26 febbraio 2008

Dioniso, Apollo e la Graham Thomas

Nel Simposio, Platone fa raccontare un celebre mito ad Aristofane: pare che un tempo gli uomini fossero costituiti di 2 parti e quindi ne esisteva una tipologia costituita da due parti maschili, una da due parti femminili e una composta da una parte maschile e una femminile:

Avevano quattro mani, quattro gambe, due volti su un collo perfettamente rotondo, ai due lati dell'unica testa. Avevano quattro orecchie, due organi per la generazione, e il resto come potete immaginare. Si muovevano camminando in posizione eretta, come noi, nel senso che volevano. E quando si mettevano a correre, facevano un po' come gli acrobati che gettano in aria le gambe e fan le capriole: avendo otto arti su cui far leva, avanzavano rapidamente facendo la ruota. La ragione per cui c'erano tre generi è questa, che il maschio aveva la sua origine dal Sole, la femmina dalla Terra e il genere che aveva i caratteri d'entrambi dalla Luna, visto che la Luna ha i caratteri sia del Sole che della Terra. La loro forma e il loro modo di muoversi era circolare, proprio perché somigliavano ai loro genitori.

Strutturati in questo modo gli uomini erano molto forti, ma pare anche arroganti così che mirarono addirittura a spodestare gli dei i quali pensarono bene di dividerli a metà per renderli inoffensivi.
Se non che da allora è destino dei mortali cercare l'altra metà originaria:

E così evidentemente sin da quei tempi lontani in noi uomini è innato il desiderio d'amore gli uni per gli altri, per riformare l'unità della nostra antica natura, facendo di due esseri uno solo: così potrà guarire la natura dell'uomo. Dunque ciascuno di noi è una frazione dell'essere umano completo originario. Per ciascuna persona ne esiste dunque un'altra che le è complementare, perché quell'unico essere è stato tagliato in due, come le sogliole. E' per questo che ciascuno è alla ricerca continua della sua parte complementare. Stando così le cose, tutti quei maschi che derivano da quel composto dei sessi che abbiamo chiamato ermafrodito si innamorano delle donne, e tra loro ci sono la maggior parte degl adulteri; nello stesso modo, le donne che si innamorano dei maschi e le adultere provengono da questa specie; ma le donne che derivano dall'essere completo di sesso femminile, ebbene queste non si interessano affatto dei maschi: la loro inclinazione le porta piuttosto verso le altre donne ed è da questa specie che derivano le lesbiche. I maschi, infine, che provengono da un uomo di sesso soltanto maschile cercano i maschi.


Però magari questa non è l'unica alienazione da cui siamo affetti, dal momento che in noi stessi e negli altri ravvisiamo caratteri contraddittori: che ad un tempo ci adoperiamo a costruire il nostro percorso, altre volte siamo invece presi dallo sgomento di non conoscere la nostra meta. Programmiamo le cose e poi magari una passione s'impossessa di noi e la vita è solo una parentesi che ci scorre in mezzo. Cerchiamo spazi civili da colonizzare e al tempo stesso avvertiamo l'autenticità di noi stessi in mezzo alla Natura. Abbiamo il logos. E tutta una serie di peculiarità che esulano da esso, la fede, l'amicizia, l'amore.
Tra Apollo e Dioniso.
E negli altri lo vediamo meglio. E le persone troppo apollinee, misurate, ci sembrano aride. E le anime che sono unicamente dionisiache ci sembrano alla lunga piuttosto tristi. Comunque ammalate.
Penso che la nostra scissione più intima sia questa. Lo so bene di non dire una cosa originale.
Ma chi si autodefinisce una persona "pratica" è convinto di esserlo davvero? è convinto che ciò equivalga a virtù?
Avevo un professore all'università, si chiamava Silvestro Marcucci. Kantiano. Ma ripeteva "con la sola ragione si arriva ad Auschwitz ". Ma d'altro canto che vita vivremo, dove se ne andrebbe la civiltà, se a governarci fossero solo le passioni, solo l'ebbrezza?
Penso che di Apollo e Dioniso, partecipiamo tutti, ma in diversa misura. Non ci è stata data la simmetria del mito platonico e sta in questo la nostra sventura. E come esistono le anime squilibrate, che hanno troppo dell'uno o dell'altro, più raramente potrà capitare di imbatterci in chi partecipa di ambedue le istanze divine. E allora ci verrà una gran nostalgia verso la nostra costituzione originaria.
Forse è per questo motivo che mi sono innamorata della Graham Thomas(foto) non appena l'ho vista. Ed era fotografata in mezzo ad un pannello insieme a non so quante altre rose. Che è forte lei. Eppure ha fiori così gentili. Aristocratica e esuberante. Preziosa, ma anche generosa. Tutti ciò l'ho scoperto dopo, con il tempo, nel mio giardino, ovviamente. Eppure l'ho voluta da subito quando l'ho vista, senza conoscere tutte queste virtù: che sia stata reminiscenza?

25 febbraio 2008

Le ricette della nonna

La nonna di mio nonno Filomena fu per lungo tempo un'ostessa nella piana di Luni. Anzi, ho serie ragioni per pensare che fu l'ostessa per eccellenza da quelle parti, diciamo tra la fine dell' Ottocento e i tre decenni del secolo successivo. Mio nonno Nandino, che a Luni ebbe modo di trascorrere l'unica vacanza della sua vita, notare che lui veniva da Battilana, cioè a circa 2,5 km di distanza, mi ha raccontato che quella locanda fungeva anche da una sorta di ufficio di collocamento, perchè lì si incontravano quanti cercavano lavoro nelle cave di marmo, con coloro che erano in cerca di maestranze.
Poi non mi ha raccontato altro, perchè tanto mio nonno era fatto così, gli chiedevi qualcosa e partiva per i fatti suoi "Eh, sarebbe bello che l'aprissimo anche noi una locanda a Luni, vicino al colosseo (n.d.r. l'anfiteatro), sai quanta gente, quante famiglie ci verrebbero a mangiare la domenica..." "Si (ghe mancherisse) ma tua nonna..." e lui niente da fare, continuava dritto a seguire l'onda dei suoi pensieri: "Ma te lo sai quanta gente la domenica va a pranzo fuori con la famiglia e vogliono mangiare bene?" e poi rivolgendosi a sua moglie, mia nonna Beatrice "'ne Bia'ma n't'ha insegnat'a la to'nepota a fari da magnar?" e così via, di modo che io della sua nonna Filomena, con molto rammarico, so pochissimo.
So che ebbe tre mariti, dei quali ignoro il nome, e dell'ultimo restò vedova perchè lui, sordo per il lavoro alle cave, una sera rientrando a casa, attraversò la ferrovia, ma non sentì il fischio del treno.
Posso immaginare il suo giardino che poi sarà stato come i giardini poveri delle case di un tempo, dove i fiori si coltivavano anche e soprattutto per portarli al cimitero, così che si tendeva ad avere quelli che avevano il meno possibile bisogno di cure, cercando di garantirsi tuttavia le fioriture mese dopo mese. E così avrà avuto i muscari blu, i narcisi gialli, gli iris bianchi e viola e via via stagione dopo stagione per non restare mai senza.
E la locanda? presumo lì si potesse mangiare di domenica la pasta all'uovo, ovvero"gli stringon con la psela" e "la fritela d'castagnacc" e nei giorni feriali "la pasta al pisto" o "'na po' de polenta". Per chi ne volesse poi ci saranno stati anche la "vergazzata" e il "marligà".
Più o meno i piatti suppongo fossero sempre i soliti, voglio dire era una locanda dove andava la gente comune, gli operai di Fabricotti. A quel tempo la scelta era ristretta per foza di cose, già era una fortuna avere qualcosa nel piatto e anche se qualcuno degli avventori faceva lo spiritoso e le chiedeva "ne Filò, cost'ha fat'da magnar?" io m'immagino lei, l'ostessa Filomena, che gli spiritosi doveva tenerli a bada, avrà risposto: "Per te ai ho fat' la mnestra del cornuto!".Che poi sarebbe la pasta in bianco, quella più elementare, in ragione del fatto che la presunta moglie perde tempo ad andare in giro e cucina in fretta e furia.
Così se vi capita di rinvinire nel secchio dell'immondizia un involucro di "Quattro salti in padella", fate le vostre opportune considerazioni.

a proposito di zucchine...

Sentita ieri sera al tiggì da un tipo simpaticissimo:

Aumenta la luce...si, ma le zucchine...
Aumenta il gas...si ma le zucchine..
Aumenta la benzina...si ma le zucchine...
MA COSA C'AVRANNO MAI 'STE ZUCCHINE?!!

Mi ha fatto ridere, ma anche riflettere, perchè in effetti la tv fa disinformazione quando parla del prezzo delle zucchine...d'inverno! Una volta si parlava di primizie o al massimo di tardizie per distinguere quei generi dell'ortofrutta che logicamente costavano cari. Ora viene messo tutto nel calderone, anzi nel paniere dell'istat per far lievitare la corsa al rialzo.
Forse verrà un momento in cui a forza di ritrovaci sempre tutto ciò che vogliamo, nel menù globalizzato, ci dimenticheremo, o forse già ci siamo dimenticati, anche dell'ordine fisiologico delle cose. Zucchine comprese.

24 febbraio 2008

Ma linkati tua sorella!

Capiterà mica solo a me, vero? scrivo un post e ci trovo un commento e invece di trovarci che ne so un saluto della Ele o di qualcun altro, o chissà, un'appassionata dichiarazione d'amore da uno sconosciuto (se assomiglia a johnny deep, tanto io sono una donna dai gusti comuni la cosa è pure trattabile) invece ci trovo il commento di UN SCEMO che di mestiere va a ficcanasare nei blog altrui per metterci la pubblicità che ne so di qualcosa inerente i computer, il funzionamento, la difesa etc.
Deve essere di sicuro lo stesso scemo che di mestiere si inventa quelle mail fantasiose che ci arrivano tutti i giorni, che una va a vedere la posta e spera che ci sia un'amica che le racconti un interessantissimo pettegolezzo e invece ci trova la mail dello scemo.
Eccone alcune allettanti offerte che mi fa lo scemo:

Avere il sesso come un campione : CON GLI STEROIDI?
Sick and tired of a soft erect... : PERO'BELLA SFIGA!
Sappiamo, che vuole la donna. : BEATI VOI PERCHE'NOI DONNE NON LO SAPPIAMO ANCORA
Comprate la forza per il pene,... :PRIMA CHE RISENTA DEL CARO BENZINA COME LE ZUCCHINE


Allo scemo devo dire alcune cose: in primis che se voglio qualcosa sui computer vado a cercarlo non da lui, ma semmai da qualcuno che è capace di blindarmi un sistema operativo meglio della virtù di Rosy Bindi.
In secondo luogo che la pianti di propormi, quantunque scontati, ingenti quantitativi di pastichine blu: sono una donna scemo, non lo uso il viagra! Di più sono una donna nel fiore degli anni! Prenditelo te il viagra!
E non mi mandare neppure quelle mail che pubblicizzano i casinò on line, che in tutta la mia vita il massimo dell'azzardo sono state le lotterie della coop La Proletaria con in premio la colomba e l'uovo di Pasqua.
Se proprio mi vuoi vendere qualcosa, impara a friggere i bomboloni!
Tanto io ti cancello!

23 febbraio 2008


Complice una svendita inattuale di beltà giardinicole all'ipercoop, molti dei miei vicini si stanno dando un gran daffare con gerbere, begonie, tulipani e quant'altro dovrebbe fiorire tra due mesi abbondanti. Così che, detto tra noi, nella stagione opportuna, io avrò uno schianto di rose nel giardino e le loro primizie saranno ancora in agonia. Fatti loro. Io sono passata stoicamente tra la foresta dell'ipermercato e ho preso giusto un paio di guanti da lavoro e un po'di terra. Va beh, pure 3 confezioni di fertilizzante, dato che tra un paio di mesi aumenterà di 40 centesimi, quindi ho risparmiato 1 euro e 20. Alla faccia del senso degli affari.
Così oggi ero in giardino a governare l'ingovernabile e cioè a strappare erbacce, a vangare, a spostare vasi, a trascinarmi dietro sacchi di concime e vedo il mio giovane dirimpettaio che soprintendeva a quei 4 vasi che ha sul balcone. Che già me lo immagino lui e la sua corte che dal balcone sbirciano il mio giardino e avranno da dire sulle mie rose, che si, son belle quando sono in fiore, ma poi ti trovi uno stecco d'intorno per il resto dell'anno. Sui miei nani poi non oso pensare cosa dicono. Diranno che sono trash, senza dubbio. E allora? Io amo il trash! Amo le buone cose di pessimo gusto, perchè c'è un divieto? Che per la verità all'iper c'era anche una promozione sui nani, ma io ne ho già 7, non vorrei dei problemi di governo introducendo qualche nano in più. Che magari gli altri si arrabbiano. Sono gelosi i nani!
Il ragazzotto in questione l'ho salutato un paio di volte però dato che non mi ha risposto ho lasciato perdere. Come minimo avrà pensato che attentassi alla sua virtù: voglio dire, ma ti sei visto? In confronto Brontolo è figo!
E così ci incrociamo in silenzio: lui , tutto intento a curare i suoi quattro vasi con le piantine usa e getta, che tanto li rinnova e getta via tutto 3 o 4 volte l'anno e io che mi faccio un mazzo così da un capo all'altro dei miei possedimenti .
Quando vado a comperarmi le sigarette invece passo davanti ad un orto-giardino di un signore vecchio vecchio. Ha disposto belle file di cipolle, cavoli etc. accanto a ordinatissime e simmetriche aiuole in cui a seconda della stagione spuntano narcisi, iris, calle, amaryllis. Tutta roba che una volta che metti a dimora, ci resta a vita. Ai lati due rose. Di quelle rosa. Comunissime. Pur sempre rose.E come tocco esotico una fila ordinata di azalee.
Da che è rimasto solo, però pare che i fiori non gli bastino e una signora ultra 80enne mi ha confessato che si sente costretta a cambiare strada per andare alla bottega, perchè non vuole ascoltare le sue sempre più appassionate profferte sessuali.
Ma tra i due, tra il giovane e il vecchietto, secondo voi, chi ha il vero cuore di giardiniere?

21 febbraio 2008

Hasting

Hasting arrivò nella piana un giorno di fine febbraio del IX secolo d. C. Con un paio di navi attraccò la dove un tempo c'era il porto di Luna.
Lui e il suo seguito ristettero innanzi alla città. Tutto intorno c'era ancora tanto marmo bianco che il sole e i germogli verdi di quell'incipiente primavera, facevano risaltare nel suo candore. Non l'avevano mai vista una città, Hasting e i suoi, vichinghi com'erano, avvezzi alla vita di mare, ogni tanto quando tornavano in quella che noi oggi chiamiamo Danimarca, trovavano nella migliore delle ipotesi qualche baracca di legno. Alcuni di loro, imbarcatisi giovanissimi, ne avevano anche perso la memoria. E questa città mezza diroccata innanzi ai loro occhi, gli parve così bella e grande che credettero di essere arrivati niente meno che a Roma.
Ma nessuno si faccia l'idea che fossero dei gonzi i vichinghi, giacché la storia proverà esattamente il contrario.
Hasting scelse alcuni dei suoi dall'aspetto più rassicurante, affinché lo accompagnassero a un incontro con le autorità cittadine, o meglio l'unica autorità rimasta, in mezzo a pastori e contadini, che era il vescovo.
Va detto che il vescovo, in quella congiuntura anarchica che interessava l'intera penisola, faceva un po'di tutto, cioè esercitava anche la funzione di direttore amministrativo della città, quantunque molti degli autoctoni avrebbero voluto che facesse solo il vescovo e che si occupasse di anime, mentre per il governo della città avrebbero preferito una figura distinta, benché l' obiezione ricorrente era "Sci, cuscì a toca mantenerne doi!"
Era ancora pagano Hasting e pure tutti i suoi uomini, ma avevano vaghe cognizioni della "buona novella" e una volta presa familiarità con il vescovo gli chiesero di essere battezzati. Il vescovo presagì il colpaccio: 50 o 60 catecumeni non ti capitano tutti i giorni! Allora si misero d'accordo e di lì a poco tutti i vichinghi furono emendati dal peccato di Adamo e anche da quelli che fino ad allora avevano commesso, che non era poco per gente che campava di razzie e violenze.
Se non che poco dopo esser stato battezzato Hasting iniziò a sentirsi male: un gran imbarazzo prese il vescovo e gli uomini della piana, dato che Hasting era un uomo forte e nel cuore degli anni e in quei giorni aveva posato i suoi occhi azzurri anche su taluna delle autoctone, così pure le donne ne erano molto dispiaciute che si sentisse tanto male.
Mentre lui si consumava sul suo letto di sofferenze, protetto dai più fidi tra i suoi guerrieri, un po'più defilata una parte della sua compagine si diede a perlustrare i dintorni. Il clima gli piaceva,a quei pirati venuti dal Nord, quantunque i contadini si lamentassero che febbraio era il mese più freddo dell'anno. Qualcuno di loro assaggiò una cosa sconosciuta, una cosa che proprio in tutta la Danimarca non si poteva assaggiare: l'olio d'oliva.
Qualche altro invece si spaventò quando si vide passare innanzi le pecore. Tutte nere. Lì per lì pensò a qualche oscuro presagio, poi ebbe modo di capire che erano l'unico tipo di pecore presenti nella zona e se il loro formaggio era buonissimo, tutto sommato, sebbene nere, erano pecore come le altre. E anche le donne della piana, ritrovandosi intorno quei vichinghi dai baffi biondi e con gli occhi azzurri, come non ne avevano mai visti di quei colori, di lì a poco capirono che erano uomini come tutti gli altri.
Se non che la morte di Hasting obbligò tutti i suoi uomini a metter fine a quella piacevole vacanza e nella piana corse un pensiero comune: "mo lu chi i è mort'! mo com'a facian?".
Si, perchè essendo Hasting battezzato ora toccava fargli le esequie da cristiano! Anzi, riferirono i suoi emissari che l'ultima volontà del defunto richiedeva niente meno che un funerale officiato dal vescovo in persona, per di più dentro la basilica di Luna! Hai capito Hasting? che in cambio però avrebbe lasciato in eredità ai miei concittadini tutti i suoi beni conseguiti in una rispettabile vita da pirata. La perplessità fu generale, certo che beccarsi tutto quell'oro, quei beni preziosi, in cambio di un funerale in basilica non era cosa da poco!
Solo Titina cercò di avvertire i suoi concittadini dell'inopportunità di concedere la loro bella basilica, lei che era pure un po'istruita, anzi forse pure più istruita del vescovo e esclamò "timeo Danaos et dona ferentes", ma nessuno la capì, nemmeno il vescovo. E diffidava Titina di quelli che venivano da fuori, perchè tanti, ma proprio tanti anni fa, gliel'aveva raccontato sua nonna, che l'aveva saputo a sua volta dalla sua nonna, erano arrivati nella piana i barbari della Pannonia e si erano lasciati dietro una scia di sangue e violenze. "Lo sapete" gridò Titina nel corso di quell' infervorata assemblea " perchè non abbiamo più le mura a difesa della città? Perchè furono altri uomini, venuti dal Nord ad obbligare i nostri antenati a demolirle!" e continuò "Lo sapete cosa ha fatto Rotari alla nostra gente? è vero che lo sapete?".
Lo sapevano si, ma gli scocciava un po'dar retta a una donna.
E allora con un moto di disperazione supplicò i suoi :" Che autorità abbiamo noi per concedere la nostra basilica a uno straniero? Dobbiamo avere l'autorizzazione del papa! mandiamo un'ambasciata a Roma!".
Ma era consapevole che la cosa era troppo complicata, con un morto lì in attesa e poi avanzare una richiesta al papa di Roma per una questioncella di periferia, suvvia! Ammesso che poi ci fosse un papa in carica in quel momento, che magari è come ai nostri giorni quando aspetti qualcosa dal ministro e invece ti ritrovi senza governo e devi aspettare le elezioni.
E poi cosa sarà mai concedere in prestito la basilica per un'ora, in cambio di tutti quei tesori?
Il vescovo ne ebbe abbastanza e pensò che la faccenda la poteva risolvere lui e si apprestò a fare il funerale dentro la basilica.
E venne il giorno del funerale, con i vichinghi schierati, con le armi in bella mostra, a rendere omaggio ad Hasting, perchè si sa che il funerale d'un uomo d'armi, quantunque pirata, richiede un bello sfoggio di lance, pugnali, spade...
E fu così, narrano le cronache, ad un certo punto Hasting, il morto...che non era morto, si tirò sù e tagliò la testa al vescovo! che divenne poi San Ceccardo di Carrara. E i suoi uomini, dentro la basilica, armati, fecero man bassa di beni e i persone. I vichinghi se ne ripartirono lasciando dietro di se la solita scia di sangue, violenze e rapine che avevano fatto a loro tempo i Longobardi di Rotari. E prima di loro i Goti di Alarico.
Titina pensò che i suoi concittadini erano proprio incorreggibili, non sapevano imparare dalla Storia e così ogni tanto sarebbe sempre capitato dalle sue parti un furbo venuto da fuori a fregarli con la prospettiva di migliorare le loro condizioni di vita e di lavoro.Perfino ad appioppargli una biglietteria automatica. E chissà ci sarebbe stata sempre qualcuna come lei a gridare che li stavano fregando, ma in quanto donna sarebbe comunque rimasta inascoltata.
Hasting proseguì le sue scorrerie in nave annoverando ora tra i suoi beni anche alcuni piccoli tesori sottratti al vescovo di Luna, ma per lo più le sue navi ripartirono con un cospicuo carico d'olio d'oliva di San Martino e botti piene di vino di Candia.
Eppure non si dava pace, che scappando da quella giornata di violenze le sue navi erano partite lasciando a terra un gruppetto di uomini. Si consolò in seguito,del resto non erano i più crudeli e i più falsi quelli lasciati laggiù nella piana, ma chissà che fine potevano aver fatto?
Io lo so. Perchè ho tanti parenti e amici, in Battilana , a Nicola e a Castelnuovo che hanno gli occhi azzurri.

A cosa pensi Bino?



Si, abbiamo tanto lavoro da fare!

ho visto una fatina!

Nani tutelari


Attesi in aprile: giacinti e peonie


Fenotipo apuano: Gigi Buffon



Zona d'origine: Marina di Carrara (MS)
Più frequenti nel carrarese, rarissimi nello spezzino, gli esemplari in questione già si distinguevano per essere i più promettenti e i più simpatici del liceo. Solo che prendevano una corriera diversa dalla vostra e anche all'epoca non li vedevate mai.
Per una serie di circostanze inerenti il karma le vostre strade non si incroceranno mai. Tranne una sera in cui, bianchiccie e smunte dopo una settimana d'influenza, con un look stile "strega dell'inverno", oserete mettere il naso fuori casa. E allora lo incontrerete vostro malgrado e lui farà un mucchio di coccole alla vostra cagnolina, che beata lei invece è sempre perfetta e vi farà pure un mucchio di domande sui cani, mentre voi, riottose per la vergogna risponderete con bruschi monosillabi. Inevitabilmente penserà che forse siete acida, di sicuro mezza scema.

Fenotipo apuano: Dario Vergassola



Zona d'origine: La Spezia.
Lo incontrerete ovunque. Non avrete scampo. Dall'asilo in poi ve ne troverete sempre qualcuno accanto, perchè ne circolano un numero imprecisato di esemplari, rappresenta purtroppo, tra lo sconforto generale (femminile) la tipologia più diffusa. Ordinariamente, se non gliela date, dirà in giro che siete voi ad avere problemi, manca infatti di un minimo di autocritica . Al contrario, in alcuni esemplari,purtroppo oggi sempre più rari, permane ancora la migliore peculiarità ligure apuana: l'autoironia.

Fenotipo apuano: Sandro Bondi


Zona d'origine: Fivizzano(MS).
Gli esemplari in questione sono piuttosto diffusi in tutta la Lunigiana. Fino ai 30-35 anni non si riesce a individuarli con facilità e possono avere perfino, incredibile a dirsi, un aspetto anche gradevole. Al liceo possono essere anche carini. Poi li rincontrate dopo 15 anni, hanno già avuto un paio di mogli e sono così ingrassati che hanno messo su 4 pance, logorati nella ricerca disperata di mantenersi una poltrona nell'irrequieta vita politica di provincia. Stanno sempre al centro perchè gli sembra il posto migliore per aggrapparsi a destra o a sinistra. Avranno perso anche tutti i capelli, però gli è cresciuto un bel pelo sullo stomaco. Quelli nella mia generazione non hanno l'acume di chi li ha preceduti, tronfi d'ambizione rischiano passi falsi. Come quel leader studentesco dei miei anni liceali, che allevato e coccolato nel pollaio del PCI, pensò bene di spiccare il volo verso i lidi craxiani. Di lì a poco scoppiò "tangentopoli".

Fenotipo apuano :Lorenzo Ciompi


Zona d'origine: Isola di Ortonovo (SP)
Esemplare rarissimo, per aspetto aristocratico e temperamento algido, costituisce tra gli apuani l'eccezione che conferma la regola. I contatti con gli autoctoni risalgono ai tempi dell'infanzia, da allora nessuno l'ha più visto dalle nostre parti, a parte quella volta che è capitato dove lavoro io, ma io non c'ero e c'era invece, puntualmente, la Catia.

foto tratta dal web

20 febbraio 2008

Genetica platonica

Dal Fedro: incipit del primo discorso di Socrate sull'amore.

"Venite, o Muse dalla dolce voce, sia che abbiate questa denominazione per la specie del vostro canto, sia che l'abbiate per la musicale stirpe dei Liguri...."

nelle note al testo G. Reale rileva che dei Liguri si diceva che cantassero anche in guerra, tanto amavano la musica.
Praticamente il Festival di Sanremo è una cosa un po'genetica...

GeNaomi

Ennesima intervista a Naomi, con cui ho una cosa importante in comune, cioè l'età.
Il giornalista le chiede "Come fa a mantenersi così?"
e lei, impietosa: "Lo devo ai miei geni." Ma lascia aperta una minima speranza "Bevo tantissima acqua..."
Beh, l'acqua la possiamo bere tutte, no?

Genetica dolce

La genetica giustifica taluni tratti peculiari degli individui.
Praticamente se io dopo pranzo avverto un irrefrenabile bisogno di mangiare un biscotto/dolcetto/cioccolatino, è colpa di mia zia Alda

Il lavatoio di Vinca

A Vinca c'era un lavatoio. C'era anche un artigiano che faceva i bastoni, piegando il legno con il calore del fuoco, un altro che con le radici degli alberi, ripulite e pennellate di copale faceva bellissime e originali sculture. E una signora che faceva deliziose occhette (anatre?) in miniatura all'uncinetto, adoperando fili dai colori vivaci, come il celeste e l'arancio. Io imparai a farmi i cappelli da squaw con le foglie di castagno.
Non andavo ancora alle elementari e passai la mia vacanza là con la mia famiglia, i miei zii e i miei adorati cugini Gianni e Paolo.
Andavo al lavatoio ed era come un gioco, sotto il sole estivo. C'erano tante donne al lavatoio e l'acqua era bianca dal sapone. La gogna che ti faceva andare di bocca in bocca, era farsi scivolare il sapone giù, dentro il vascone, ma le donne si erano attrezzate con un bastone munito di un chiodo sulla punta e così cerca e ricerca, a tentoni nell'acqua bianca, magari il sapone lo ritrovavi.
Non aveva credo nessuna peculiarità il lavatoio, me lo ricordo di cemento, un po'sciupato in alcuni punti forse, ma non l'ho mai più dimenticato.
Tante volte mi è venuta voglia di tornare a Vinca, ma non so perchè c'è stato sempre qualcos'altro da fare. Fino allo scorso anno, ed è stato un caso. Accompagnavo il mio amico Hubertus in giro per il Comune di Fivizzano e quando ho visto il cartello che segnalava Vinca, sono diventata incontenibile "Si! andiamo a Vinca! andiamo a Vinca!".
E così andammo a Vinca e Hubertus guidò a lungo nel cuore del parco delle Apuane, fino a che arrivammo e per prima cosa vidi un cassone enorme di cemento, una cosa che non so spiegare, ma quello non era il mio lavatoio! O si?
E Hubertus proseguì per andare a parcheggiare sotto i castagni, a margine della strada, praticamente all'imbocco dell'abitato. E così debuttammo a Vinca, lui così palesemente tedesco,di Monaco, con quella macchina d'epoca, l'antenata della Duetto e io con i tacchi alti e un vestitino a fiori, piuttosto italica direi. Ai lati della strada, sotto i castagni, vecchie sedie comunitarie ad uso di chi volesse prendere un po'il fresco e vedere chi passa. E ci guardavano tutti.
Io avanzai verso una signora anziana, seduta sullo scalino di casa e le chiesi del lavatoio, cioè se quella bruttura che avevo visto era il mio lavatoio. E lei attaccò a inveire contro il nuovo lavatoio, se non che io rincarai la dose e anche per rassicurarla che io non ero una "furesta" mi feci riconoscere esclamando nella nostra lingua ligure apuana:"quand'a ni nè, a ni nè!".
Con gli occhi di tutti addosso, iniziammo a girare il paese di Vinca, Hubertus per la verità molto controvoglia, lui che ama l'Italia dai tratti rassicuranti e gozzaniani, i caffè, le dimore patrizie, i cipressi, si sentiva a disagio in mezzo a quegli sguardi che per lui erano selvatici e ostili. Gli feci un breve cenno ad un clamoroso eccidio compiuto dai tedeschi proprio a Vinca durante la seconda guerra mondiale, quasi a giustificazione di quell'atmosfera sfavorevole che lui avvertiva e lui mi rispose "ma lo sanno questi che la guerra che è finita da un po'?", ma io ero troppo presa dalla voglia di perlustrare il paesino dei miei ricordi, arrampicata sui tacchi e me lo trascinai dietro su e giù per i sentieri fatti a scalette.
E rividi la casa dove ero stata un tempo e pure le scale dove sedeva la signora che faceva le occhette all'uncinetto. Mentre Hubertus, che pure è uno che ha viaggiato nei luoghi più remoti del mondo, diceva che gente così selvatica non l'aveva mai incontrata. E io invece era come se fossi tornata a casa, nel grembo più intimo e incontaminato della Grande Madre Apua. E tanto il mio amico era infastidito, quanto io ero come inebriata.
E arrivammo al lavatoio. Tre donne anziane sedute sullo scalino lì accanto. E ci girai intorno, lo toccai, ma non era più il mio lavatoio. Era un cassone dove l'acqua avanzava verso il bordo. Come si faceva a lavare i panni lì dentro? Non c'era l'acqua bianca che ricordavo io, ma un' acqua quasi ferma, quasi morta, quasi marrone. Nessuno lavava più i panni lì dentro!
Attaccato al muro un pannello a descrizione della sapiente opera di restauro del lavatoio finanziata, mi pare con fondi comunitari.
Ero sgomenta. Cercai conforto con dalle tre signore anziane; mi dissero che l'affare non drenava bene, insomma l'acqua non scorreva via "e tocrì usar l'architeto chi l'ha fat'per stappar' 'l buc'" insomma pure loro erano molto arrabbiate.
Al ritorno, in auto, passammo innanzi a un cippo che segnalava che nei secoli, si erano arrampicati fin là a far danni i Romani prima, poi i Saraceni, poi i nazisti.
Nemmeno nel cuore delle Apuane si può star tranquilli.
Povera Vinca, povero il mio lavatoio!

19 febbraio 2008

Una volta lì c'era il bar Mario...

...l'han tirato giù tanti anni fa. E c'era sua mamma Lina, una signora anziana, magrissima e che quando arrivava una telefonata per qualcuno, dato che il telefono domestico era rarissimo,usciva fuori e si metteva a gridare il cognome. Del resto la privacy non era considerata un bene da custodire e anzi c'era molta vita comunitaria.
Si andava a far la spesa "in cooperativa", cioè alla Coop e la commessa faceva i conti a mano.Si chiamava Rina e me la ricordo, bionda, ricciola, un po'grassoccia, eternamente "signorina". Quando doveva togliere la mortadella dall'affettatrice faceva l'appello a chi ne volesse ancora, così che dopo, se uno si ricordava che voleva la mortadella era meglio se ne stesse zitto e pigliasse il prosciutto, perchè lei era capace di farti una di quelle parti...
I biscotti che si comperavano alla coop erano in genere le marie o i savoiardi. La nutella era un bene prezioso da centellinare, così che mio fratello ed io andavamo volentieri a far merenda da nostra cugina Silvia, figlia unica e inappetente i cui genitori cercavano di sforzare proponendogli merende più invitanti, rispetto al pane-olio-e-sale che toccava puntualmente a noi.
Il capo della Coop passava ogni tanto, era una figura di una certa autorevolezza, ovviamente e lo chiamavano Lucianon.
Accanto alla bottega c'era "il macello", cioè la macelleria dei miei nonni Elia e Nandino. Mio nonno andava al mercato di Modena a scegliersi le bestie, litigava un paio d'ore, se ne andava, "il sensalo" lo faceva tornare, che senza "il sensalo" pare non si potesse far niente e una volta siglato l'accordo con una stretta di mano, non si poteva tornare indietro.
La verdura la vendeva un negozio lì vicino, accanto alla pettinatrice.Oltre il negozio di mobili.
Dietro l'angolo, la merceria della Anna. Il latte lo andavamo a comperare di sera, portandoci la bottiglia da casa,da dei contadini che avevano le mucche, e avevano pure un cognome, ma tutti li chiamavano "i massesi", onde rimarcarne la provenienza extraortonovese.
La frutta invece la vendeva a cassette un contadino che si chiamava Nello.
Ogni tanto passavano l'arrotino e il fioraio che gridava "Donne! donne! c'è il fioraio!"
Fumavano quasi tutti solo le ms. Anche le donne.
Non è solo nostalgia della mia infanzia, è il senso di essere stati fregati, soprattutto e non solo, anche economicamente. Intanto non c'è più quel tessuto di luoghi quotidiani in cui incontrarsi, è rimasta giusto la Coop.
Quando i piccoli negozi uno dopo l'altro hanno iniziato a chiudere, ma non abbiamo risparmiato di più, e di sicuro non abbiamo acquistato prodotti migliori, nel caso ci siamo fatti lusingare da tante cose superflue e ora che guardiamo ridendoci sopra le vecchie pubblicità di quel tempo e pensiamo che una volta eravamo proprio ingenui...
Come se fossimo stati furbi invece a passare dal latte dei massesi a quello della Parmalat!

18 febbraio 2008

...come il marmo di Carrara...

Io motivo tutto con la pulizia etnica che i Romani in tarda età repubblicana, hanno perpetrato ai danni della mia gente; penso che una tale crudeltà segni irreparabilmente la fisionomia di un popolo, al punto tale che nei 2000 anni successivi non siamo stati in grado di riprenderci e abbiamo quasi sempre subito, restando personaggi minori nel palcoscenico della Storia.
Pare che Napoleone avesse origini sarzanesi, ma a Stadano che se va bene è a 20 km da qua, rivendicano la medesima cosa e sulla segnaletica stradale c'è scritto pure Stadano-Bonaparte , quantunque io presumo che sui libri di scuola si continui a scrivere che Napoleone era originario della Corsica. Se poi tra corsi e liguri apuani c'è qualche affinità possiamo aprire il dibattito, ma un prof. di storia all'università mi diceva che siamo più prossimi ai baschi.
A parte due Papi e un paio di vincitori del Festival di Sanremo, per il resto siamo rimasti nelle retrovie in attesa dei Grandi che passassero di qua e ci degnassero della loro attenzione, oltre a essere presi dalla loro urgenza personale del momento.
Così l'immenso Michelangelo, che veniva a Carrara a scegliersi il marmo. Ora c'è da immaginarselo Michelangelo, che secondo me non gli andava mai bene niente, fissato com'era,avrà sempre avuto da brontolare, che questo blocco non va, che quest'altro nemmeno, tanto che i cavatori, leggo su un libro di storia indigena, l'avevano soprannominato "chiasson".
Beh, sul libro c'è scritto così, ma io, che ho un background carrarino di tutto rispetto, mia madre fa pure Menconi di cognome, che più carrarino di Menconi non ce n'è, questo appellativo non l'ho mai sentito! Non esiste in carrarino! Se Michelangelo faceva le bizze i cavatori di lui avranno detto, mi pare pacifico, che "iè un rompicoion!"
Si facevano un mazzo così i cavatori a portar giù i blocchi, a fare la lizzatura, insomma un po'di rispetto, anche se sei Michelangelo, che la lizzatura era pericolosissima, che di marmo si muore ancora oggi, figuriamoci allora quando i blocchi li facevano scorrere sopra una serie di travi in legno, imbragati da corde, bastava una piccola distrazione ed erano guai seri.
Per corretta ricostruzione storica devo supporre allora, conoscendo i carrarini,che ad un certo punto il capo lizza ha agguantato Michelangelo e quindi avvertito "nè ninon',sta calm, che se no chi a ven giù nicò! se t'va ben, i'è cusci, se no, va a ca toa!". Poi per tranquillizzarlo che quello era solo un avvertimento, gli avranno fatto bere un po'di vino di Candia.
Io lo so, vengono tutti un po'a comandarci, a darci disposizioni, a dirci che viviamo fuori dal mondo, soprattutto quelli di Genova che ci amministrano con quel piglio da luogotenenti dell'Impero. Ancora oggi. Perchè noi siam sempre provincia di periferia. Di Liguria e Toscana.
Oppure quelli e sono tanti, in cui m'imbatto io, che sono in vacanza qua e anche se sono in vacanza però sempre hanno sempre quella fissa di parlare di "lavoro", "produzione", "sviluppo", e dopo un po'che sono in giro per la piana e s'imbattono nelle pecore, nei filari di vigne, nei pensionati che tornano a casa dall'orto in ape,il bianco delle Apuane da una parte, il mare dall'altra, si lasciano andare, si distendono e mi dicono con una punta di malinconia "voi non vi rendete conto delle cose belle che avete qui!" e io non posso che rispondere :"certo che ce ne rendiamo conto! non siamo mica scemi!".

Pensieri oziosi di un'oziosa

Io PERDO spesso

le chiavi
le matite
i guanti da giardinaggio
le forbici da giardinaggio
il cappello
il tempo
la tramontana
le tessere fedeltà
le occasioni propizie
le occasioni per starmene zitta


io TROVO spesso

gatti abbandonati
cani abbandonati
piante abbandonate
cause perse da perseguire
vasetti di plastica per seminare
giustificazioni per rimandare a domani quello che dovrei fare oggi
motivazioni quasi credibili per acquistare un paio di jeans che mi starebbero benissimo se pesassi 2 kg in meno

Il borgo di Vinca...di cui parlerò un' altra volta!

Vinca è un borgo che sorge nel parco delle Apuane e appartiene al Comune di Fivizzano (MS). Per la cronaca di questo Comune, fu sindaco Bondi quando ancora militava nelle file del Partito Comunista Italiano.
Che poi a cercare in rete delle cose su Bondi escono fuori delle notizie sorprendenti. Ad esempio che Bondi si è laureato a Pisa. E ha fatto una tesi di laurea su un filosofo agostiniano. Il che francamente è davvero imbarazzante, forse non dovrei neppure riportarla una notizia del genere, che va di sicuro a mio detrimento.
Ma la cosa più sorprendente che si legge nelle biografie bondiane riguarda la data di nascita.
Bondi è nato nel 1959! Cioè ha la stessa età di mio marito. Che pur essendo sarzanese (e bellissimo!) è nato anche lui a Fivizzano, come Bondi.
Non è che si sono sbagliati? o che hanno confuso le cose? che in clinica qualche infermiera distratta ha combinato un pasticcio, uno scambio di nomi, che ne so,e mi ritrovo...AGH!... sposata con Bondi!!!

17 febbraio 2008

Se tu riguardi Luni...

O animal grazïoso e benigno
che visitando vai per l'aere perso
noi che tignemmo il mondo di sanguigno,
se fosse amico il re de l'universo,
noi pregheremmo lui de la tua pace,
poi c'hai pietà del nostro mal perverso.

Quando Dante venne in Val di Magra, tra gli autoctoni si diffuse una certa agitazione. Un po' come quella volta che dove lavoro io si sparse la notizia che sarebbe venuto il Ministro, anzi la Ministra e i nostri dirigenti fece arrivare ben 4 donne delle pulizie, io stessa pulii a fino molte finestre in quella circostanza, se non che la Ministra invece non venne e tirò innanzi fino a Sarzana.
Che siamo un po'sempre i soliti, noi liguri apuani, con il senso di essere inadeguati innanzi al "foresto" e poi quanti aspettavano lui, nel 1306, figuriamocelo un po'! Sapevano che era un fiorentino, un istruito, uno che viene dalla città, insomma più o meno come recita l'incipit dell'Odissea, uno che aveva viaggiato molto e aveva conosciuto l'indole di molte persone...
Quindi arrivò a Fosdinovo e piazzò le sue cose in una piccola stanzetta del castello e i padroni di casa, i marchesi Malaspina, erano tutti contenti di averlo con loro,sebbene lui fosse piuttosto triste per via dell'esilio.
Io ho idea che gli furono affidati due accompagnatori per condurlo a zonzo per la mia valle, uno giovane, robusto, dai modi un po'spicci, casomai ci fosse stato da redarguire qualcuno che avesse voluto fare lo spiritoso con il Poeta, che mica ci si poteva permettere di fare brutte figure con uno così, che poi dopo lo scriveva e restavamo sputtanati a imperitura memoria!
L'altro accompagnatore, secondo me, era un chierico anzianotto, uno di un certo spessore culturale, onde evitare di fare la figura degli ignoranti presso i posteri; voglio dire, ci voleva pur qualcuno che potesse rispondere alle curiosità del Poeta, circa la mia terra. E dunque i due lo portarono in giro.
Egli volle andare anche a Luna. Dove però non vide quasi niente, dal momento che la città era ancora tutta interrata e i suoi due accompagnatori stavano sulle spine a stare lì, in mezzo a quelle rovine antiche, perchè lì c'era ancora il rischio di prendersi la malaria e glielo dissero. Ma Dante lo sapeva già, purtroppo e si fece ancora più triste: proprio in quella piana malsana si era preso la malaria il suo amico/collega Guido, quando era stato esiliato a Sarzana. Gli mancava tanto il suo amico/collega.
E allora il suo accompagnatore istruito, un po'per lenire la tristezza ,gli raccontò di quella grande Babilonia che un tempo era la città di Luna, del marmo più bello del mondo che dal suo porto veniva imbarcato per ogni dove, di quell'anfiteatro, di cui loro potevano vedere solo un arco che spuntava. Lì dove un tempo era tutto un via vai di soldati, mercanti, puttane di lusso, direttori amministrativi, che in settemila addirittura trovavano posto a sedere lì, dentro all'anfiteatro.
E lui, il Poeta, che pur a suo modo, un po'inconsapevole, lui suo malgrado, era pur sempre un figlio di Sant'Agostino, come lo erano un po'tutti nel Medioevo, aristotelici d' ogni risma compresi, pensò alla vanitas mundi, alla città pagana ricca e bella e doverosamente andata in rovina, a fronte della Città Celeste. E pensò a Guido. E pensò alle cose che passano.
Che poi già Agostino si era chiesto: "ma perchè Dio ha aiutato tanto i Romani che erano pagani?!" Che Agostino ha questo vezzo di porsi domande a cui non si può rispondere:"Ma cosa faceva Dio prima di creare il mondo?" e poi si risponde da solo:"Va beh, noi non possiamo saperlo". E Dante stesso avvertì un po'di livore, perchè comunque anche in quella giornata grigia d'un autunno precoce, le poche mura rimaste, rivelava una ricchezza materiale che si percepiva ancora.
E tornarono al castello a Fosdinovo e nella sua stanza il Poeta ripensando alle cose che passano, agli amici che perdiamo, scrisse di Luna e la assunse come esempio di città morta. Ma io non so per quale motivo, forse perchè gli tornava meglio,ma vi cambiò nome e scrisse Luni.

«Se tu riguardi Luni ed Urbisaglia
come son ite, e come se ne vanno
dirietro ad esse Chiusi e Sinigallia

udir come le schiatte si disfanno
non ti parrà nuova cosa né forte,
poscia che le cittadi termine hanno.

Le vostre cose tutte hanno lor morte
sì come voi; ma celasi in alcuna
che dura molto, e le vite son corte».

E allora, da Dante in poi ogni pennivendolo, ogni scribacchino di terz'ordine che parla di Luni, ne parla come una città morta.
A parte il mio amico Franco Romanò che è un Poeta vero e dirige la rivista "Il Cavallo di Cavalcanti" e lui lo sa che le parole sono importanti e ha saputo cogliere la "divini gloria ruris" della Luni odierna e metterla in versi di serenità, memoria e attesa .
Ora ai tempi di Dante gli autoctoni la pensavano come lui, quindi non si fecero problemi per la nomea di città morta.
Del resto della Val di Magra il Poeta parlò poco, ma ne parlò decisamente meglio.
I suoi accompagnatori un giorno lo portarono fin sul Caprione, com'è noto, a Punta Corvo. Da lì secondo me presero quel sentiero che porta fino alla Gruzza ( località oggi detta "Amagama") e così Dante si affacciò sul Golfo (che non si chiamava ancora "Golfo dei Poeeti") e guardò le rocce che cadevano a strapiombo sul mare e respirò il profumo dei pini d'Aleppo, stropicciò tra le mani un ramoscello di lentisco e posò lo sguardo su quella distesa sterminata di mare e cielo.
E quella visione dell'Assoluto, che può pigliare a chiunque si affacci alla Gruzza, gli restituì nella sua finitudine umana, l'Infinito, l'Eterno . Si riconciliò con se stesso,con le scelte dolorose del passato, il suo impegno civile, prima che politico di adoperarsi per garantire la pace nella sua città. Si risollevò il Poeta, gli si placarono un poco i dubbi che tormentavano il suo esilio, quasi in modo più doloroso, che non l'essere lontano dagli affetti più cari.
E confidò tuttavia che tra le maglie di quell'Assoluto, intravisto lassù a la Gruzza, ci fosse un posto anche per Guido.
Girò la mia terra il Poeta e ne assaggiò i vini diversi e ne gustò i vari tipi d'olio su un pezzo di pane. Gli piacque più di ogni altro, quello che si produce ancora oggi sopra a una collina di San Martino. Gli piacque così tanto che avrebbe voluto magnificarlo quell'olio nei suoi versi e lo disse al contadino ortonovese il quale però non volle: "Se no i vegno tuti chi!".
Che erano poveri gli autoctoni, oltretutto vessati, da una parte c'era il vescovo di Luni, dall'altra i Malaspina di Fosdinovo, che erano in confllitto tra loro, per decidere chi dei due avesse il dominio su quelle povere anime liguri apuane. A chi andavano pagate le tasse, insomma.
Gente litigiosa,'sti liguri apuani, accidenti! Pure il vescovo di Luni, che per altro già da un secolo se ne era andato via da Luni ed era riparato a Castelnuovo Magra in collina, causa malaria, mentre il capitolo della diocesi se ne era andato a Sarzana. Ma come il vescovo da una parte, il capitolo della diocesi dall'altra, il tutto senza autorizzazione papale!
Gente refrattaria alle istituzioni i liguri apuani! Che veramente il vescovo l'aveva anche chiesta l'autorizzazione, ma il papa non gliela diede per una vecchia ruggine e allora lui stufo di aspettarla nel 1204 se l'era mollata da Luni, ma non era di certo andato a Sarzana, perchè i sarzanesi il vescovo di torno non lo volevano. Ne hanno pure ammazzato uno nel corso della loro storia. E così lassù a Castelnuovo, da più di un secolo si davano il cambio i vescovi di Luni, che di Luni conservavano solo il nome.
A chi venne l'idea non lo so, ma secondo me venne proprio a lui, che di politica se ne intendeva sicuramente più dei miei concittadini "duri atque agrestes". Fu questo, credo, il suo modo per ricambiare questa terra che l'aveva ospitato. Si Dante pensò :"C'è un conflitto?Volete la pace? E pace sia!". O forse furono invece proprio i miei concittadini, che magari proprio non hanno capito bene la levatura del personaggio che avevano davanti, liguri apuani com'erano, però qualcosa hanno intuito, quella luce l'hanno vista.
E fu così che Dante ci finì di mezzo. Ed era una bella giornata d'ottobre di quel 1306,sulle sponde del torrente Calcandola a Sarzana, cioè più o meno vicino a casa mia, quando lui, come uomo, entrò nella storia della Val di Magra, firmando un trattato di pace tra i marchesi Malaspina e i vescovo di Luni.
E così, in qualche misura, come firmatario di un trattato di pace, riparò anche al fatto di aver cantato Luni come una città morta e desolata.
Ma avere Dante come firmatario di pace, nella propria tradizione, non è cosa da tutti, perchè Dante è il Poeta della Pace. Quella interiore a cui anela l'uomo che si smarrisce "nel mezzo del cammin...", quella pace politica che Dante ha cercato, per cui si è adoperato, che tanto gli è costata. E quella pace cosmica che si articola e culmina nell'impianto della sua opera più grandiosa,a cui devo dire, un certo contributo l'ha dato senza dubbio, quel passaggio per la Gruzza.


Alla fine i sarzanesi, volenti o nolenti si beccarono il vescovo. Ebbero pure un loro papa, Nicolo V, al secolo Tommaso Parentuccelli, al quale è intitolato oggi uno dei due licei classici che abbiamo fatto io e la Ele. Sistemò un po'le cose, cancellò Luni come diocesi e al suo posto nominò Sarzana. Se non che poi toccò ai sarzanesi perdere definitivamente il vescovo, quando durante il ventennio fascista la sede vescovile fu portata a La Spezia, città che si è sviluppata nel medesimo periodo e ne porta ancora la fisionomia urbana.
C'è anche chi dice che fu una sorta di punizione quella di togliergli la diocesi ai sanzanesi, perchè, ovviamente liguri apuani, quando il 21 luglio 1921 gli arrivò in stazione una colonna di 600 fascisti, i carabinieri e la popolazione li rispedirono al mittente, anche con l'ausilio di forconi e penati.
E così oggi il vescovo è a La Spezia, a in compenso Sarzana che è una cittadina bellissima c'è la movida, e la chiamano anche "la piccola Atene". Però come incarico onorifico è ancora in vigore il titolo di "arcivescovo di Luni", del resto è una diocesi antichissima, dato che San Eutichiano, eletto papa nel 275, ben prima dunque che Costantino facesse, come ha detto Dante "la sua conversion", era di Luni.
Non so se mi spiego: San Eutichiano di Luni e Nicolò V di Sanzana, ovvero, due papi in 6 km! Che noi non siamo mica tantissimi da queste parti, voglio dire, è una bella media.
Che dici "non c'è due senza tre" e io quasi quasi confidavo che l'arcivescovo di Luni avanzasse di grado...
Si chiama Edward Novak, l'arcivescovo di Luni. Polacco. Ha questo titolo e chissà quanti altri.
Che io non lo so se lui lo sa, c'è un corso curioso e bello della Storia, da Dante che ha firmato la pace dei Vescovi di Luni a lui, che invece ha firmato un altro documento, insieme a Ruini (che non è che incontri invece proprio le mie simpatie), ossia la richiesta di beatificazione per Giovanni Paolo II. Quindi da Dante, al papa che ci ha lasciati tre anni fa, il nome di Luni incontra e si accompagna, almeno sulle carte, a due grandi uomini di pace.
E come diceva la mia professoressa d'italiano del liceo "Non vi fidate mai, di chi non ama Dante!"


n.d.r. la città gemella di Luni nei versi di Dante, Urbisaglia, merita assolutamente di essere visitata, per molte ragione, ma soprattutto perchè da quelle parti producono vini eccellenti e una ricotta salata che è uno spettacolo

di Franco Romanò ho il link http://www.bloggers.it/zeppo1947 a destra dello schermo(alle volte non funziona), se volete la poesia su Luni potete chiederla a lui, io non posso scriverla qua per motivi di copyright, ma via anticipo che parla anche "della giovane vestale..."

Chi costruì Tebe dalle sette porte?

Leggevo stamani su La Nazione che a Sarzana devono dare il nome ad una piazza. Sono state avanzate tre proposte da altrettante associazioni/partiti: chi ha proposto di intitolare la piazza a Fabrizio De André, che onestamente non so se bazzicasse da queste parti, salva semper omni reverentia. Chi ha suggerito di intitolarla a Rosa Luxemburg , con la motivazione più che legittima che non c'è una via, una piazza a Sarzana che porti il nome di una donna! Certo che proprio Rosa Luxemburg! Voglio dire, qualcosa di un po'più attuale/originale, no? Una terza compagine ha proposto invece di intitolare la piazza a Bettino Craxi.
Cioè se proprio dobbiamo andare a prendere in prestito un nome che viene da fuori, lo fa osservare pure il trafiletto del giornale, la scelta è lunghissima. Dobbiamo per forza ricorrere ai soliti nomi di gente che titoli ne ha conseguiti fin troppi? Un po'di fantasia!
Allora se proprio vogliamo ricorrere all'importazione perchè non intitolare una piazza a Laureta, giovane ragazza albanese che sui nostri viali ha incontrato la morte a soli 21 anni, come simbolo delle donne vittime della prostituzione? O possibile che tra tanti morti di lavoro nella Provincia di La Spezia, tra segherie di marmo e container del porto, non ce ne sia uno che vanti ascendenze sarzanesi?
Eppure io un nome sarzanese l'avrei anche. Si chiamava Linda ed è mancata il 4 novembre del 2005 appena 2 mesi e poi avrebbe compiuto 100 anni. Sono sicura che sia morta solo perchè l'avesse deciso lei stessa. Il medico lo vedeva una volta all'anno, giusto per il vaccino antinfluenzale e lui faceva un po'di scena e le misurava la pressione.
Un carattere di quelli che piegano il ferro e lo rigirano, come era vanto dei fabbri sarzanesi di un tempo.
Ha fatto la staffetta partigiana. Lo è stata,almeno credo, per senso del dovere, non credo mossa tanto dall'ideologia, se non dal fatto che in quel momento sapeva che quello era il suo contributo alla guerra di liberazione.
Mi ha raccontato alcuni episodi, come se fossero cronache di vita altrui, senza infervorarsi nelle emozioni della paura o dell'orgoglio. Lo ha fatto anche perchè aveva un'intelligenza che le ha consentito di farlo tenendo testa ai gerarchi fascisti e ai tedeschi. Gliela faceva sotto il naso.
Finita la guerra è tornata alla sua vita di sempre, fatta di duro lavoro, certo,ma anche di canti, di balli e ogni ha fatto anche qualche viaggetto "Almeno ho visto un po' il mondo", mi ha detto.
E ha seminato pure migliaia e migliaia e migliaia di piantine.

16 febbraio 2008

Deriva semantica

In Battilana (si "in", no "a") c'è un terreno per lo più a vigne che si chiama Camp'al lup'. Non ho mai chiesto a mio nonno Nandino perchè quel suo terreno si chiamasse così: come la scrivente infatti, mio nonno amava i preamboli e i volti pindarci, con tanto di digressioni che spaziavano dalla guerra d'Africa, ai vantaggi del socialismo reale, quindi in linea di massima, in un modo che riconosco codardo, un po'tutti evitavamo di fargli domande impegnative.
Mi sembra plausibile che il Camp'al lup'si chiamasse così perchè un tempo, laggiù, a circa 500 m da casa dei miei nonni, qualcuno si fosse imbattuto nell'animale in questione.
E forse in quella circostanza è nato quel proverbio battilanese che sta a indicare quando uno si è preso un bello spavento, se l'è scampata, insomma si dice :T'HA VIST'LA POTA AL LUP .

La Storia siamo noi

Quanto i Romani arrivarono nel porto della Luna, i liguri apuani ebbero un brutto presentimento, intuirono cioè quella loro vita faticosa, ma impagabile nella sua libertà, sarebbe finita per sempre. Gli sarebbe rimasto, è vero, un posto fantastico in cui vivere, ma da lì in poi, non si sarebbero più scrollati dal groppone, questo o quel dominio.
Va detto che sulle prime i liguri apuani che erano un po'sempliciotti o meglio "duri atque agrestes" cercarono di assumere dei toni urbani e li stettero pure a sentire, poi quando capirono che i Romani avevano intenzione di esportare le loro insegne repubblicane da quelle parti, risposero nell'unico modo che conoscevano, ossia li presero a grotonate. E in un giorno rovinoso per gli invasori ne lasciarono circa 4000 sul campo.
La guerra tra Roma e i liguri apuani fu molto lunga e sanguinosa; la mia gente difendeva a buon diritto la sua terra, il proprio stile di vita, che si che erano poverissimi e campavano di legname e pastorizia, giusto per potersi comperare dagli Etruschi l'unica ricchezza che si possono permettere i poveri, le urne cinerarie per i loro defunti.
Resistettero a lungo i liguri apuani, che avevano un regime tribale e chissà forse come poteva accadere nelle tribù (Tacito l'ha narrato come uno scandalo) ogni tanto anche una donna poteva diventare il capo, perchè del resto diceva Strabone tra di loro "le donne erano forti come uomini e gli uomini erano forti come bestie", dato per cavar qualcosa di che vivere, storicamente le donne liguri si sono sempre fatte un gran mazzo al pari dei loro compagni. (Ed lo so io che è vero, perchè il primo lavoro che ho fatto dopo la laurea è stato quello di boscaiola e me lo sono tenuto pure bene stretto per più di due anni).
Ma poi Roma vinse. Vinse perchè applicò quella che noi oggi chiamiamo pulizia etnica e i soldati passarono a fil di spada la mia gente, diedero fuoco ai loro miseri granai, gli tagliarono al ciocco le vigne, li stanarono con il fuoco, come si fa con le bestie più perniciose, da quei poveri tuguri in cui vivevano, qualcosa di più simile alle tane, che a delle abitazioni. E li deportarono. Li presero a più mandate, per un totale di circa 40000 anime e li spinsero con la violenza a lasciare quella terra che per loro era davvero madre. Li portarono dunque nel Sannio, dall'altra parte d'Italia, perchè tanto con Roma era così, o ubbidivi, come hanno fatto i liguri di Genova, oppure ti stroncava.
Qualcuno è rimasto, qualcuno che è scappato a rotta di collo, a piedi nudi, nel promontorio del Caprione e le lo hanno soccorso menadi dei "cavanei". O qualche donna, magari manco bella, che però la disperazione ha reso così scaltra da imbelinare qualche soldato romano.
Così è rimasto questo nostro modo di parlare, quest'affinità pre-romana nel nostro linguaggio, come disse Guccini quando nel 1999 fece una conferenza da queste parti e pure un accento, che non è toscano e non è ligure (se con Liguria identifichiamo Genova) e a me che son là nella piana, da quelli che vengono da fuori, mi vengono puntualmente attribuite origini sarde.
E quando mi dicono che noi, a confine tra Liguria e Toscana siamo "misti", io con fermezza e orgoglio rispondo "no, siamo proprio ALTRI!"

Responsibilities



Nei versi di Responsabilities, William Yeats, rivolgendosi ai suoi antenati scrisse:
Perdonatemi se per amore di una passione sterile,
sebbene io sia arrivato vicino ai quarantanove anni,
non abbia nessun figlio, non abbia che un libro
nulla di più per comprovare il vostro sangue e il mio.


Io ho molto affetto per i miei parenti, soprattutto verso quelli che non ho mai conosciuto.
Mio zio Sandro, alias frate Maurilio, dice che ne avevamo pure uno che era vescovo al concilio di Trento. Ora mi sembra assodato che da allora la famiglia ebbe una serie di rovesci di fortuna, giacché l'unico esponente religioso che vantiamo allo stato attuale è appunto frate Maurilio, che da un po'ha passato l'ottantina e per tante cose deve ancora rivolgersi ai suoi "superiori". "Ma come a più di 80 anni zione hai ancora i superiori?" cioè a quell'età uno dovrebbe un po'comandare, ma mio zio è stato una vita in Africa e carriera non si fa tra i poverelli, si fa stando a Roma.
Quanto al vescovo, ora me lo immagino lui, ligure apuano, al Concilio di Trento, che magari tutti gli altri vescovi importanti si conoscevano tra loro, e lui ne avrà conosciuti giusto un paio e magari lì in mezzo a quel folto vescovile, cercava di rassicurarsi incontrando i volti familiari, un po'come quando io vado agli incontri del sindacato, solo che io ci posso andare con una borsa di Cavalli che è uno spettacolo e mi da un certo tono. Lui cosa si sarà portato?
E allora lavorarono un mucchio al concilio di Trento, magari si divisero per gruppi e lui restò lì e non sapeva cosa fare, in che compagine piazzarsi, che non conosceva nessuno e fino a che un'anima benevola gli disse "Vatti a sedere con quelli lì! Loro parlano di una cosa importante, puoi lavorare con loro, discutono di peccato originale!". E il mio vescovo ligure apuano, un po'incerto, acconsentì e si piazzò in mezzo a quella discussione dove c'era uno spagnolo tale Domingo de Soto, un dominicano che stava tenendo banco. Lo spagnolo era infervorato nella quaestio e ce l'aveva in modo particolare verso un frate agostiniano del XIV secolo, tale Gregorio da Rimini, a suo dire "tortor infantium" perchè aveva difeso la necessità del battesimo con argomenti crudelissimi.
Non è che gli si potesse dar contro, Gregorio diceva che chi muore senza battesimo, infanti compresi, brucia e va all'inferno. Altro che limbo! proprio all'inferno. Che poi va detto, tutto ciò perchè Gregorio era fissato con la grazia divina, che senza la grazia non si va da nessuna parte. E allora il mio vescovo ligure apuano fu molto turbato: ma come si fa a difendere una posizione del genere? ma che cattivo 'sto Gregorio! Ma come hanno fatto a farlo beato uno così?Anche se detto tra noi gli scocciava che il dominicano spagnolo venisse a parlar male, proprio al concilio di Trento, di un frate italiano. Ma lui non sapeva che pesci prendere, ligure apuano com'era. E voleva mettersi un po'lì per bene a studiare con calma la questione,ma nel frattempo il concilio di Trento, che pur era durato 30 anni finì e lui se ne tornò a casa. Però era un ligure apuano, come ho già detto, quindi uno di quelli che quando si mettono una cosa in testa, ci si fissano e non la mollano più.
Te la lasciano anche come un'eredità genetica.

15 febbraio 2008

Teotium



Dighe de sci, dighe de no, ma noi aultri a Sarzana a dis(z)en cuscì :
oh che FADIGA!


p.s. non è un leone, è Teo, il gatto della Sonia!

"Aprile...

...è il più crudele dei mesi" diceva Eliot in "Terra desolata": io non sono propriamente d'accordo, secondo me ci son mesi ben peggiori, ma poi vai a sapere alle volte, una sia aspetta un inverno stile "Lisetta la pigra leprotta" o un'estate da baccante d'Asia e invece accade esattamente il contrario.
Come con il clima, che ci sarà pure un mutamento epocale in corso, ma non posso dire "fermate il mondo, voglio scendere!" e allora se febbraio regala giornate di sole dolcissime, come quella di oggi godiamocele un po'con serenità!
Va beh, ho l'influenza, ma non sono moribonda! e allora ho fatto un giro in giardino e ho visto il vaso di giacinti azzurrini abbandonato a se stesso dallo scorso anno. Sono spuntati già da un po'di tempo, sono altini e allora ho preso il vaso e l'ho piazzato sul pilastro della mia veranda, così che quelli che passano a piedi lungo la strada, li possano vedere, giorno dopo giorno, avviarsi verso a fioritura ad aprile.
Mi piace che il mio giardino si offra agli sguardi di chi passa a piedi. Che poi sono per lo più signore anziane, mamme con passeggini, badanti che da un capo all'altro del mondo, dalla Polonia al Perù, si incrociano in questa periferia agricola, che ormai è quasi parte della città.
Il furor ockhamista che mi a indotto a ridurre, quanto meno a tentare di ridurre vasi e vasetti, ha graziato nell'acquisto autunnale dei bulbi, giusto altri nuovi giacinti, che stanno facendo ora capolino in un secondo vaso che ho messo sempre nei pressi della veranda. Anche questi giacinti attendono il loro mese migliore. Aprile.
E allora come direbbe Eliot nel poema innanzi citato, "mi chiamarono", anzi, no, mi chiameranno " la ragazza dei giacinti".

Nicola

Nicola è il più bel borgo della Val di Magra, anzi è un posto bello in assoluto. Il paese è situato sulla collina, che dalla piana di Luni, incontra l'asse maggiore dell'anfiteatro. Spesso le persone mi chiedono "San Nicola?" e io "No, Nicola! senza Santo davanti!" perchè Nicola è un borgo di fondazione bizantina e l'origine del suo nome deriva da Mikauria, che in greco dovrebbe significare, più o meno "miniera d'oro".
Mi raccontava mio nonno Nandino che quando lui era giovane, andava in giro per Battilana un tale di Nicola, che portava il mio cognome, vi si recava a vendere il rosmarino, giustificando i possibili acquirenti con il fatto che, a suo dire, il rosmarino di Nicola era più profumato di quello che cresce nel piano.Io credo che avesse ragione. Deve essere stato davvero difficile guadagnarsi di che vivere in certi periodi storici. Mi fa molta tenerezza il pensiero di questo mio presunto parente che vendeva il rosmarino. Mi fa pensare che cose che per noi sono un possesso scontato, per altri possono essere state più che preziose.
E sono grata al rosmarino e se ci penso d'ora in poi lo tratterò con la dovuta considerazione.

ndr.
Battilana=un ramo materno (l'altro è niente meno che di Candia!)
Nicola= ramo paterno (l'altro è Castelnuovo)

14 febbraio 2008

William Yeats conobbe Maud Gonne il 30 gennaio del 1889 e se ne innamorò subito . "Il suo colorito era luminoso, come quello dei fiori di melo quando attraverso vi passa la luce". A giudizio di molti, Maud era la più bella donna d'Irlanda e guarda caso riuscì a convincerlo ad aderire alla causa patriottica. Il poeta l'amò per circa 14 anni, probabilmente non fu ricambiato, ma bisogna dire che lei non fu nemmeno troppo categorica sulla questione, almeno si può legittimamente presumere, dato che sarebbe stata disponibile a concedergli comunque "un matrimonio spirituale". Maud sposò un altro, ma il matrimonio durò appena due anni.
Per lei Yeats scrisse cose bellissime "quanta parte del lavoro migliore che ho fatto non è che un tentativo di spiegarmi a lei? se mi capisse, perderei un motivo per scrivere e non sono mai troppi i motivi per fare ciò che è faticoso". E dunque se invece lei lo avesse ricambiato, considerò il Poeta "avrei potuto gettare via le povere parole ed accontentarmi della vita".

San Valentino

Il mio primo San Valentino fu intorno ai 12, 13 anni.
Da un foglio di quaderno a quadretti, ritagliai un cuore in cui sigillai i nostri nomi in una storia d'amore che credevo dovesse durare per sempre:

SARA & MIGUEL BOSE'

L'uomo è misura di tutte le cose...

come sostiene Protagora di Abdera,ragion per cui, se vi accingete a prendere misura con la quarantina che si profila all' orizzonte, relazionandovi con l'universo maschile, sappiate che:

se vi tagliate i capelli :
un affascinante 50enne vi dirà che sembrate una bambina, mentre radioso 30enne, dal canto suo vi lascerà agghiacciate esclamando "ti sta bene quel taglio! ti ringiovanisce!"

in ambito lavorativo:
il 50enne vi vedrà come una giovane donna che si farà strada, il 30enne vi vedrà come una che gli fa un po'pena a fare il lavoro che fa.

profilo mitologico
con il 30enne la sindrome di Giocasta (ovvero gli direte"devi usare il cif per pulire in casa, gli altri prodotti non funzionano", "non ti immischiare se la tua vicina litiga con l'uomo, che poi ci finisci in mezzo tu!", "ma come fai a lavare i piatti senza una paglietta?!" )con il 50enne quella di Elettra (ovvero gli direte "ma sono normali questi sbalzi di pressione? ma non sarà il caso che ti fai vedere?")

orario
il 30enne avendo una concezione ancora ottimistica del tempo, vi farà aspettare, il 50enne sarà sempre in anticipo.

bestiario battilanese

'l can' =il cane
'l gat(t)= il gatto
i pilin' = i pulcini
'l pit' = il tacchino
'l mic' = l'asino n.d. la "c" si pronuncia come in "micio"
'l bo'= il bue
la gorpa = la volpe
i purclin = i porcellini
la gadhina = la gallina n.d.r oppure le galline es. "t'ha serrà ala gadhina?" ossia "hai chiuso il pollaio?"
'l cunigi = i conigli
i besti = gli animali della corte

anatomia battilanese

la man = le mani
i pe' = i piedi
gli ossi = le ossa
i bracci = le braccia
i puppin(i) = i seni femminili o i capezzoli maschili
l' mus = il viso
gli orecchi = le orecchie
il pe***ro = l'organo sessuale maschile
la pe***ra=l'organo sessuale femminile
Dato che in un post precedente ho provato il nesso storico tra le vittorie elettorali del centro destra e il mio agognato peso forma, devo comunicare che sono di fatto in preda a una sindrome influenzale che mi ha tolto l'appetito, quindi sto senza dubbio perdendo peso. Anche se non si vede ancora bene.
A questo punto, dato che sapete già il risultato della prossima tornata elettorale non serve che perdiate preziose ore di sonno a seguire Porta a Porta, né che vi consumiate la vista a leggere gli autorevoli editoriali a sostegno di questa o quella compagine. Vi suggerisco dunque di impiegare il vostro tempo in attività più dignitose: fate l'amore, potate le rose, spolverate la libreria o decidete di andare trovare quella vecchia zia simpatica, per la quale provate un certo senso di colpa perchè non avete mai tempo per farle una visita.

09 febbraio 2008

Non l'ho riconosciuta subito quando l'ho vista la prima volta, dopo tanti anni. Poi però sono andata dritta dritta a raccontarlo alla Ele, perchè lei se l'è pure sorbita come compagna di classe.
Era al liceo con noi. Gli scienziati si stanno ancora interrogando come le sia venuto in mente di sentirsi una "delle belle" di suddetto liceo e cosa ancor più misteriosa che qualche gonzo ne fosse pure convinto: ah! che compagni di classe anomali i maschi al liceo classico!
Che intendiamoci io ho avuto veramente tante belle compagne di classe, anche se poi certe cose le valuti sulla distanza, temporale s'intende. Infatti lì per lì, dicevo non l'ho riconosciuta. E lei invece mi si è rivolta con inusitata familiarità, che non abbiamo mai condiviso ai tempi dei tempi, dato che lei era tra le (presunte) belle e io invece a pieno titolo tra quante cercavano un'identità e una forma, appartenevamo infatti a due mondi diversi. Opposti.
Nel mio c'erano gli scioperi, le forcate, le sigarette, la voglia di essere diversa, la protesta, i dark etc. . Cosa ci fosse nel suo mondo, non lo so.
E allora la rivedo, che son passati tanti anni e parliamo un poco di noi, cos'hai fatto, ti sei laureata, non ti sei laureata, ti sei sposata e il lavoro come va? E mi guarda con complicità, e dire che ha messo su un culo che fa Provincia. Anzi può ambire alla secessione e costituirsi in Regione autonoma "sai per far carriera cosa bisogna fare, io non ho accettato ed eccomi qua...". Cioè , lei è ancora convinta di essere la (presunta) bonazza di un tempo! Ed è convinta che stiano ancora mirando alla sua virtù!
Ele, l'ottimismo è il sale della vita! E infatti causa pure la ritenzione idrica!

07 febbraio 2008

Predestinazione filosofica

Il giorno il cui Dio distribuì le tette all'umanità, io arrivai tardi. Forse mi ero fermata da qualche parte perchè avevo addocchiato una pianta da taleare, o più probabilmente, conoscendomi, avevo perso tempo perchè non trovavo le chiavi e così quando arrivai in loco, là dove il Signore distribuiva i beni alle sue creature, m'imbattei in folle di tettute orgogliose dell'approvvigionamento conseguito, così che mi venne il dubbio che qualcuna si era presa anche la parte che legittimamente spettava a me. Come una mia collega a cui il tipo che ci ha fatto le divise si è rivolto implorante "Signora, non si faccia più crescere il seno!"
Così mi dovetti accontentare per forza di quello che era rimasto, ossia una seconda scarsa, se non che per consolarmi gli addetti alla distribuzione si sperticarono nel fare gli elogi di quell'habitus da microdotata con cui avrei dovuto convivere. "Vedi", mi disse un angelo "con queste non c'è bisogno di spendere cifre in reggiseni buoni, che sostengono per bene, ti puoi comperare tutti i pizzetti carini che ti garbano..." "si!" lo interruppe un altro "guarda con queste non serve nemmeno che lo porti il reggiseno, puoi metterti abiti senza spalline, scollatissimi dietro, chiusi con una leggera stringatura davanti" e io restavo lì perplessa e un altro si fece avanti e esclamò "Dai, pensa a quando inventeranno il push up!". Gli altri angeli lo guardarono un po'di sbieco, come dire "ma come ci stiamo impegnando a convincerla e arrivi tu!".
Poi arrivò un altro angelo dai modi un po'più sbrigativi, secondo me era stata una giornata pesante anche per loro e mi disse "non sei contenta? te ne servono poche perchè devi studiare filosofia!" e io "ma perchè? ma quando mai si è visto che le tette impediscono di studiare?" mi stavo spazientendo per questa faccenda, l'idea poi che qualcuna si fosse impadronita della mia "quota latte" mi sembrava una gravissima ingiustizia e l'angelo rincarò "ma capisci che già come filosofo non sei proprio il massimo dell'autorevolezza, se ti diamo anche le tette chi ti starà più ad ascoltare?" e per rendermi più credibile fece uno sforzo e m'aggiunse pure un paio di occhiali.

Rosa Buccaneer

Cogli la mia rosa d'amore
dona il suo profumo alla gente
cogli la mia rosa di niente.
R. Gaetano (1976)

Come nasce una passione? e chi lo sa!Magari l'abbiamo dentro di noi, per lungo tempo, senza prenderne consapevolezza.
E dunque amo le rose. Che non mi bastano mai, mentre il tempo e lo spazio, quelli si, si esauriscono mio malgrado. Le vorrei tutte, tutte le rose del mondo!
Da quando ho un lavoro stabile e quasi dignitoso, pianto una rosa all'anno, là nella piana. Una volta fu "la rosa di Ugo", piantata con la Paola in freddo pomeriggio di dicembre. Due imbranate con una vanga a piantare una rosa "Blu Moon" per il nostro collega che non c'era più, e devo dire che anche nelle estati più desolate, vai per annaffiarla e vedi che qualcuno ti ha preceduto e non ha nemmeno le erbacce intorno, perchè a quella rosa vogliamo bene tutti. E Ugo ci manca sempre tanto.
Lo scorso anno ho messo una rosa che non avevo né acquistato, né taleato, piuttosto l'ho presa su segnalazione di un tale che collabora con la mia direttrice: era divelta, era a radici nude, era al sole su un muretto, e accipicchia, era pure maggio! Ma le rose sono forti, sopportano tutto: ho vangato quella terraccia dura e l'ho messa a dimora fiduciosa. Ci ha regalato fiori arancioni tutta l'estate. Un'altra dai toni giallo-arancio, un'illustre sconosciuta di produzione domestica, cioè ottenuta taleando una rosa di mio fratello, è stata il mio vanto: la fotografavo! ci giravano intorno! me la rifotografavano! e io a pavoneggiarmi "è mia! l'ho fatta io!" e a chi mi chiedeva come ho fatto, sorridevo con l'aria di chi la sa lunga"io alle rose posso fare di tutto...".
Per quest'anno non avevo che vaghe idee: si qualche talea radicata da mettere a dimora, piantine da un anno, pronte praticamente, bastava decidersi. Ma i giorni si seguono l'uno dopo l'altro, il tempo passa troppo veloce, vuoi vedere che quest'anno non piazzo niente?
Che poi devo dirlo, io ho un collega a cui voglio benissimo, ma è una sventura con il giardino: pota quando vuol lui, in genere a dicembre, taglia il buono, lascia il gramo...uno così ti fa passare la voglia. Però non è mica giusto che una ha una passione e se la deve far passare per colpa d'altri!
E così l'ho vista e l'ho comperata, rosa Buccaneer, gialla, avvelenata!

06 febbraio 2008

Ci sono cascata di nuovo...

...come una stupida allocca! alla mia età! e ora cosa si dirà di me?
con che coraggio ancora potrò guardarmi allo specchio?
ma dovrei aver pure maturato un po'di senso critico dalle esperienze passate? e invece no! nemmeno avessi 15 anni! quasi non lo sapessi cosa nascondono certe promesse entusiasmanti, da parte di un uomo, che ti guarda come da tempo non ti guardava più nessuno, sicuro lui, sicuro di se stesso del suo lavoro, lui che le donne le conosce bene, eh? gliene passano così tante tra le mani...eppure sembrava che fosse lì, apposta, radioso, ad aspettare me, da sempre.
E io mi sono affidata a lui e ho lasciato che facesse tutto ciò che riteneva opportuno fare, nella fiducia più assoluta, anzi felice, finalmente di averlo incontrato! Bevendomi fino all'ultima le sue promesse: "vedi cara, questo taglio di capelli te lo sistemi da sola senza problemi!basta una passatina di phon" BUGIARDO!

"Ricorrerò al bisturi!"

Così grida/minaccia Martina Colombari qualora la sua bellezza dovesse iniziare a dare avvisaglie di cedimento, nell'attesa la Martina ci tiene a far sapere che "mi ammazzo di sport!". Salvo poi voler naturalmente essere apprezzata, continua il comunicato stampa, anche per le rare doti artistiche di cui è portatrice e non solo per l'aspetto fisico.
Beata me, che oggi ho solo il dubbio se andare o meno a farmi fare una messimpiega!

Note di buonumore!




Certe cose sono proprio belle e vederle mi fa proprio bene!


n.d.r. ovviamente non le ho fatte io, dato che per una serie di impedimenti etno-celebro-strutturali, non so tenere un ago in mano, ma sono opera della Sonia.
A mio giudizio con certe capacità artigianali-artistiche una ci nasce, io mio malgrado non ci nacqui! Le uniche cose di un certo rispetto, eseguite molte vite fa, erano opere all'uncinetto: bisogna dire che però l'uncinetto è rimediabile, quindi se una sbaglia, butta giù e ricomincia da capo!

05 febbraio 2008

Chi è Stinfalo?

Stinfalo è Alberto, per intenderci quel bell'uomo che quando recitavamo le tragedie faceva sempre la parte del re, tranne quando al sovrano capitava qualcosa di tremendamente brutto, allora lui faceva Apollo oppure Dioniso, praticamente quello che sistemava la situazione. L'ultima volta che abbiamo recitato insieme io facevo Athena e lui Apollo: scena finale, lui ed io ai lati, al centro il coro femminile solleva un idolo che sta a significare che le Erinni, vengono assimilate come deità legali e la piantano di inveire contro Oreste, il quale aveva ammazzato sua madre, Clitemnestra, la quale aveva ammazzato suo marito, Agamennone perchè aveva ammazzato sua figlia Ifigenia.
Per la cronaca i due coniugi avevano pure una tresca ciascuno, lei, interpretata intensamente da Susanna se la faceva con Egisto-Luigi, del resto Agamennone era partito, se ne era andato per 10 lunghi anni a Troia e si era pure portato a casa come souvenir Cassandra. Ora cosa dove fare Clitemnestra? dirgli "bravo Agamennone che ti sei fatto gli affaracci tuoi per 10 anni?" Lei gli dice invece "vieni qua che ti preparo un bel bagnetto...". E Cassandra che la sapeva lunga inizia a gridare, capisce che aria tira"Ah! sciagurata! compirai questo delitto, mentre farai lucente, lavandolo, il tuo sposo, il tuo compagno di letto". All'epoca non c'erano i ris di Parma, quindi il colpevole, anzi la colpevole viene individuata subito e Oreste, cioè Fabio, piglia e parte e fa giustizia del padre. Clitemestra morendo si giustifica "non è stata colpa mia, è stato il destino..."
Cassandra ero io e mi ero messa il vestito nero lungo, con due spacchi laterali chiusi a stringa di mia cugina Manuela, ai tempi che faceva la cubista. Gran vestito. Giuro che ho pianto lacrime vere nel mio monologo, ricordando la "mia" città in preda alle fiamme. Si, aggiunsi proprio un "mia" che non era nel testo "oh, greggi, greggi innumerevoli sottratte al pascolo e immolate sotto le mura". Che io anche quando leggiucchio ogni tanto l'Iliade spero sempre che cambi il finale e vincano i Troiani.
E va beh...scena finale sono Athena e ho ben altro per la testa, a parte l'elmo, che era il 2006 e insomma io avevo un appuntamento impegnativo in San Francesco, ma già alle prove c'è un certo fermento circa l'idolo da sollevare a fine spettacolo. Trattasi di opera del maestro Giuliano Diofili, artista eccellente e persona molto gentile: però quell'idolo ha tre puppe, dico tre! e ha pure una passera nera! ed è in croce. Ma come si fa a sollevarlo pubblicamente? C'è da vergognarsi!
Ora a me non me ne fregava, avevo altro da fare in quei giorni,l'ho già detto, ma le mie amiche son le mie amiche"ma si, nascondiamolo!". La compagine femminile, le Erinni, le dee del sangue, cioè che tutelano i legami primari, si ribellano e decidono per l'ammutinmento.
E fu così che sul finale dell'Orestea, con Athena da una parte e Apollo-Alberto dall'altra, l'idolo viene sollevato con un telo drappeggiato intorno a coprirgli intenzionalmente le pudenda.
Il regista si arrabbiò e dopo iniziò la tragedia vera.

Il latte ai gerani

Lei è bellissima. Per giunta assistente di alcuni miei professori universitari che ammiravo molto, sola e in disparte, mentre lei, beata lei, ci colloquia con familiarità quando vuole. Inoltre è pure simpatica, perchè se una così quanto meno è una s...za si può legittimamente odiarla e invece no, lei è affettuosa, disarmante, piena di brio.
L'ultima volta ci siamo incrociate ad una cena: io avevo da raccontare che avevo preso una multa ed ero anche piuttosto sul disperato per via dei punti (semaforo bastardo : va detto che è al centro di feroci dinamiche giudiziarie perchè la ditta che l'ha istallato è la stessa che lo verifica, quindi non è a norma, l'hanno detto pure a Reporter) lei invece dilettò tutti con la sua solarità. E venne l'argomento piante, fiori e roba varia: eh, qua vinco io, no? NO! Lei tutta radiosa prima si lancia in una serie di dissertazioni vegetali con tanto di terminologie in latino che pare un manuale della Royal Horticultural Society e poi se ne esce che i suoi gerani parigini erano così lunghi, ma così lunghi e bellli che SONO STATI PUBBLICATI SU GARDENIA!
Una così ti spiazza. Cosa fai? La tombi seduta stante? Non si può, non sta bene.
E così, mi arrendo e a fine serata le chiedo il segreto di quei gerani mirabolanti e lei generosa me lo confida e io adesso lo rivelo a tutte le mie amiche giardiniere:LATTE!
Ragazze, mi raccomando, date il latte ai gerani!

04 febbraio 2008

Bilancia elettorale

Nel 1994 quando Berlusconi si apprestava a vincere le elezioni mi misi a dieta: non era un segno di protesta, semplicemente ne avevo bisogno. Arrivai a pesare 49 kg nell'estate di quell'anno e mi potevo permettere di indossare praticamente tutto. A fine anno invece quando la sua compagine iniziò a schicchiolare per le intemperanze di Bossi, io ripesi a ingrassare. Cicciotta non lo sono più stata, però negli anni sucessivi, complice anche il mio lavoro da boscaiola, fui più indulgente verso i piaceri della buona tavola e senza dubbio assunsi una struttura più robusta. Diciamo che mi mantenni sui 58, 59 kg.
Se non che ad un certo punto della storia, mutai lavoro, mutai abitudini di vita e cambiò nuovamente il governo: Berlusconi tornò al potere nel 2001 e nel corso del suo mandato ebbi una forma fisica direi rispettabile, anzi più che soddisfacente, per una che mangia come un lupo e l'unico sport che fa è andare a comperarsi le sigarette con il cane. E mi comperai un mucchio di vestitini carini e attilati, del resto, quanto al peso veleggiavo serenamente intorno ai 53 kg.
Tornò la sinistra al governo nel 2006 e fin da quella prima estate, in occorenza dell'indulto votato dal nuovo governo di Prodi, fui costretta a lasciare nell'armadio un abito bianco che mi piaceva tantissimo, ma che impietosamente rivelava le mie nuove esuberanze e poi un altro arancione, che mi faceva sentire un'ape regina e con il tempo, con il procedere del governo Prodi le cose peggiorarono ulterirmente. E fu allora la volta di un paio di pantaloni neri eleganti, poi un paio grigi e poi.. ancora una gonna grigia...praticamente sono arrivata nell'autunno del 2007 che tutti gli acquisti del mio guardaroba fatti durante la precedente legislatura mi erano diventati stretti, non avevo più niente da mettermi!
Il fenomeno, bisogna precisarlo, interessò solo abiti, gonne e pantaloni, s'intende, perchè se io mi piglio peso lo piglio lì: mica mi crescono come sarebbe auspicabile gli attributi femminili anteriori, quindi il fenomeno della lievitazione non ha mai interessato le magliette, cosa che semmai poteva anche gratificarmi un pochetto. Dici tonda, ma con un discreto davanzale, a 37 anni ci può stare, ma tonda e basta no!
Va beh, a mali estremi inizio una timidissima dieta ad ottobre, regolandomi un po', aumentando i giretti a piedi con Apua, se va bene ho perso un paio di kili, un percorso a fasi alterne, non esente da battute di arresto: ah! che bontà quel formaggio di pecora comperato dal pastore di Luni!
Ma adesso son tre giorni che mi si è chiuso lo stomaco, cioè più o meno quando Marini si è assunto l'incarico di mettere mano alla situazione. Io mangerei, ma non posso, che sia in preda ad un'intossicazione di peperoni, come presumo o a qualche perniciosa sindrome influenzale, non lo so, ma io non ho appetito! Sto dimagrendo! Che sia un presagio che il centro destra ritorni al potere?
E personalmente ho un dilemma in coscienza: meglio magra con il pieno utilizzo del mio guardaroba sotto un governo Berlusconi oppure morbida e matronale sotto un governo di centro sinistra?

Verso le elezioni

le agenzie dicono che ci toccherà votare entro le prime due settimane di aprile. Ora guarda un po', con tutto quello che ho da fare in giardino in quel periodo, tra semine,lotte preventive agli afidi e alle lumache, messe a dimora etc. se mi tocca pure pensare al nuovo governo! e poi "nuovo", ma dove? non è che qualcuno, tipo che ne so, la UE, ci può commisariare, in attesa che arrivino tempi migliori?

03 febbraio 2008

comunicato ufficiale

Raggiunti limiti d'età mi impongono definitivamente di mettere al bando i peperoni dalla mia alimentazione. I rapi restano in regime di massima vigilanza. Soprattutto a cena.
L'aglio è scagionato definitivamente e poi io non la voglio una vita senza aglio.

02 febbraio 2008

Ebbene si, ho fatto uno stage!

Ma era il 1994, cioè non c'era stata ancora la storia di Clinton, quindi il termine stagista non aveva ancora tutte le valenze pruriginose che assunse in seguito. Per inciso, mio nonno Nandino di Battilana al riguardo disse che la faccenda era stata progettata ad arte affinché il Presidente si guadagnasse la fama immeritata di sciupafemmine, dato che a suo giudizio Clinton era gay "me a l'ho sempr'dit' che lu lì i è 'n feminac(io)".
Ma tornando alla sottoscritta, avevo 24 anni, pesavo 49 kg (stato di beatitudine che durò poco) ed ero a Creta con un programma comunitario e l'ente di formazione mi dirottò al servizio di pubbliche relazioni di un grande albergo, mentre le due livornesi che erano con me furono spedite altrove perchè ricusate dalla direzione, a causa dei troppi piercing e di una spiccata propensione per la moda grunge.
Fui affidata a tale Thomas, il capo animatore, bello-alto-biondo-occhi-azzurri-olandese, simpatico come un parchimetro in privato, goliardico e affabilissimo invece quando eravamo insieme ai clienti o meglio alle clienti dell'albergo, a cui non mancava mai di dare il bacetto, salvo poi girarsi subito dopo, per dirmi tutto d'un fiato "vecchie sceme!".
Però io mi sono divertita in quei giorni: ho giocato a qualcosa che assomigliava a pallacanestro con delle ragazzine, ho fatto ginnastica, ho preso il sole,ho sollecitato le persone muovendomi da una sdraio all'altra, per richiamarle a partecipare alle attività ludiche e/o culturali, ho mangiato spropositati quantitativi di yogurt di pecora e tzaziki, ho spiato il vecchio giardiniere che soprintendeva alle rose, ho preparato un esame di dottrine politiche . E poi nel complesso comunque me la sono tirata molto, perchè ero l'unica italiana in mezzo a 300 persone tra greci e tedeschi e qualche volta sono stata ammessa anche al desco del proprietario dell'albergo, che possedeva pure quello accanto. Mi sentivo molto come una nota esotica.
Se non che arrivò il giorno fatidico in cui fui chiamata e il direttore del personale mi chiese se gli potevo fare le fotocopie. Certo! E allora mi fece vedere come funzionava la macchina fotocopiatrice. Tutto chiaro? Si! si! però...insomma non è che io prontissima ad apprendere certe cose, quindi la spiegazione dovette essere dettagliata e ripetuta. Restai sola con il mezzo,nella stanzetta buia, ma qualcosa non andò per il verso giusto. Piglia e vai a richiamarlo per farti rispiegare la questione. Che io la buona volontà l'avevo: faccetta mortificata e perplessa! Figuriamoci se non mi volessi rendere utile!Poi mi sa che non avevo capito che dovevo farle fronte-retro quell' accidenti di fotocopie. E mi sa pure che mi s'inceppò la carta.E dovetti richiamarlo di nuovo.
Mica me l'hanno più chiesto di fargliele le fotocopie!

Ho deciso...

...da grande farò il segretario nazionale del sindacato. Quindi farò assumere tutti i precari. Anzi, no. Precarizzerò tutti i dirigenti, così a fine mandato se si sono comportati male li mandano (appunto!) via e farò assumere a tempo indeterminato, da subito tutti gli altri.
E metterò il divieto di far fare le fotocopie alle/agli stagiste/i : se in un ufficio vogliono qualcuno che faccia le fotocopie se lo assumano e se lo paghino, se uno fa un tirocinio formativo è lì per imparare, non per farsi sfruttare a scrocco.

01 febbraio 2008

lessico battilanese

i è un tacap(e)nat': è un oggetto inutile e/o macchinoso. Il "tacca-pennato" è il posto dove si appende il pennato.

i par fat' col p(e)nat': sembra fatto con il pennato, cioè è una cosa molto brutta

a l'è com dar un zuco (zuc') in boc(a) a 'n porc(o) : equivale a sprecare una cosa
o alternativamente
i dur'quant'un zuc(o) in boc(a) a 'n porc(o): detto di cosa destinata a durare pochissimo

a l'è come far 'n sega a un mort(o): dicesi di azione infruttuosa e/o impossibile, in genere si adopera tale espressione quando qualcuno insiste a far funzionare una cosa che non da segni di vita.


i par fat'a rap(e) e coston': coston' ossia le coste del sedano; tale espressione indica un lavoro mal eseguito

i è dur'com'i grotoni:si dice di una persona che ha una capacità intellettuale pari a quella dei grotoni (sassi grossi)
o eventualmente
i è dur com' 'l marm

s'a vegn'lì a brusc'nicò: se vengo lì do fuoco ad ogni cosa
oppure
s'a vegn'lì a sbrisc'nicò: se vengo lì, rompo tutto

pité 'na scrana: dai, siediti!