31 ottobre 2010

40 anni (quasi)

Nell'imminenza del mio 40esimo genetliaco e soprattutto dato che fuori piove e non ho voglia di fare niente (tranquilla Tiziana ho già fatto una decina di talee di rose come ti avevo promesso) mi accingo a fornire alcune note biografiche della scrivente, considerando che 40 anni sono una serie lunghissima di giorni.


La sottoscritta nasce 1970 a Carrara, ma non nel monoblocco, nell'ospedale vecchio. La nascita nella capitale mondiale del marmo, caratterizza fin dagli albori la pertinacia del di lei temperamento.

A 9 mesi inizia a parlare e da lì in poi storicamente non si è più fermata un minuto.

All'età di 4 anni smette di essere tifosa del Milan, per abbracciare la fede bianconera.

All'età di circa 5 anni, nello studio del medico pediatra, ascolta per la prima volta a parola filosofia e comprende nell'immediato che è una cosa che non si sa bene a cosa serve e di sicuro non utile a trovare un'occupazione , nondimeno, anzi, proprio per questo, ne rimane fatalmente affascinata.

Convinta fin dalla più tenera infanzia del valore emancipatore dell'istruzione, a 7 anni insegna a scrivere alla sua prima gatta, una micia nera dal nome Pipissa.

Trascorre le sue estati infantili dai nonni a Battilana, dove le cugine più grandi ne corrompono irreparabilmente il gusto musicale facendole ascoltare anno dopo anno, l'opera omnia di Pupo.

Dopo i noiosissimi anni dell'istruzione obbligatoria, anche per far torto alle prof. delle medie che le suggerivano di iscriversi a ragioneria o alle magistrali, a lei che era bravina, mentre indirizzavano la tarpona della classe al liceo classico, opta proprio per il liceo classico, anche perché nel frattempo ha deciso che da grande farà la giornalista di Formula 1 e sposerà Nelson Piquet.


Si ricongiunge con quella precoce curiosità sorta nello studio del pediatra e dunque scopre la filosofia nell'interpretazione di Sant'Agostino proprio nel giorno del suo 17esimo compleanno.

Quando lei ha 20 anni in casa le nasce la gatta Puzzola, una superba norvegese che amerà smisuratamente per i 16 anni seguenti.

Ha 24 anni quando Berlusconi vince le elezioni per la prima volta, si allontana dall'Italia per un po'di tempo, partendo alla volta di Creta. Unici legami con la patria matrigna: un telo da mare rosso con lo stemma della scuderia Ferrari e un libro di poesie di guido Gozzano.

Dopo la laurea nell'attesa di trovare un posto congruo alle sue aspettative fa la boscaiola nel promontorio del Caprione, si specializza in creare piazzole di sosta e nell'abbattimento delle giovani acacie a colpi di penato (pennato).

A 30 anni inizia ad essere mantenuta in modo stabile dai contribuenti, prendendo possesso formale di quella piana che la sua gente custodisce da secoli. Lavora con imbarazzante entusiasmo, convinta di essere la padrona di casa e se qualcosa non funziona ne fa un cruccio personale.


A 36 anni sposa il più bell'uomo di Sarzana, organizzando una festa memorabile, con una percentuale di belle donne tra le invitate, che per troppa concorrenza viene rimandata pure l'apertura stagionale del Billionaire.

Interrompe una promettente attività di attrice tragica, quando interpretando Cassandra nell' Agamennone prende coscienza che i Troiani non vinceranno mai e piange lacrime vere per la sua città in fiamme.

La terza volta che Berlusconi vince le elezioni compra un guinzaglio nuovo, color arancio, alla sua adorata cagnolina Apua.

Dopo che negli ultimi 7 anni ha letto solo Gardenia, Il calendario dell'Ortolano, La tecnica degli innesti, La lotta biologica etc. decide di riprendere gli studi umanistici e di sperimentare nel contempo l'efficienza della linea ferroviaria Sarzana-Genova.

A breve verrà svelata la data del compleanno, non fiori, ma opere di Hèrmes.

30 ottobre 2010

A 17 anni...

Quando ero ragazza mi capitò di andare in gita con un gruppo di donne di Ortonovo niente meno che nel Principato di Monaco!
Eh che nostalgia per quelle gite di paese, per quelle corriere intere di signore corpulente che parlavano in dialetto e ti facevano morire dalle risate!
Ricordo una volta in gita con la Coop, mentre la corriera percorreva l' autostrada nei pressi di Parma, una signora richiamò l'attenzione delle gitanti, salutando a gran voce la fabbrica della Barilla innanzi al cui stabilimento stavamo transitando " la pasta che è in tutte le nostre tavole!!! nelle tavole degli italiani!!! la pasta che diamo da mangiare alle nostre famiglie!!!". Una gioia genuina, una scena che i pubblicitari se la sognano...
Nel corso della gita monegasca andammo a vedere una fabbrica di profumi dove il nostro gruppo muliebre beneficiò un itinerario guidato, con l'accompagnamento di una hostess e a fine giro era possibile anche acquistare profumi a prezzi molto vantaggiosi.
La tappa successiva della gita prevedeva la visita al palazzo dei Grimaldi, ma io preferii passare oltre: era estate, c'era il sole, altro che andare a rinchiudermi in un edificio, sebbene principesco! pensai che fosse decisamente più interessante vedere dal vivo quella fantastica città, che fino ad allora avevo potuto guardare solo in tv, quando venivano trasmesse le gare di Formula 1.
Ah! il Gran Premio di Montecarlo, la pista dove vincono solo i veri campioni!
E poi ... avevo 17 anni, vantavo capelli lunghissimi, un visetto carino ed esibivo generose scollature, volevo certo vedere in giro, ma desideravo soprattutto farmi vedere!
All'epoca ero formosetta, con quei kg in più che mi rendevano diversa dalle mie coetanee e mi facevano sembrare più grande, ma a 17 anni dimostrare di più è quasi motivo d'orgoglio.
Mia zia che mi accompagnava in gita era un po'perplessa, ma poi mi lasciò andare e fu così che di lì a poco mi ritrovai da sola a camminare lungo un molo, davanti a una sfilza di yacht pazzeschi, di barche quali non ne avevo mai visto nel nostro fiume Magra, dove all'epoca c'erano solo le barche di pescatori di muggini e pesci ragno.
Ho vaghi ricordi di quel giorno, rammendo il mio rossetto d'un rosa intenso, i miei tacchi, le occhiate dei marinai degli yacht, i complimenti in idiomi diversi che accompagnavano quella mia passeggiata, lontana poche centinaia di km da casa, ma di fatto in un mondo agli antipodi di quello che conoscevo io. I banchi del liceo classico, la discoteca Alhamabra , il mercato del giovedì a Sarzana come evento catalizzatore di un'intera vallata, le canzoni di Vasco Rossi alle feste di compleanno...
Uno fu più audace degli altri. Scese dallo yacht e mi fermò sul molo parlandomi in inglese e mi invitò a salire per bere una una coca cola sul suo yacht . Era uno yacht enorme. Io ristetti un po'incerta, da una parte ero curiosa di poter salire un una barca del genere , però avevo 17 anni e una comprensibile paura di restare in compagnia di un uno sconosciuto, che poi era tanto più grande di me.
Credo di aver reso partecipe quel signore dei miei timori, così che lui cercò di rassicurarmi a più riprese, dicendo che c'era pieno di polizia che controllava i dintorni: mi convinse e dunque considerando che nella vita non mi sarebbe più capitato di salire su uno yacht e che alla mal parata potevo lanciarmi in mare. E dunque salii per la mia indimenticabile coca cola sorseggiata su uno yacht ormeggiato a Montecarlo!
Mi fermai poco tempo, restando ovviamente solo sul ponte dello yacht, senza che l'imbarazzo mi venisse meno: lui si chiamava Kostas, era greco e di mestiere "costruiva le navi" e aveva la giurassica età di circa 5o anni. Non mi disse niente di sconveniente, capii che lo lusingava il fatto che fossi italiana e mi invitò ad andare a trovarlo quando c'era il il Gran Premio.
Chiacchierammo un po', ma io avevo fretta di congedarmi.
Ho conservato per anni il biglietto sul quale in bella calligrafia mi appuntò i suoi recapiti, come ricordo di un pomeriggio speciale, con il sapore di un racconto in stile Grand Hotel, un sentore di proibito non già nei contenuti, ma nel contesto: c'era un uomo molto ricco, molto più grande di me che voleva la mia compagnia. Io sapevo che era una cosa sbagliata.

29 ottobre 2010

ceratostigma plumbaginoides

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l'ho acquistata lo scorso anno e durante l'inverno l'avevo data per morta. Invece questo piccolo arbusto è rispuntato ed è cresciuto generosamente per tutta l'estate. Adesso è pieno di piccoli fiori blu che rallegrano in modo timido, quantunque insolito, la stagione che avanza.

26 ottobre 2010

La solitudine

Passo al volo in giro in bici per Sarzana. Faccio semicerchio nella piazza sotto il cielo d'autunno, tra foglie che cadono e i piccioni, bambini che corrono e signore dell'est sedute sulle panchine nella pausa del primo pomeriggio.
Lo vedo, elegante e distinto, e ci incrociamo per un attimo gli occhi. Da un po'di tempo mi pare invecchiato oltre misura. Poi io volgo lo sguardo altrove. Lo so che vorrebbe scambiare quattro chiacchiere, ma ha solo quel suo cagnetto di razza, pure lui carico d'anni.
Ricordo i primi tempi in piazza con Apua, quando lei, la mia volpina cicciottella cercò per giocare quel suo piccolo cane e lui lo richiamò con fermezza. Mi spiegò che non voleva che il suo cane giocasse con gli altri cani, perché il suo cane era pulito, gli altri cani non si sa, hanno le malattie, le zecche e dunque lui non voleva che il suo cane stesse con gli altri cani.
Io ci rimasi male. Sono una persona espansiva, socievole, ma tanto rigore mi intimorì. Apua tenerella tirò innanzi, mentre lui, quel piccolo cane con tanto pedigree e nessun amico, la guardò con uno sguardo di nostalgia infinita.
E così sono passati gli anni e li ho visti sempre soli, lui e il cane.

Apua ed io invece insieme abbiamo conosciuto il mondo.
Ci fermiamo con quel pensionato che ci racconta delle sue figlie, oppure non so come, riusciamo a parlare con quella signora anziana rumena, anche se lei non conosce l'italiano e io non conosco il rumeno, ma sarà che Apua è un ex randagia di Bucarest e conosce quel linguaggio d'amore per gli animali che oltrepassa le nazionalità e le differenze linguistiche. E che dire della Sabry, che incrociandoci a spasso con i cani, siamo poi diventate amiche?
E tutti gli altri e le altre, che incontriamo nel nostro quotidiano di giri con i nostri amati cani, che si scambiano, zuffe, pulci, abbaiate e bacetti, mentre noi "padroni" chiacchieriamo.

Mi dispiace per quegli altri due che non partecipano delle nostre relazioni d'amicizia, più che altro mi dispiace soprattutto per il cane, perché noi bipedi in qualche misura siamo responsabili della nostra solitudine.

[Green Hill] Che cos'è Green Hill?

[Green Hill] Che cos'è Green Hill?

Ci sono cani che stanno come dei principini nelle nostre case.
Ci sono cani che aspettano in un canile una sorte migliore.
Ci sono cani come i beagle di Green Hill .


20 ottobre 2010

Istinto primario


...rientro in treno da Genova. Faccio alcune cose. Ridacchio. Chiudo gli occhi. Mi ripasso la cipria e il rossetto. Leggo un libro su come mantenermi giovane e bella. Guardo il paesaggio. Il retro delle case, i giardini lungo la ferrovia. Le straniere in vacanza alle Cinque Terre. E con un pizzico d'invidia penso che piacerebbe anche a me essere un po' straniera in vacanza.
A un certo punto cambio treno. Un ennesimo regionale.
Mi piglia un sonno, ma un sonno irresistibile, eppure alla stazione di cambio ho appena preso un caffè.
Abbiocco.
Certo, mi sono svegliata presto, ma le 6,30 è un orario dignitoso, perdindirindina!
Scendo a Sarzana e sono ancora in stato soporifero e dunque opto per un altro caffè, ma d'orzo, al bar di Dodo. Anche per far vedere agli amici del bar la mia bella borsa. Anzi, con una borsa così, non posso certo andare a rintanarmi a casa.
Faccio un salto in un negozio in via Mazzini, giusto per un'occhiata. Poi mi dirigo verso via Bertoloni per scorrere le vetrine. Ma mi sento stordita. Per essermi alzata alle 6, 30?! Da non crederci!
E son lì che indugio camminando, quando lo sguardo coglie due o tre ragazzotti che seduti uno scalino, sgranocchiano focaccine e bombolotti, una visione che mi provoca un moto primario, inequivocabile, deve essere una questione di filogenesi , e al primo istante in cui poi mi evolvo a uno stadio di consapevolezza, mi ricordo che ho pranzato con mezza focaccina e un succo d'albicocca!!!
Penso che si, dovrebbe essercene uno qua , ho una vaga idea, un banco, un forno, entro e chiedo una pizzetta e una focaccia: ora si che può ragionare!

19 ottobre 2010

Real age

Ho fatto un test e a fronte di un'età anagrafica di anni 39,9 la mia real age si attesta sui 36.3

Con buona pace di un eccellente corredo genetico (a parte quei miei antenati-parenti che abitavano nel paesino di Battilana, detti della razza dei matti, perché pare che avessero il vizio nottetempo di mettersi addosso delle lenzuola per andare in giro a spaventare la gente, a guisa di fantasmi...).

Speravo meglio. Poi voglio dire, si vede, che me la cavo bene, no? NO?!?
Ok, lo so, non dovevo fumare, tanti, troppi anni di un vizio stupido li paghi, anche se non è mai tardi per smettere di fumare.

Quello che non ho capito, stando al test è perché se guidassi un auto grigia metalizzata camperei di più...ma vuoi mettere una Panda con il colore blu del cielo?

15 ottobre 2010

Se fosse stato un rumeno...breve riflessione sugli innocenti picchiatori e i giustificazionisti

E' vero, come sostiene Cielo, non ci siamo fatti mancare proprio niente, in questi giorni di innocenti picchiatori!

E se fosse stato un rumeno a scavalcare la fila davanti al tabacchino?
Vengono a casa nostra a fare i prepotenti!
E lei fosse stata un'italiana, che legittimamente reclama il diritto di chi è in fila, di chi rispetta le regole?
Se vieni a casa mia non fai come vuoi, rispetti le mie regole!

E se la signora, parliamo sempre di un'italiana, un'infermiera che magari ha appena concluso un turno dove si è fatta un mazzo così, non avesse voluto tacere innanzi a quel sopruso , ma com'è probabile nel rimproverare il maleducato, si fosse pure beccata un insulto?Niente di più facile no?
Per loro le donne non contano niente!Sono violenti con le donne.

Che dialogo ci può essere stato tra i due, se lo immaginano i giustificazionisti che dicono che è stata lei a provocarlo, perchè è stata lei a menare le mani per prima...

"Mi sei passato avanti in fila!" "Oh, scusi gentile signora, sono profondamente desolato, le chiedo umilmente perdono..."

E'così improbabile il fatto che una donna se insultata reagisca con un ceffone?
Una deve limitarsi a subire prevaricazioni ?

Anche perchè poi di quel dialogo noi non sapremo poi molto di più di quanto ci ha detto lui, dubito che lei potrà raccontarcelo...


E dunque se fosse stato un rumeno a mandare in fin di vita con un pugno un'italiana, quanti sarebbero disposti a fare i giustificazionisti?
E dopo soli tre giorni dall'arresto fosse messo ai domiciliari?

A me pare che nella realtà, sia stata complessivamente una storia permeata da razzismo e da maschilismo: a quella poveretta il doppio torto di essere rumena e donna.


medicaMente

Vado dal medico. Dribblo due informatori farmaceutici e un signore corpulento sulla sessantina che aveva provato a fregarmi il turno: si era già seduto alla scrivania del dottore quando gli intimo che sta a me, allora cosa l'ho chiesto a fare chi è l'ultimo se poi ognuno che arriva si intrufola?
Mi offre man forte una bella signora bionda dall'accento straniero, tutta vestita in pelle, dallo sguardo duro, stile dominatrice sadomaso, la quale afferma piuttosto spazientita che lei non vuol perdere tempo e che dopo di me c'era lei, così che io rimarco pubblicamente innanzi all'agorà della sala d'aspetto, che è vero che prima tocca a me e poi la signora, è così che ci si comporta in democrazia, insomma l'abusivo non può fare altro che uscire dallo studio medico e lasciare campo libero alla sottoscritta.

Ecco!
E dunque confido il mio problema al medico: mi fa male lo stomaco quando mangio i formaggi molli, quelli stagionati invece no, e quando mangio le lasagne con la besciamella.
Sono stata malissimo due volte per colpa delle lasagne con la besciamella, non è che mi farà male la besciamella? Devo fare un po'di analisi?Sarò intollerante alla besciamella? non devo più fare colazione con pane burro e marmellata?

E lui: "esami?! che esami vuoi fare? una gastroscopia? vuoi fare una gastroscopia?"
Come dire, no che non la vuoi fare. E infatti io dico NO e faccio segno con la testa "no, no la gastroscopia".

"Se ti fanno male i formaggi molli e la besciamella allora non li mangiare! Mi sembra logico, no? Perché devi continuare a mangiare una cosa se sai che ti fa male?".

A pensarci bene....


11 ottobre 2010

Letture fumose

Oggi finalmente approfitto della voglia di fare un giro in bici e dell'impellente necessità di acquistare una tovaglietta chic per le ciotole di Apua e vado in centro. Mi porto dietro due libri nuovi per farne dono alla civica biblioteca.

Un libro è un manuale di giocoleria: ho quasi 40 anni e prendo atto che non sarò mai un giocoliere, mi devo accontentare di tenere in equilibrio 3 palline colorate a spicchi gialli, rossi e blu, ma devo rinunciare per sempre al mio sogno di far ruotare le torce infuocate nelle notti di plenilunio durante le feste della Luna. (Ah, le feste della Luna! prima o poi devo scrivere qualcosa al riguardo...)
Non è che pensassi di diventare un giocoliere in virtù della lettura di un manuale, però mi poteva essere utile, almeno così pensavo...

Il secondo libro del quale ho fatto meritoria opera di beneficenza è un manuale di pseudo-psicologia, sulla cui copertina troneggia una foto della pseudo-autrice tutta tette e extension: me l'hanno rifilato, cioè no, volevo dire, me ne fecero generoso omaggio quando tenevo letture pubbliche di poesie.

Intermezzo di riflessione obbligata: ho avuto una vita interessante per una che è nata e cresciuta in un posto in cui gli autobus non hanno il numero, ma solo il nome del paese verso cui sono diretti.

E arrivo in biblioteca e da fuori vedo sul terrazzino un numero imprecisato di adolescenti che stanno fumando. C'è sempre gente su quel terrazzino. Cioè ci sono sempre ragazzi a fumare. Mentre chiacchierano tra loro o parlano al telefonino.
Ai miei tempi fumavamo dentro la biblioteca. Avevamo una stanzetta nostra. Eravamo sempre i soliti e ce la tiravamo pure. Eravamo gli habitué della biblioteca, perché fondamentalmente ci andavamo per poter studiare mentre fumavamo.
Questi invece stanno fuori sul terrazzino per fumare, e mi tocca farmi largo tra il loro assiepamento per recarmi dentro l'edificio, mentre mi arriva insopportabile l'odore di fumo. Sul pavimento del terrazzo e sulle scale, cicche ovunque.
Ecco no, ai miei tempi, una cosa così, proprio no.
Però secondo me anche per i ragazzi di oggi, quella di andare a studiare in biblioteca è sempre una scusa buona per poter fumare.


09 ottobre 2010

Autunnalia 2010_ovvero di fiori, di piante e altre meraviglie

Autunnalia inizia per tradizione con una rosa solitaria che si staglia verso il cielo...
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stagione complessa l' autunno, a tratti spuntano i nasturzi, come se fosse primavera
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anzi, un tripudio di ipomea fa credere a tratti che sia ancora estate
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ma le foglie del ricino invece si colorano dei toni d'ottobre
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A te piace l'autunno, gatta Sissi?Tu sei così giovane gatta Sissi...
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e forse l'autunno, nella sua dolcezza, invece si apprezza quando si ha qualche anno di più. L'autunno come una delle ennesime gioie che la vita sa riservarci, anche quando viverla è stato per tanto tempo un percorso impegnativo, come nel caso del nostro Bepo
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a proposito non sarà ora che gli cambiamo nome e come ci ha suggerito una bimba, lo chiamiamo Fiore? Il gatto Fiore!
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Fiore, fiore!
beh, di bello in giardino non ci sono solo i fiori. Ed anche nella vita, ci sono cose che apprezziamo per la loro armonia, per la loro raffinatezza...
Cosa ne pensi gatta Sissi di questa euforbia characias?
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A frequentare belle persone, s'imparano ad apprezzare cose belle.
Di nostro ci mettiamo una solida tradizione contadina
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un instancabile apprezzamento per i frutti che Madre Natura riserva, anche quando abbiamo qualche dubbio che siano commestibili, come questi della passiflora cerulea
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stamani vedendoli ancora bagnati di rugiada, ho pensato che sembravano delle uova...
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uova? ho detto uova?! UOVA?!!
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Che bello abitare in campagna! io la considero una fortuna, sai gatta Sissi? e mi piace quando tu mi accompagni durante i miei lavori, che giochi con una foglia, o annusi un piccolo arbusto, perchè in giardino come nella vita, non saprei stare senza la compagnia di voi quattrozampette!
Apua

07 ottobre 2010

Bellissima!

Lì per lì ho creduto che fossero padre e figlia, se non altro per una questione anagrafica.
Lei scattava foto una dopo l'altra e chissà cosa vedeva poi dietro quegli occhiali da sole.
Sui 22, 23 anni. Alta, bionda, con i capelli lisci, come una Barbie. Russa. Quando si è tolta gli occhiali ho visto due occhi verdi intensi.
Ma a fatica sono riuscita a cogliere un'espressione originale sul suo viso, ed è stato un vero peccato, perchè quando ha abbozzato un mezzo sorriso da ragazzina, mi è sembrata ancora più bella.
Tanto che le ho regalato una grande, sensualissima, rosa rossa, strappandola con le mie mani e cavandole le spine prima di porgerla a lei.
Ma è con lui, con il suo compagno che ho passato quasi tutto il tempo, ed è stato un interlocutore attento, assennato, rispettoso del mio sapere, astenendosi dall'interrompermi con domande un po'infantili come fanno tanti.
E io che cercavo, di parlare lentamente, in modo che anche lei capisse, sebbene se non so quanto le interessasse apprendere di date, di re longobardi, di vescovi in fuga, o quanto le piacesse invece bearsi della vista di tutte quelle cose belle che ci trovavamo innanzi. Comprese le piante di olive lì nelle piana, che hanno destato il suo entusiasmo, al pari di un gattone bianco, enorme,che dormiva sulle antiche mura.

Ad un certo punto lei gli ha dato la digitale e lui si è messo a farle le foto. Già perché lei è una modella. E lui invece di mestiere fa il ricco, così che mi ha accennato alla "barca"e al suo enorme giardino, ma senza spocchia.
Bruttino eh...e pensare che io quando avevo l'età di lei mi fidanzavo con dei bonazzi a 5 stelle!
Essere bellissime forse pone anche degli obblighi, cioè bene o male ci sia aspetta che una strafiga si accompagni a un uomo ricchissimo, anche se non è proprio un Adone, le donne normali come me (quantunque affascinanti) invece non hanno il problema di affrontare corteggiatori miliardari e quindi sono libere di amare chi gli pare e piace.

adsuetmque malo Ligurem

Io amo il mio posto di lavoro, cioè amo il luogo fisico in cui esercito l'attività di operatrice del pubblico impiego. Il mio posto di lavoro è il mio immenso giardino e io mi muovo da un capo all'altro come se fossi una principessa e fossero mie le montagne intorno, le distese verdi dei campi, con gli ulivi abbandonati e maestosi, la madre Apua bianca sullo sfondo, mentre da un lato mi arriva a tratti, in certi giorni, anche il profumo del mare.
Anche se da un po'di tempo sto avvertendo un po'di uggia, perché 10 anni, in un quotidiano che si ripete, sono un po'troppi per un'irrequieta gozzaniana. Cioè mi sento limitata anche nell'ordine dei problemi che devo affrontare, non mi sento stimolata nell'applicare le mie qualità migliori.

E così ieri mi sento chiedere da una coppia di utenti: "perchè gli ulivi che avete qua hanno le olive così piccole?".
Ecco, cosa rispondere?ferita nell'orgoglio di piccoli produttori di olio eccellente, quali siamo in tanti da queste parti.
E quelli insistevano "le olive, quelle con cui ci si fa l'olio..."
E toh, guarda che ora credevo che ci si facesse la birra....

Passato l'iniziale momento di sbigottimento, cioè questa non è un'azienda agricola,non so se ve ne siete resi conto, rispondo "perchè sono piante che non vengono potate da anni, per questo hanno tantissimi rami e fanno tantissime olive, ma sono piccole. La potatura serve per garantire la selezione, si fa anche con gli alberi da frutto, in modo da averne meno frutti, ma più grandi...".

Quando le racconto poi mica ci credono...

02 ottobre 2010

Talea di rosa sconosciuta



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Non so che rosa sia , di sicuro non è una Queen Elisabeth: non è che ogni rosa di colore rosa sia per forza una Queen Elisabeth!
Bene inteso la Queen Elisabeth è una rosa meravigliosa, fortissima, sopravvive al caldo, alla neve, alla siccità etc. è la classica rosa rosa che spopola in tantissimi giardini, che semmai poverina, se spesso è sgraziata è perchè viene potata in modo vergognoso.

01 ottobre 2010

superficie 313

recupero di un vecchio post: in rosso i contenuti mancanti nella versione originale

Le discoteche cambiano nome, almeno alcune e sono un po'le solite, perchè quelle storiche non cambiano mai. Presumo che nelle intenzioni dei gestori ci sia la volontà di palesare nel nuovo nome un cambio radicale del locale in modo da attirarvi un certo target di clientela. Come dire fino ad ora qua c'erano solo avvinazzati molesti e racchione, d'ora in poi ci incontrerete solo capitani d'industria e top model. Invece ci ritrovi gli sfigati di sempre.
Di certi locali ho francamente perso il riferimento già dopo il primo giro di nome. Ricordo la Cicala con grande nostalgia, mi pare, ma non sono sicura che poi divenne Vogue ma era già un posto triste,per universitari, o bamboccioni come si direbbe oggi, adesso non so come si chiami. Cantò credo solo un paio d'estati la Cicala, ma fu un canto divino il suo, piuttosto estatico direi. Si, insomma, c'era molta affettuosità : ci vogliamo bene, tu stai bene, come state bene insieme. Credo che fosse l'uso diffuso di prodotti sintetici dei quali la sottoscritta non ha mai fatto uso per il terrore di rimanere flashata, cioè scema.
Confesso che in Cicala onde evitare ripetuti palpeggiamenti da parte di sconosciuti di ambo i sessi, era più raccomandabile stare fuori in giardino, ma nondimeno ho il ricordo di un posto pieno di gente interessante, bei fanti, bellissime ragazze, un ambiente spinto per taluni aspetti, complessivamente pacifico e dionisiaco.Mi manifestava le sue perplessità un addetto ai lavori rammentando che un tempo, quando si entrava, si pagava e zitti.E le discoteche erano piene zeppe.
Poi arrivarono i p.r., le cubiste, le riduzioni, le liste, una marea di gente a ufo, la competizione con i discobar etc.
Aggiungerei io: una volta andavi in Canniccia e c'erano tanti bei fanti del Forte e di Viareggio, che indossavano giacca e la cravatta con disinvoltura. Ah la Canniccia fine anni '80 si che era un posto chic, mai una rissa, mai un avinazzato, era un posto da grandi! Poi Fiorello sdoganò, era l'inizio degli anni '90, quelle orribili giacche color salmone, unitamente al codino e all'orecchino e fu la fine: passavi sul lungomare il sabato sera e ne contavi a decine di soggetti conciati così.
Quel periodo di malcostume collettivo, di brutta musica, la famigerata "house" segnò la fine di un locale storico, la Superficie 313, detta semplicemente Superficie.
Un passo indietro. Domenica pomeriggio nella pista-afro dell'Alhambra, incontro un mio amico,Davide di Molicciara: lui ha 21 anni e io ne ho 16-17 , ragion per cui lo vedo come uno "grande", portatore dunque di un vissuto che sfuggiva a noi minorenni. Mi dice che è stanco perchè la sera prima è andato in Superficie. Come se mi avesse detto "ho scalato la vetta del Boro-Naustro", che io non so dove sia, ma faccio finta di saperlo, che son pivella ma non voglio darlo a vedere.
Poi ci andai finalmente anch'io in Superficie, la prima volta con la Laura e decidemmo addirittura di passare la notte intera sveglie e il giorno dopo (domenica di agosto!) di recarci a Pisa in treno. Come ci venne l'idea della veglia notturna e della gita a Pisa non me lo so spiegare, ma avevamo poco più di 18 anni e il mondo era nostro. Qua il post s'incarta: praticamente il sabato sera andammo in Superficie e una volta rientrate a casa mia stemmo sveglie tutta la notte e alle 7 di mattina pigliammo un treno per andare a Pisa. A zonzo. Cosa fanno due ragazze di 18 anni a zonzo? Conoscono dei ragazzi! Cos'altro si fa a 18 anni?Andare in Superficie era come essere partecipi di un segreto iniziatico. Intanto la strada a Lido di Camaiore, che non la trovarvi se non dopo essere passato obbligatoriamente almeno tre volte nei due sensi, davanti alla Inkaba, nota fabbrica di giocattoli. Quindi un passaggio a livello rigorosamente abbassato, nella notte in mezzo alla campagna, per un lasso di tempo imprecisato e poi finalmente arrivavi. Credetti di essere precipitata dentro un libro di Herman Hess: Il lupo della steppa, lettura di agosto 1989. A settembre fu la volta di Siddartha.
Cosa ci fosse là dentro non posso raccontarlo, perchè non renderebbe a parole dar ragione di quelle auto d'epoca parcheggiate in giardino, all'interno accanto alla pista. Per quella musica vera che ancora si poteva ascoltare e per quell'umanità varia, bizzarra, toccante che si poteva incontrare là dentro. Giganti modello skin heads dal cuore di burro, dark ai visti, dai capelli così sparati che all'epoca si iniziò a denunciare il buco nell'ozono, con tutta quella lacca, cattivissime ragazze punk che però erano simpatiche,che se chiedevi da accendere c'era chi ti diceva se volevi un tiro di canna...no guarda ti ho chiesto da accendere e toccava pure insistere.
Era un posto per pochi che resistevano, la Superficie 313.
Per quelli che non capitolavano al codino e all'house.
Era " a walk in the wild side" e "the dark side of the moon".
Poi chiuse, o meglio diventò il Kama.