardinicola. Gialla!!!
Non ditelo in giro. Ok una roba così nel mio giardino non la piazzerò di certo, infatti l'ho presa per metterla nel posto dove lavoro. Una HT gialla regalata allo Stato. Oltre al mio quotidiano entusiasmo e ad almeno una trentina di rose che ho messo in questi 10 anni di servizio nelle retrovie del pubblico impiego.
Mi piace il mio lavoro attuale, ma ad essere onesta io ho sempre amato uno dopo l'altro i lavori che mi è capitato di fare, mi piaceva anche fare la boscaiola, anche se, mi piace ricordarlo, ebbi il mio debutto lavorativo a 22 anni come gloriosa p.r. da discoteca.
Oggi pianto rose nella mia piana, alcune le compro come quella di stasera, più spesso metto a dimora rose che faccio da sola, per talea, procurandomi la pianta madre chiedendola in giro oppure mi arrangio come capita.
Quando gli utenti che vengono dove lavoro fanno i complimenti per la bellezza delle "nostre" rose, io divento incontenibile e me li trascino dietro e gli dico uno ad uno i nomi delle mie rose.
Ma le mie rose mi fanno pensare al tempo che passa. A quando un giorno io non ci sarò più nella piana e resteranno loro. Spero che un giorno quando io non potrò più potarle con cura e competenza, ci sia comunque qualcuno in grado di fare qualcosa di analogo.
Le rose mi fanno pensare al tempo che passa.
E questa considerazione sullo scorrere irreversibile e irredimibile del tempo, in relazione alle rose, un giorno l'ho scritta anche in una mail indirizzata al mio mega capo supremo del sindacato. Gli ho scritto delle mie rose. E altre cose mie. Cose che evidentemente gli devono essere piaciute, dato che anche lui mi scriveva e mi telefonava spesso. D'altro canto io all'epoca avevo una biglietteria automatica e per la verità ce l'ho anche oggi tra i piedi, e mi auguro che un giorno il diavolo se la porti, ma all'epoca speravo invece che me ne liberasse lui, il mega capo supremo.
Che invece passava le mie mail alla sua amica.
L'ho saputo perchè costei unitamente a una serie di insulti, infarciti da mirabolanti errori di ortografia, mi rigirava le mie mail proprio per farmi vedere che lui gliele aveva passate, facendosene vanto. Come se non fosse un reato. Certi uomini hanno gusti strani in fatto di amiche.
Io scrivevo a lui, insigne mito del sindacato italiano e lui girava le mie mail alla sua amica. Per farle vedere che tra noi non c'era niente, mi disse.
Io credevo che 25 anni di differenza, unitamente a 600 km di distanza e rispettivo stato civile fossero sufficienti a garantirci, invece no. Si vede che scrivo delle mail molto belle.
Comunque uno che per mestiere dovrebbe tutelare i diritti della gente, non dovrebbe per nessun motivo calpestare la sacralità della corrispondenza! Non si fa! Non si può! Non nel nostro sindacato!
Ed è nel nostro sindacato che ho denunciato uno dopo l'altro a tutti i vari sportelli la violenza subita, la violazione della privacy inflittami da colui che aveva invece il dovere di tutelarmi.
Ho trovato un muro di gomma.
Hanno cercato, aggiungendo violenza su violenza, di evitare di affrontare questa cosa, peggio ancora di interpretarla come una questione tra un uomo e una donna.
Ora il fatto che io sia indubbiamente femmina e lui indicativamente maschio è marginale: io gli scrivevo al sommo referente nazionale, perché io avevo talune micragnosissime questioni sindacali derivate dal fatto che io ricoprivo e ricopro ancora il ruolo di rsu, cioè di rappresentante dei lavoratori, mica gli scrivevo perchè quello fosse Brad Pitt.
Non mi hanno difesa. Mi hanno lasciata sola. Ho avuto qualche parola di solidarietà, ma non solo un gesto concreto, una presa di posizione da parte dell'apparato. Quello che io chiamo "gotha". Magari speravano che mi levassi di torno.
Ma io non sono una che molla.
E'nella mia genetica. E'nel mio istinto vitale.
Non ho mollato. E alla fine qualcosa è cambiato.
E allora sono uscite qua e là le mezze parole. L'imbarazzo gridato al telefono. La rabbia che si scontrava con la mia. Quello che si giustificava. L'altro (proprio lui!) che alla mia richiesta di una commissione di garanzia, mi urlava che ne aveva titolo. Riunioni a cui ho partecipato solo per vedere un responsabile nazionale e raccontargli la mia storia. Ammissioni. Recriminazioni. Il mio livore maggiore verso colui che stimavo più di tutti e gli ho detto "tu non sei di Sinistra e Libertà, ma di Fascismo e Omertà": volevo proprio fargli male. Glielo farei da capo. Perché non mi ha difesa.
Ho voluto raccontare questa storia dolorosa che ha come protagonista un grosso personaggio del sindacato italiano. Si, proprio grosso.
Ha violato la mia privacy: ma io l'ho sputtanato a più non posso, nel nostro sindacato e pure in casa altrui.
Adesso siamo pari.

07 febbraio 2010

semi oscuri

Semi oscuri (di T. Kemeny)

Il boato del tuono
colma di semi oscuri il giardino;
il vento replica il suo fischio
- un pugnale teso nel torso dell'aria -
e la lingua scarlatta del tramonto
s'assottiglia nel respiro ardente.
Mille volte ti spoglio nella mente
ma non sei mai nuda abbastanza
perchè io viva



mi piace tanto questa poesia che è erotico-giardinicola, credo che sia pertinente l'attribuzione a Kemeny. Ho conosciuto questo testo perché anni fa me lo spedì un tale dandomi da intendere che l'avesse scritto lui...un ladro di poesie!

la coca no e la pupa si?

Mi arrendo. Sono una vecchia zia! E per tanto ammetto anche di essere dura di comprendonio. Non capisco perché Morgan sia stato escluso dal Festival di Sanremo, o comunque sia stata invocata la censura nei suoi confronti, in conseguenza del fatto che abbia ammesso l' uso di cocaina, quando la rai avrà invece come inviata alla medesima kermesse musicale Cristina Del Basso.
La simpatica Cristina, che credo abbia 24, 25 anni è diventata famosa per aver partecipato alla scorsa edizione del Grande Fratello dove si è distinta per la sua sesta di reggiseno, taglia regalatale non da madre natura, ma piuttosto opera di un chirurgo, che non appena diciottenne la emancipò dall'originaria quarta misura, evidentemente ritenuta troppo esigua da entrambi.
Morgan no e Cristina si?
Da un lato,ipocritamente si censura chi dice che "il re è nudo", dall'altro si premia, non la competenza, nemmeno la bellezza, ma l'artificio della chirurgia estetica, per di più superfluo, perché Cristina è ricorsa al chirurgo non per correggersi un difetto, che sarebbe stato comprensibile, ma per farsi due tette enormi, da caricatura di donna. Da fumetto.
Certo dopo mesi che in tv passano prostitute e trans, si sentiva il bisogno di un modello edificante da proporre alle giovani generazioni!
Che messaggio passa alle ragazze che magari fanno l'università nella speranza di diventare delle esperte giornaliste, di lavorare nel mondo delle comunicazioni? Quante laureate in Scienze della Comunicazione vorrebbero essere inviate a Sanremo?!
Cristina stessa, mi dicono le sue note biografiche, è iscritta alla facoltà di Scienze della Comunicazione.
Ecco: perché non la facciamo laureare e poi allora si che una volta che ha compiuto i suoi studi, acquisito le sue competenze la mandiamo finalmente all'Ariston?

n.d.r. esattamente un anno fa ho scritto questa autoconfessione sulle tette: si vede che il mese di febbraio m'ispira.

05 febbraio 2010

appunti di giardinaggio

(sottotitolo_ il giardino che verrà)

negli ultimi giorni ho acquistato

un ceanothus
una lavanda
un iberis (sarà un o un')?)
una hardenbergia

Adesso aspetto che unitamente al bel tempo mi venga la buona volontà di metterle a dimora!

04 febbraio 2010

De André - Sarzana 1981


Se ti tagliassero a pezzetti
il vento li raccoglierebbe
il regno dei ragni cucirebbe la pelle
e la luna tesserebbe i capelli e il viso
e il polline di Dio
di Dio il sorriso.

Ti ho trovata lungo il fiume
che suonavi una foglia di fiore
che cantavi parole leggere, parole d'amore
ho assaggiato le tue labbra di miele rosso rosso
ti ho detto dammi quello che vuoi, io quel che posso.

Rosa gialla rosa di rame
mai ballato così a lungo
lungo il filo della notte sulle pietre del giorno
io suonatore di chitarra io suonatore di mandolino
alla fine siamo caduti sopra il fieno.

Persa per molto persa per poco
presa sul serio presa per gioco
non c'è stato molto da dire o da pensare
la fortuna sorrideva come uno stagno a primavera
spettinata da tutti i venti della sera.

E adesso aspetterò domani
per avere nostalgia
signora libertà signorina fantasia
così preziosa come il vino così gratis come la tristezza
con la tua nuvola di dubbi e di bellezza.

T'ho incrociata alla stazione
che inseguivi il tuo profumo
presa in trappola da un tailleur grigio fumo
i giornali in una mano e nell'altra il tuo destino
camminavi fianco a fianco al tuo assassino.

Ma se ti tagliassero a pezzetti
il vento li raccoglierebbe
il regno dei ragni cucirebbe la pelle
e la luna la luna tesserebbe i capelli e il viso
e il polline di Dio
di Dio il sorriso.

Il mercato del giovedì

Il mercato del giovedì a Sarzana è un rito comunitario a cui partecipa tutta la vallata del Magra, ma sarei pronta a giurare che viene gente perfino da Aulla per fare acquisti al mercato del giovedì.
Una volta capitai per caso il giovedì dal medico a Castelnuovo e rispetto alla consueta folla di vecchiette, trovai un signore da solo in sala d'attesa il quale sentenziò" Al giovedì le donne stanno tutte bene, vanno al mercato a Sarzana". Verissimo e nonostante il proliferare di supermercati, ipermercati e brico, il mercato sarzanese tiene sempre così che tu le vedi le signore dei paesi vicini che il giovedì immancabilmente si affollano alle fermate dell'autobus. Perché la tradizione vuole che al mercato a Sarzana ci si vada in corriera, indossando il vestito buono.
Un'istituzione storica quella del mercato che negli anni ho visto cambiare, quando nei banchi accanto ai venditori toscani, sono apparsi sempre più numerosi cinesi e marocchini e accanto alla clientela autoctona sempre più spesso ci trovi numerose le badanti dei paesi dell'est che il giovedì hanno il loro giorno libero, o signore del sud del mediterraneo, a spasso con il marito.
Ai miei tempi il mercato era un'occasione infrasettimanale per fare lo struscio: cioè il mercato quando io avevo 16, 17 anni offriva la scusa per venire a Sarzana, incontrasi con le amiche, vedere i ragazzi carini etc. oggi non lo so se funziona sempre così.
I vestiti in proporzione costano veramente molto di meno rispetto a un tempo, ma io non sono mai stata capace di comperarmi cose al mercato di Sarzana, altrove, cioè nel mercato di altre città qualche affare dignitoso l'ho anche fatto, ma per il mercato sarzanese nutro ancora oggi un'irredimibile idiosincrasia, con poche eccezioni.
Mi piace infatti un banco del Forte (Forte dei Marmi!n.d.r. ) che ha arredamento per la casa, non sono cose economicissime, ma l'assortimento comprende oggetti ricercati, senza essere modaioli.
Ovviamente poi c'è il banco delle piante di piazza Matteoti , che ho iniziato a frequentare dietro proficua segnalazione di una femmina giardinicola e quando passo da lì compro sempre qualcosa, perché accanto alle piante tradizionali, ci trovo puntualmente qualche novità che mi mette gola e a cui non posso resistere!
Oggi gironzolavo con Apua e a un certo punto ho visto un banco in cui vendevano ceramiche a prezzi scontatissimi: tazze, tazzine, piatti,portaceneri etc. e la mia attenzione è stata catturata da delle tazze color arancione, che costavano solo un euro! E io adoro il colore arancio, le tazze poi le rompo sempre....
E così chiedo al signore del banco due di quelle tazze e quando fa per porgermele vedo che sul fondo arancione c'è scritto UNITI PER L'ULIVO, con tanto di ramoscello!
"Ma come?!" dico al venditore :"Tazze di propaganda politica? Di sicuro sono di risulta. " e lui "Per quello costano solo un euro!"
E allora ho ripiegato sull'acquisto di due tazze bianche, essenziali.

Ma un dubbio mi assale, non è che tra un cambio di nome e l'altro, la ricerca di un leader, di un' alleanza, di un equilibrio, di un orientamento, con tutta l'acqua sotto i ponti della Storia che è passata, mi sono persa invece l'opportunità di acquistarmi alla modicissima somma di un euro un pezzo da museo?!

01 febbraio 2010

Dall'orrore alla felicità!


Dall'orrore alla felicità!
(foto da SAVE THE DOGS)

Questa cagnolina è stata salvata e curata dall'associazione Save the Dogs: era stata trovata lo scorso ottobre davanti a un supermercato a Calarasi in Romania, mentre mangiava il suo cucciolo morto : dall'orrore Milca, così si chiama la cagnolina, è passata alla felicità. E questa è la sua storia.

L'associazione Save the Dogs opera da alcuni anni in Romania, dove le violenze, i soprusi, la morte, sono il quotidiano di tanti poveri cani abbandonati.
Io seguo quest'associazione da alcuni anni e dal gennaio del 2006 ho la fortuna, la gioia quotidiana, di avere con me Apua, ieri randagetta di Bucarest, oggi meravigliosa personal shopper sarzanese !