10 dicembre 2016

Finitudine

Mentre guidavo rientrando dal lavoro ascoltavo a Radio Maria due teologi che parlavano della vita di una santa, il cui nome non ricordo.
Dicevano una cosa bellissima e cioe'che per quanto grande possa essere il male che uno ha commesso, Dio puo'sempre salvare l'anima del peccatore e quindi che anche chi ha commesso cose terribili, non deve disperare di poter essere redento.
Pensavo alle volte che  sono stata ferita avendo notizia di delitti efferati e umanamente ho considerato che gli autori di talune malvagita'non possano in alcun modo redimersi, non ne hanno facolta'.

Del resto la conseguenza del male, non è limitata a danneggiare chi lo subisce, ma anche nel pessimismo che ingenera nel consorzio umano. Ma un conto è volere che siano somministrate pene giuste  e anche l'ergastolo, altro è pensare nella prospettiva della fede, che non è mai troppo tardi per cercare Dio, che anche l'anima più nera non deve disperare nel soccorso della divina provvidenza.
Per un credente e'un peccato non avere fiducia in Dio.
L' anima appunto. Da non confondere con l'affidamento ai servizi sociali, come siamo abituati a vedere in casi pure clamorosi. Anzi l'istituzionalizzazione di una prassi che dovrebbe essere riservata al pentimento, credo abbia ben poco a che fare con una reale conversione. Un'anima che cerca Dio non dovrebbe avere paura del carcere, ma dei propri peccati.

15 commenti:

Ernest ha detto...

Nn sono del "mestiere" per poter commentare ma mi hai fatto venire in mente una mia amica credente che spesso mi parla della fede come ancora di salvezza nei momenti difficili

Novella Semplici ha detto...

Pensa che un sacerdote, che ammiro tanto, fu contestato apertamente in chiesa dai fedeli per aver sostenuto una teoria del genere, solo 10 anni fa.
A volte il problema sta anche nel chi si crede migliore degli altri.

Sara ha detto...

Ernest ho pensato proprio a una cosa che avevi scritto tu.

LaLaura ha detto...

Radio Maria ? Sei piena di sorprese ! :)

Sara ha detto...

Laura io ascolto anche Radio radicale, Radio 24, Radio popolare e alle volte pure Radio Padania.

Federica ha detto...

Se il sistema carcerario funzionasse almeno un pochino dovrebbe servire per riabilitare e i servizi sociali sarebbero visti in quest'ottica: non un alleggerimento della pena, ma una opportunità.

Peccato che ora come ora il sistema carcerario sia un carnaio...

fracatz ha detto...

ma che razza di ragionamenti, che presunzione !
quale padre terrestre, umano, non raccoglie tra le sue braccia anche il più delinquente dei suoi figli che tanto l'hanno fatto soffrire?
Lui sa che non tutte le ciambelle riescono col bel buco, figuriamoci la trasmissione dei geni. Un padre è un padre, sia in terra che in cielo, tanto che abbiamo proprio per questo abolito da tempo il purgatorio

Marco Poli ha detto...

Mah ...
sei in pre-sindrome di Stoccolma, Sara ?

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Nuvola ha detto...

Io penso che il pentimento, quello vero, sincero, quello che ci prende dopo aver capito che davvero abbiamo sbagliato e se potessimo torneremmo indietro per porre rimedio, dia in primo luogo una grande sofferenza (perché, in molti, si capisce che non si può riparare a quanto fatto), e, per un credente, dia la possibilità di davvero chiedere perdono a Dio e quindi, ricevendolo, sentirsi perdonato davvero. Un tale processo in sè è garanzia del non ripetersi più dell'arro nocivo, nelle persone oneste.

I musulmani e gli atei che ho conosciuto mi hanno sempre rinfacciato che "I Cristiani possono fare le nefandezze più grandi, tanto poi basta che si confessino e tutto è perdonato." Ecco, io sono credente (ma a modo mio) e mi dà fastidio, ogni volta, sentire una stronzata standard del genere. Infatti, non basta confessarsi. Bisogna davvero pentirsi, e non si può pentirsi a comando. L'esempio standard che fanno di Hitler che si può magari essere salvato in extremis beh, che dire, non è assolutamente assurdo. Se Hitler davvero, prima di morire, si è pentito del male che ha fatto, pentito sinceramente, allora sì, può avere salvato la sua anima in extremis.

Non so. Io credo davvero nel rifugio della fede nei momenti difficili. Certo, forse è perché difficoltà davvero grosse non ne ho avute, ma ho avuto i miei momenti difficili, e ho fatto (od omesso di fare) cose che poi sono risultate irreparabili, di cui mi pento profondamente. Certo, erano cose forse piccole, mica reati come ammazzare qualcuno. Però, davvero, io penso che se uno davvero si pente delle cose brutte che ha fatto, davvero abbia la possibilità di salvare la propria anima...

Sara ha detto...

Giusto Nuvola!È'una questione relativa all'onnipotenza divina, infatti, non è un toccasana per poter compiere impunemente i peccati.

nico ha detto...

Ho da recuperare un po' dei tuoi post! Questo post è comunque bello, anche senza essere del mestiere, per Ernest come per me. E' difficile pensare che si possa perdonare, ma nello stesso tenpo questo mi fa anche tornare alla mente la mia posizione sulla pena di morte, di netta e totale contrarietà! Ti abbraccio forte

UnUomo.InCammino ha detto...

Il pentimento deve passare per la comprensione. E la comprensione e' un processo molto lungo, aleatorio, per il quale e' necessario vivere emotivamente cio' che si e' procurato ad altri.
Il pentimento e' liberatorio, perche' e' una sorta di redenzione.
Insomma, merce rara. Come ogni merce rara e' incompatible con le procedure massificate, con gli algoritmi sociali e religiosi. Incompatibile con una realta' dimezzata in cui la pena e l'espiazione sono state, de-facto, abolite o rese tabu'.

V ha detto...

Non sono credente, non credo al pentimento tardivo solo per salvarsi l'anima (troppo comodo, troppo facile) e il "perdono" divino lo lascio a chi è del mestiere. Chi sbaglia deve assumersi la responsabilità di quel che ha fatto e accettarne le conseguenze.
Un abbraccio

Alahambra ha detto...

È che il pentimento e la salvezza dal punto di vista cristiano non inficia minimamente la punizione terrena. Le due cose, se pur collegate per ovvii motivi, non si equivalgono né si escludono a vicenda, anzi, proseguono in parellelo.
Onestamente per chi non crede non capisco che differenza faccia che uno possa realmente (ed è questa la parola chiave) pentirsi in estremo ed ottenere così la salvezza dell'anima immortale: tanto non ci crede all'anima immortale!

diego ha detto...

è insito nel messaggio cristiano il concetto di conversione, per cui il pentimento è parte del percorso verso una vita cristiana; però il pentimento non annulla le responsabilità e le conseguenze dei propri atti,

c’è da osservare che chi è pentito puo’ esser assai utile alla causa che abbraccia; per fare un esempio, un allevatore di cani da combattimento, se pentito, puo’ aiutare nelle indagini contro questa pratica orribile,

comunque chi non è credente giustamente ritiene che il pentimento non è «monopolio» delle chiese, si puo’ esser pentiti dei propri atti pur essendo laici, per adesione ad un imperativo morale o etico d’altra natura