30 dicembre 2009

2009


No, non sono la ragazza qua a fianco. Per altro indiscutibilmente molto bella.
Mi piace molto il suo reggiseno, che è D&G Winter Bloom, l'ho provato circa un mese fa alla Rinascente, ma poi non l'ho comperato. Anche se un reggiseno così, nero, con le rose, quando lo ritrovo?Però costava 49 euro e francamente mi sembrano un prezzo esagerato per un reggiseno, anche in virtù del fatto che D&G non è specializzata in reggiseni, ma mette il suo logo un po'su tutto. Poi mi sono chiesta: 49 euro? Ma quanto sarà costato al produttore? Quanto ricarico c'è in termini di sovrastrutture, rispetto al questo prodotto che chissà dove è stato confezionato. India? Cina?E io devo pagare un reggiseno 49 euro e magari l'hanno fatto in una realtà in cui i diritti dei lavoratori non esistono?
Mi sono così comperata un reggiseno della Triumph, per altro molto chic, d'un genere diverso da quello di D&G che pure mi piaceva tanto tantissimo e poi la Fle mi ha detto che Triumph è una marca che produce prodotti eccellenti.Il prezzo non me lo ricordo. Forse 35 euro. Ma non sono sicura. Ero alla Rinascente vicino a via XX a Genova, coccolata da gentilissime commesse che mi vaporizzavano profumi, mi allungavano preziosi campioncini e mi lusingavano di rossetti e special card. E io volevo chiedere asilo politico lì. Alla Rinascente vicino a via XX.
Quest'anno sono stata molto a Genova, soprattutto ci sono stata da sola. Da sola sono stata alla mostra dedicata a De André e mi sono emozionata, per tante cose, ma soprattutto quando ho visto i suoi appunti di giardinaggio: vangare, trapiantare, concimare...
Ho riconosciuto quelle note, a margine di libri e diari, perché sono le stesse che faccio io, che fa chi ha un contatto diretto con la terra, con le sue dinamiche, con le sue leggi.
Mi ha commossa il Faber giardiniere. E le sue canzoni mi hanno accompagnata lungo tutto quest'anno. Nei miei viaggi in autostrada. Nelle mattine d'estate quando andavo al lavoro. Per casa. A zonzo. Ma io lo sapevo fin dall'inizio che sarebbe stato un omaggio lungo un anno intero.
Che accidenti di anno il 2009! Era il 25 gennaio. Una domenica pomeriggio d'inverno. Mi ha chiamata l'Eliana. Singhiozzava. Mi ha detto che questa era grossa. E io con il cellulare in mano ho iniziato a barcollare sbattendo contro i mobili della stanza. "La Catia...".
Hanno detto che è stata un'embolia a portare via Catia quel 25 gennaio. A portarla via a soli 41 anni, dalla sua mamma e da noi sorelle di lavoro. Sua mamma ha fatto stampare nei biglietti di ricordo una frase che dice di non piangere per lei, perché dal cielo adesso ancora ci vuol bene e ci protegge. Io avverto invece un gran vuoto senza risposte e vorrei che fossimo ancora insieme lei ed io, nei nostri interminabili pomeriggi di pettegolezzi e risate e cornetti algida.
Dopo che Catia è andata in ferie per sempre, tutto il resto è stato in discesa. Secondario.
Ho studiato veramente tanto, anche se non ho ottenuto il risultato che mi ero promessa, ma è passata in un lampo quella delusione, d'altro canto non so chi, a quasi 40 anni, con un posto di lavoro per così dire "fisso", si sarebbe imbarcata in una faccenda del genere. Io si.
Poi mi sono fiondata in un'estate di giri in bici, serate mondano-sarzanesi, eventi culturali con la Ele, occasioni dove di solito c'è bella gente e vino discreto e pure qualche giorno di mare, quando però era passata l'orda dei vacanzieri.
Di sicuro ho trascorso un anno impegnativo sotto il profilo sindacale.
Da due anni faccio la rsu per la CGIL e l'esperienza di quest'anno è stata davvero singolare.
Ho conosciuto grandi uomini con grandi fragilità. Ho conosciuto pure i limiti di una realtà dove comunque se sei donna per avere uno status autorevole, devi gridare più e più forte. Mentre a un uomo l'autorevolezza arriva in dote, senza doversi mettere alla prova. In Cgil.
Fino a che gli parli di gatti e di fiori sei carina: quando gli poni dei problemi di lavoro, diventi una rompixxxxni.
Attraverso la mia esperienza in sindacato, mi sono resa conto in linea di massima, le donne come me, mediamente istruite, creano dei problemi. Perché non le puoi ammaestrare. Allora ti squalificano sul piano umano. Quanto meno ci provano. Ho sperimentato sulla mia persona i limiti del mio sindacato.
Ma conoscere i limiti serve appunto per lavorarci sopra e migliorarsi, no?
Credo che in quella compagine politica che più in generale oggi si pone come alternativa per la guida di questo Paese, ci sia il dovere di lavorare molto e molto davvero, su quelle discriminazioni che crediamo di esserci lasciati alle spalle.
Era un afoso pomeriggio di luglio quando Vladimir Luxuria è arrivata dove lavoro: abbiamo trascorso un'oretta insieme nella piana e a me è sembrato, un regalo, un segno del destino poterla incontrare, lei che ammiro così tanto, proprio quest'anno in cui ho sperimentato sulla mia pelle la grettezza delle discriminazioni.
Dal canto mio, l'unico rimpianto che ho, in tutto quest'anno, è stata di non essermi comperata il D&G Winter Bloom della foto che mi piaceva tanto.

27 dicembre 2009

Altro che facebook!

Io non sono su facebook, non c'è manco la mia amica Ele, quindi se ci siamo persi di vista, è perché ci volevamo perdere. E i miei ex fidanzati sono affar mio, non vedo perché dovrei sbandierarli al mondo intero.
E poi ho già troppi impicci nella vita e il giorno di Natale ho pure trovato una tartaruga in mezzo alla via e mi è toccato raccoglierla e portarla a casa. Ero a zonzo per lavoro. La tartaruga invece era a zonzo secondo me perché era abbandonata.
A dire vero ho lavorato anche a Santo Stefano, intabarrata nella divisa invernale e calato in testa un cappellino fatto all'uncinetto, very original anni '70: giallo, giallissimo. Così che se uno voleva prendere la mira mi pigliava da lontano. E vedo appunto le macchine dei cacciatori che sfidano l'umidità pazzesca della piana zuppa dalla pioggia, e un fuoristrada parcheggiato proprio davanti a un "nostro" cancello di servizio. Ok, ora non ci serve, è la mattina di Santo Stefano, fa un freddo bestio, in giro ci siamo solo io e i cacciatori, ma è il nostro cancello, metti un po'che ci servisse? Io non sopporto quando ci chiudono i passaggi! E poi in me alberga l'anima di un vigile urbano!.
Vado. Chiamo "Ehi! Mi scusi!". Garbatamente s'intende gli grido. "Ehi, questo è un cancello di servizio!Cortesemente la prossima volta sarebbe opportuno che non parcheggiasse proprio qua".
Eh bisogna che noi presidiamo il territorio, gli autoctoni devono sapere che noi presidiamo. Anche se spesso restano un po'perplessi di trovarsi innanzi una donna, nella fattispecie, la sottoscritta. Poi se li colgo in fallo, mi dicono "io sono di qua!", cioè a rivendicare l'appartenenza territoriale rispetto ai miei colleghi che vengono dal sud. E io rispondo che anch'io sono della piana e che la nonna di mio nonno aveva una locanda proprio qui.
Mentre avanzo camminando nel prato i cacciatori si chiamano l'uno con l'altro. "Giacomo! hai lasciato la macchina in mezzo!"
Beh, ora non è che io volessi proprio rompere le scatole fino a questo punto e ri-grido "No! Ma lasci! Lasci! La prossima volta magari non a metta qua!". E il cacciatore in mimetica invece mi corre incontro, non faccio in tempo a metterlo a fuoco che mi sto bagnando le scarpe nel prato e lui mi dice "venga qua! stia attenta!" e dopo 2 o 3 passi "Ma tu ti chiami Sara?" "Si"E fisso quel ragazzo alto dai capelli neri e un minuscolo orecchino,"Ma tu sei Giacomo!!!" E ci abbracciamo! Dopo secoli, nella piana, di mattina, con un cappello giallo giallissimo in testa, rincontro niente meno che l'unico Giacomo della mia vita, il mio compagno delle scuole elementari!

26 dicembre 2009

Anatra all'arancia



Mi era capitato di vedere questa commedia in teatro, mai in TV.
E' successo per la prima volta ieri sera, per altro in abbondante seconda serata, quando mi sono imbattuta nella versione cinematografica del 1975 realizzata da Luciano Salce. Sono rimasta veramente colpita dalle due attrici che recitavano al fianco di Ugo Tognazzi, cioè Monica Vitti e Barbara Bouchet.
La Bouchet ha avuto il suo periodo d'oro in un momento in cui ero bambina e i suoi non erano esattamente ruoli da educanda, quindi mi era meno nota rispetto alla Vitti, però non mi ero resa conto di quanto anche la grande Monica fosse bella. Forse perché è così brava che la sua bellezza passa in secondo piano.
Salce ha valorizzato entrambe .
A 32 anni la Bouchet è statuaria, in una superba fisicità di attributi femminili primordiali che all'epoca di sicuro era tutta opera della sapienza e generosità di Madre Natura. Di fatto una distanza siderale tra la sua bellezza e quelle odierne a cui ci siamo abituati, opera del silicone e del bisturi del chirurgo, che voglia o non voglia, ma si vede.
Della Vitti, alle epoca del film 44enne, mi hanno colpito le belle gambe, che credo siano state un po'il suo vanto, ma soprattutto Salce fa emergere la sua grande sensualità, si diverte a farle indossare vestiti importanti e femminilissimi e si sofferma più e più volte in primi piani, indugia sull'incarnato, sui belli capelli biondi e sugli occhi verdi, valorizzati dal trucco fantasioso anche se un po'pesante che si usava degli anni '70.
Non ho potuto fare a meno di pensare che di un viso come il suo, un vero Volto da Cinema, Hollywood ne avrebbe fatto una grande, tra le grandi senza tempo.
Magari la Vitti a Hollywood poteva partecipare a produzioni internazionali, poteva calarsi in ruoli altri, rispetto alle commedie di casa nostra. In fondo forse un po'provinciali.
O forse posso pensare che dobbiamo ringraziarla per aver voluto essere "solo" nostra: una grande, grandissima attrice italiana.

25 dicembre 2009

micetti spocchiosetti

Stamani ho lavorato. Anche se era Natale. Di più, mi sono offerta volontaria dal momento che lo scorso anno a Natale non ho lavorato, mi sembrava giusto mettermi a disposizione dei colleghi. Questo si chiama apriorismo morale di matrice agostiniana.
Una dimensione d'animo che nelle categorie del ministero, se va bene, viene stimata al pari di una devianza feticistica o di una propensione alla cleptomania. Una mezza perversione insomma, tutto sommato compatita e tollerata.

Va beh.

Era buio quando sono uscita di casa, accidenti quant'era buio stamani! E io ho fatto quello che faccio ogni mattina prima di recarmi al lavoro, cioè sono andata dai miei gattini randagetti. La strada era sgombra, ma ho dovuto allungare il percorso, perché la fiumana di questi giorni mi ha precluso il tratto più breve.
Arrivo e parcheggio nel deserto umano della mattina di Natale, con la casa più vicina a 300 m. Che io ci penso che devo stare attenta quando vengo dai gatti e può essere pericoloso venirci da sola in orari strani. Come stamani. Le 7,30 della mattina di Natale.
Arrivano solo in due: i miei tigrotti di circa un anno e mezzo, dolcissimi.
Gli preparo le crocchette, roba da 4 euro la confezione da 800 gr.
Non sia mai che gli porto delle crocchette Coop o Friskies, non vorrei che si offendessero!
Poi apro uno scatolino di Felix. Non costa poco il Felix. Voglio dire sono bocconcini di tutto rispetto per gatti randagi. Per gatti che potrebbero anche andare un po'a caccia di topi o uccellini, no?
Per gatti che insomma la mattina di Natale potrebbero anche degnarsi di assaggiare la pappa che gli ho portato alzandomi appositamente dal letto 10 minuti prima per passare di qua.
E quelli invece annusano un po'i bocconcini, snobbano le crocchette per le quali invece impazziscono i miei gatti domestici e se ne vanno senza mangiare niente!
Ma nulla, nemmeno l'ingratitudine felina, può fermare un'indomita gattara!

21 dicembre 2009

Nano ghiacciato

I miei nani sono molto popolari in zona, tra chi passa lungo la via e sbircia nel mio giardino. Ora non perchè è il mio giardino, ma a parte le rose che sono superbe, il mio giardino possiede una ricca varietà di piante, molte comperate e tantissime regalate dalle mie amiche giardinicole. Ora è tutto sotto la neve. So che perderò qualche pianta. Ne arriveranno altre al loro posto, sia in loco, sia nel mio cuore di femmina giardinicola.

Intanto ora tutto è bianco e questo nano si diverte un mondo nella neve
Photobucket

questo mi sembra più perplesso
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questa nano mi pare decisamente spaventato
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I nani sono piccoli, ma sono capaci di una cosa grande, infatti quasi sempre riescono a strappare un sorriso a chi passa.
E il resto?
Beh, manco a dirlo: BIANCANEVE SONO IO!

19 dicembre 2009

il giardino smarrito nella neve


- La neve! gridò Marcovaldo alla moglie, ossia fece per gridare, ma la voce gli uscì attutita. Come sulle linee e sui colori e sulle prospettive, la neve era caduta sui rumori, anzi sulla possibilità stessa di far rumore; i suoni nello spazio imbottito, non vibravano.

da La città smarrita nella neve, in Marcovaldo di Italo Calvino







Marcovaldo anche se affondava fino a mezza gamba a ogni passo e si sentiva infiltrare la neve nelle calze, era diventato padrone di camminare in mezzo alla strada, di calpestare le aiuole, d'attraversare fuori delle linee prescritte, di avanzare a zig-zag. Le vie e i corsi s'aprivano sterminate e deserte come candide gole tra rocce di montagne. La città nascosta sotto quel mantello chissà se era sempre la stessa o se la notte l'aveva cambiata con un'altra?

cit. ibidem






Marcovaldo contemplava l'uomo di neve. "Ecco, sotto la neve non si distingue cosa è di neve e cosa è soltanto ricoperto. Tranne in un caso: l'uomo perché si sa che sono io e non questo qui".
Assorto nelle sue meditazioni, non s'accorse che dal tetto due uomini gridavano. - Ehi, monsù, si tolga un po'da lì! - Erano di quelli che fanno scendere la neve dalle tegole. E tutt'a n tratto, un carico di neve di tre quintali gli piombò proprio addosso.
I bambini tornarono con il loro bottino di carote.
- oh! Hanno fatto un altro uomo di neve! In mezzo al cortile c'erano due pupazzi identici, vicini.
- mettiamogli il naso a tutti e due!- e affondarono due carote nelle teste dei due uomini di neve.


cit. ibidem

16 dicembre 2009

Litfiba di nuovo insieme ( si, va beh...)

...ti porterò nei posti dove c'è del buon vino
festa, festa fino a mattina
...

da Lacio Drom

Curiosamente in controtendenza, in un Paese (Paese maiuscolo, scritto alla Montanelli n.d.r.)in preda all'odio, scisso, lacerato etc. i Litfiba tornano insieme.
4 concerti in tutto: insieme di nuovo, forse più per i soldi che per amore.
Però che peccato, tutti questi anni "senza"!
E il loro pubblico li avrà aspettati?
Il Ragno, un mio compagno di liceo, li ascoltava in tempi non sospetti, cioè quando in tutta la provincia li conosceva solo lui.
Io ci sono arrivata nel 1990, ai tempi di El Diablo.


p.s. avevo chiuso questo post. Forse non dovevo manco aprilo, penserà qualcuno.
Ormai è fatto, quindi procedo.
Riflettevo sulla data in cui è uscito Ed Diablo: 1990. Se quel disco, che consacrò i Litfiba al successo, fosse una persona, oggi avrebbe 19 anni.
E questo mi sembra di buon auspicio per i ritorno dei Litfiba.
Mi immagino quel disco come un ragazzo di 19 anni, vestito di nero, di abiti rock e i capelli dritti, sparati in ciocche arruffate.
Di quei ragazzi che si affacciano sul mondo senza paura. Ribelli.
Che credono strenuamente in un mondo nuovo, migliore.
Di quei ragazzi di 19 anni che abbiamo conosciuto un po'tutti.
Perché passano gli anni, scorrono i decenni, ma da una generazione all'altra, i diciannovenni che amano il rock, sono sempre un po tutti uguali.
E hanno sempre 19 anni. Come il rock.

newsletter di SAVE THE DOGS

copio e incollo dal sito di Save the Dogs,l'associazione che salva i randagi rumeni

E’ online l’ultimo numero della newsletter SAVE . All’interno trovate un aggiornamento dai nostri progetti, una pagina di attualità dedicata al tema delle adozioni internazionali e l’intervista a Laura Bianchi, una veterinaria che ha trascorso un periodo di volontariato a Medgidia e ha adottato la nostra Tosca. La foto di copertina è dedicata a Jesper, il cagnolino raccolto da Sara Turetta e da Jenny Vestlund all’aeroporto internazionale di Otopeni, con la sua padrona in Finlandia. Buona lettura a tutti!

comparazione (questo è un post disgustosamente intimista!)

Alla mia età mia madre...anzi no!
Alla mia età...mia nonna...si, si, mia nonna...
Alla mia età, cioè a 39 anni, mia nonna era già nonna!
Pazzesco!
Ed era già nonna da un po'!
Non per beneficio di mia madre, che è una che prima ha studiato, poi si è sposata con tutta calma, in tempi e modi regolari, ma mia nonna è diventata nonna prestissimo per "merito" di mia zia.
Sarò bieca, ma la prima cosa a cui penso è la capacità, la forza anche fisica che hai a quest'età: voglio dire, deve essere stata di grande aiuto una donna della mia età!
Poi una come lei, con quella fibra, con quel culto del lavoro, dell'economia della terra, e giù varichina (nota 1) a iosa nell'altare del focolare domestico: non si è mai risparmiata in casa, nei campi e nel gestire quel piccolo consorzio agricolo che per tanti anni ha avuto in Battilana.
Per dovere di cronaca devo dire che mia nonna si sposò a 17 anni, senza "emergenze" in corso,c'era già la guerra che bastava e avanzava, e in aggiunta era pure novembre e trascorse poi un anno abbondante da lì a quella notte di cui, marzana, nacque mia madre. Era il 1945. Non c'erano i telefoni, le levatrici si andava a chiamarle a casa direttamente a piedi e per disguidi,reiterati dinieghi mutati poi in assenso, si ritrovarono in tre levatrici a far nascere mia madre.
Madre marzana come ho già detto innanzi e pure un po' strega:sperticatissimamente uguale a Liz Taylor, se non che mentre quella va verso la china con qualche disagio, la mia genitrice è uno schianto: passata la sessantina ha debuttato in teatro e proclamandosi a un' audizione "mamma d'arte" (invece di "figlia d'arte" come si usa n.d.r)ha pure ottenuto la parte in un film.
Mia madre vive in simbiosi con mio padre da quando avevano entrambi 17 anni, nondimeno si è sempre astenuta dal propormi il matrimonio e la famiglia come traguardi indispensabili per la realizzazione personale e di questo in modo precipuo le sono grata, cioè di non avermi messo innanzi i suoi ideali e per essersene fregata in una certa misura (pure troppo!) di quello che penseranno i vicini di casa /i parenti etc.
Mia mamma a 39 anni...era madre di me 14enne e di mio fratello 12enne.
Insommma una condizione più equilibrata rispetto alla sua genitrice che a 39 anni era già abbondantemente nonna!
Io ho 39 anni e sto bene come sono.

nota 1) provate in certi negozi d'Apuania a chiedere la candeggina! Da quinqua si dice varichina (etimo apuanizzato da varechina)oppure si chima semlicemente ACE, non il succo vitaminico, ovvio, ma la varichina per antonomasia.

15 dicembre 2009

yes sir I can boogie-Baccara



Mister
Your eyes are full of hesitation
Sure makes me wonder
If you know what you’re looking for.
Baby
I wanna keep my reputation
I’m a sensation
You try me once, you’ll beg for more.

Yes Sir, I can boogie
But I need a certain song.
I can boogie, boogie woogie
All night long.
Yes Sir, I can boogie,
If you stay, you can’t go wrong.
I can boogie, boogie woogie, all night long

No Sir,
I don’t feel very much like talking
No, neither walking
You wanna know if I can dance.
Yes Sir, Already told you in the first verse
And in the chorus
But I will give you one more chance.

Yes Sir, I can boogie
But I need a certain song.
I can boogie, boogie woogie
All night long.
Yes Sir, I can boogie,
If you stay, you can’t go wrong.
I can boogie, boogie woogie, all night long

10 dicembre 2009

The cats will know

di Cesare Pavese

Ancora cadrà la pioggia
sui tuoi dolci selciati,
una pioggia leggera
come un alito o un passo.
Ancora la brezza e l'alba
fioriranno leggere
come sotto il tuo passo,
quando tu rientrerai.
Tra fiori e davanzali
i gatti lo sapranno.

Ci saranno altri giorni,
ci saranno altre voci.
Sorriderai da sola.
I gatti lo sapranno.
Udrai parole antiche,
parole stanche vane
come i costumi smessi
delle feste di ieri.

Farai gesti anche tu.
Risponderai parole-
viso di primavera
farai gesti anche tu.

I gatti lo sapranno,
viso di primavera;
e la pioggia leggera,
l'alba color giacinto,
che dilaniano il cuore
di chi più non ti spera,
sono il triste sorriso
che sorridi da sola.
Ci saranno altri giorni,
altre voci e risvegli.
Soffriremo nell'alba,
viso di primavera.

10 aprile 1953

09 dicembre 2009

L'amico perfetto

"vorrei essere... un produttore di scarpe a livello mondiale
regalartene un milione di copie
per il solo gusto di spiarti camminare
"

da L'amico perfetto

testo, musica, interpretazione ed emozioni di Mirco Grisolia che nel suo sito su myspace ha da poco inserito alcune canzoni nuove. Mi sento come una Lady Gregory ad ad avere certi amici...
http://www.myspace.com/mircogrisolia

edicola dedicata al Preziosissimo Sangue

08 dicembre 2009

Lo scotto in Battilana

Credo siano passati quasi una trentina d'anni. All'epoca anche persone di estrazione modesta potevano farsi una casa senza tribolare più di tanto. E così i miei nonni di Battilana acquistarono una vecchia casa per risistemarla insieme a mio zio e farne l'abitazione per la sua famiglia (per Battilana si rimanda nota n.1).
Ricordo che anche se certamente il grosso del lavoro lo fecero i muratori,ci furono contributi un po'tutta la famiglia, bimbi compresi. In modo particolare ricordo una divertentissima giornata di demolizione, di mura e calcinacci che mi sembrò un gioco. Anzi, era un gioco! Nelle campagne, nei contesti rurali e di clan, come Battilana appunto, era normale che i bimbi dessero una mano alle faccende dei grandi, che si trattasse della vendemmia o della raccolta delle patate, era vissuto tutto spensieratezza e poi mio fratello ed io lo sentivamo anche un po'come un nostro dovere.
Le mie cugine no, loro non venivano nemmeno a fare la vendemmia, però si sono pregiudicate per sempre, secondo me, quelle bellissime parate sul carro trainato dal trattore di mio nonno Nandino, al ritorno dai campi, quando noi bimbi ci sperticavamo in saluti per farci vedere da tutti, nel privilegio di esser seduti sul carro, tra i bigonci pieni d'uva.
I miei nonni sono sempre stati dei lavoratori infaticabili, all'epoca della casa in costruzione poi erano giovani e quindi il progetto di mio zio andò a buon fine. Era in uso all'epoca, una volta che i lavori terminavano il tetto della casa, issare una bandiera sull'edificio. Di solito ci piazzavano la bandiera italiana: attenzione sto parlando di un'usanza che precede cronologicamente i clamori del Mundial del 1982 e tanto meno la voglia di bandiere, divise e istanze similmonarchiche che da oltre un decennio pervade ,nella forma, un Paese sempre più allo sfascio e allo sbagascio.
No!All'epoca si piazzava sul tetto della casa una bandierina tricolore e stop. Senza tante storie. Un piccolo rettangolo di stoffa poco più grande di un fazzoletto.
I miei nonni invece issarono sul tetto della casa una bandiera rossa :eravamo in Battilana!
E' palese che in questa ritualità ci sia qualcosa di arcaico: l'eco di una leggenda, presente un po'in tutte le culture, che vuole che la fondazione di una città, di più di una civiltà, sia caratterizzata alla sua origine dall'uccisione di un serpente, di un drago, insomma, di un bestio infilzato da un'asta. (vedi nota 2)
Oggi non lo so se si usa sempre piantare la bandiera italiana sul tetto di una casa di nuova costruzione. Non credo. Intanto perché ci sono sempre meno privati che si possono fare una casa per fatti loro, proliferano infatti le villette a schiera, le ditte edili vanno di fretta, ma soprattutto, i muratori oggi come oggi sono per lo più stranieri, magari nella stessa ditta operano nazionalità diverse, quindi non mi sembra chiaro quale bandiera sarebbe legittimo piantare.
Ma la ritualità battilanese non terminò con la bandiera, proseguì con "lo scotto". Io, bambina che andava per i 10 anni o giù di lì, non sapevo cosa fosse , salvo poi viverlo in prima persona in quella notte d'estate in cui i miei nonni, per "pagare" appunto "lo scotto" invitarono a cena tutti i loro parenti di Battilana e anche alcuni di Bonascola, cioè mia zia Maria "di Candia", sorella di mia nonna Beatrice e il marito di Maria, lo zio Oreste.
E fu festa nell'aia dei miei nonni quella sera, dove in tantissimi mangiammo spaghetti conditi con un memorabile sugo di granchi preparato per tutti dallo zio Orè.
Quanti eravamo quella sera seduti ai tavoli imbanditi nell'aia dei miei nonni!
Forse eravamo anche in troppi, almeno per i miei gusti perché c'era un mio cugino di secondo grado, tale Francesco, un ragazzino poco più grande di me, il quale da buon antipatichello mi disse che il completino di raso rosso, con i pantaloncini e la canotta,che indossavo non era un originale della Adidas! Me lo disse come se mi fossi macchiata di chissà quale onta, così giovane e così st..zo! E ora che ci penso anche bugiardo!
Ma a parte il Pierino battilanese, fu una serata di allegria condivisa, che dopo la cena proseguì con la musica della fisarmonica di mio nonno Nandino.
Nonno se ora mi stai ascoltando dal Paradiso dei Comunisti ti voglio dire che se all'epoca ti avrò dato l'impressione di preferire le canzoni di Miguel Bosè alla tua musica (sempre meglio delle mie cugine che erano fissate con Pupo!) tuttavia vorrei farti sapere che per me era un privilegio quando ci facevi ascoltare la tua fisarmonica, era impossibile resistere al quel buonumore contagioso!
Come fu la notte d'estate dello scotto, tra le risate, i motti di spirito che passavano da un tavolo all'altro, divertenti, ma mai salaci, perchè io non mi ricordo di avere udito nella mia infanzia battilanese, cose sconvenienti per i bambini (vedi nota 3).
Ma colui che strappò più sorrisi e risate a tutti, fu come al solito lo zio Oreste, la cui presenza era già di per sé garanzia di buonumore. E si rincorrevano le voci e si levavano dai tavoli "Oh Orè!" "Ne Orè, ven po'chi! Ven'a ber un po'd'vin'!" E ancora "e per il cuoco Orè hip hip urrà!"
E tutti quanti in coro a squarciagola: urrà!!!
Non era certo un campione quanto a bellezza, mio nonno infatti per pigliare in giro bonariamente quel suo cognato, lo chiamava Rodolfo Valentino (sempre meglio di quello che da mio nonno si beccò l'appellativo di Negus o dell'altro che restò a vita soprannominato Il Marziano), nondimeno tutti adoravano quel uomo alto, dal sorriso dolcissimo a cui la mia famiglia deve tanti momenti felici.
E'mancato pochi anni dopo, non ancora sessantenne, non so se fece in tempo ad andare in pensione dalla fabbrica in cui lavorava, la storica Coca Apuania(vedi nota 4). E'mancato a causa di un tumore che l'ha colpito così come purtroppo molti nostri conterranei (vedi nota 5).
Quantunque acquisito, mio zio Orè è una delle persone che ha lasciato i ricordi più belli della mia infanzia e voglio ricordare a distanza di tempo la sua grande bontà e tutta questa storia della festa dello scotto in Battilana è dedicata a lui.


note
1)Battilana è in provincia di Massa Carrara, al limite tra la Toscana e la Liguria: i suoi abitanti si caratterizzano per non avere i tratti rinomati degli abitanti né dell'una né dell'altra regione, dal momento che noi liguri apuani, non siamo come pensa erroneamente qualcuno "misti", siamo decisamente ALTRI. E siamo soliti a frequentazioni prestigiose. Su Battilana , sui costumi dei suoi abitanti e sul lessico e sulla mitologia battilanese ho scritto in diverse occasioni, in altro a sinistra nella pagina, è possibile effettuare un'interessante ricerca, fermo restando il fatto che io sono una battilanese per metà, per giunta trapiantata e cresciuta altrove, cioè a almeno due km da Battilana centro.
2) sul significato arcaico del bestio!
3) devo precisare il concetto: ho udito molte cose, per altro gratuite, pronunciate in linguaggio poco riguardoso nei confronti di Santa Romana Chiesa, ma diciamo che non ricordo nel corso delle mie estati infantili battilanesi di aver udito un modo di scherzare volgare, relativo alla sessualità, per altro abituale nella cinematografia di cassetta dell'epoca.
4)davvero storica la cosiddetta "Coca Apuana" come l'hanno sempre chiamata da queste parti, il cui nome vero è Italiana Coke,
5)dati del Cnr

L'isola con il mare alle caviglie

Così il mio amico Mirco Grisolia definì in una canzone, l'isola Palmaria.
La canzone era "Il paese dei gatti neri", che poi sarebbe Portovenere e faceva così:

...c'è una giovane donna con un sogno al guinzaglio
riesco a vederlo, son certo, stavolta non sbaglio
un uomo ha lasciato qualcosa negli occhi di lei
pezzi di cuore diversi adesso tra noi...


Ricordo che mi vennero le lacrime agli occhi la prima volta che ascoltai quella canzone, perché ovviamente credevo di essere io la "giovane donna con il sogno al guinzaglio", anche se però non ho alcun riscontro, cioè è un'idea tutta mia. Devo ricordarmi la prossima volta che incontro Mirco per un aperitivo e una chiacchierata fiume e mi schernisco facendo finta di non voler piluccare le noccioline e gli stuzzichini (salvo poi farli fuori tutti!), se ha mai messo tracce di me in una sua canzone. Considerata quest'amicizia cameratesca che ci unisce da un mucchio di anni e data la sterminata produzione musicale del mio amico cantautore bello e bravo, direi che io sono presente almeno....in un paio di cd! hi! hi!

Beh, tornando all'isola della Palmaria è una della tante cose belle, straordinariamente belle della mia provincia.
Come disse il poeta Francesco Tonelli una sera che ebbi la fortuna di recitargli accanto "dobbiamo essere grati ai nostri antenati per averci fatto nascere qua".

Mi sa che invece le generazioni che verranno non ci serberanno altrettanta gratitudine per gli amministratori che ci siamo scelti. Ecco cosa vogliono fare all'Isola Palmaria: http://isolapalmaria.blogspot.com/

07 dicembre 2009

sogni e desideri

Ho sognato un ampio cortile di sole, ma era il mio posto di lavoro.
E poi intorno portici con eleganti colonne di marmo bianco. Come in un chiostro.
E aiuole nel centro con rose e piccoli arbusti. Mirto. Lentisco.
E un gruppo di studenti, ragazzi e ragazze, che seguivano la dottoressa G. che di fatto lavora per la mia stessa amministrazione.
E arrivava nel sogno, nel sole, uno che spesso lavora con lei e mi dice "Sara, Sara! Preparati! Vanno a visitare il Roseto Ducale di Massa e la dottoressa G. vuole che ci vada anche tu!".
"Che bello!" penso nel sogno, e sono felicissima, ma proprio tanto! Non l'ho mai visto il Roseto Ducale di Massa! E'un posto così esclusivo, mi sa che fanno le visite su prenotazione e solo per gruppi speciali. Come questo. Che fortuna che la Dottoressa G. abbia voluto anche me!

Ah...il Roseto Ducale di Massa! Magari esistesse!

ad imperitura memoria

Autogrill A12 GE-LI Sestri Levante

bottiglietta d'acqua Panna 75 cl pgata 1,70


giuro: non acquisterò mai più in vita mia una bottiglietta d'acqua!!! (piuttosto, appena ho modo corro a prendermi un' utilissima borraccia in polibicarnonato)

04 dicembre 2009

che sonno!


Alla mia Apua non bastano tre cuccette imbottite e così approfittando di una portiera aperta, si precipita a schiacciare un pisolono



Bepo Pagnotta si accontenta di una cassetta della verdura!