Dioniso si guardava allo specchio e vedeva quella bella immagine di giovane riflessa e perplesso si chiedeva"sono io?". Stava cercando la sua identità, il suo ruolo tra gli dei. Lui non era uno come Ares, come Ermes, insomma di quelli che fanno buon viso a cattivo gioco e tutto sommato si accontentano di un ruolo definito. Non sapeva però cosa fare di preciso e non è che uno può stare nell'Olimpo a scrocco, senza esercitare una funzione.
Allora andò da Zeus che era il direttore amministrativo dell'Olimpo, il quale gli disse: "ragazzo non è più come una volta che uno diventava dio a tempo indeterminato, sono tempi difficili questi! voi giovani vi dovete un po'impegnare! lo so che tu passi il tuo tempo a chiederti "sono io?", ma io non ho tempo per occuparmi delle tue questioni! tu inventati un ruolo e io vedrò cosa si può fare".
E Dioniso sempre un po'triste per la verità, lasciò l'ufficio del direttore amministrativo e prese ad andare a zonzo per l'Olimpo.
E prese a girare tra le dee il figlio di Zeus e per prima incontrò Afrodite e a lei chiese se poteva indicargli un ruolo divino. "Ma qua siamo già in tanti, non è che esattamente abbiamo bisogno di nuovo personale. Io al massimo potrei offrirti un posto da acconciatore celeste: come te la cavi con phon e spazzola?". Si crucciò il figlio di Zeus e allora lasciò a malincuore la bella e capricciosa Afrodite, per presentarsi al cospetto di Atena. All'algida dea della sapienza il figlio di Zeus chiese un suggerimento, aveva bisogna di sapere in che ruolo collocarsi e darsi una risposta alla domanda "sono io?". Ma il colloquio con Atena lo lasciò peggio di come l'aveva trovato e non poteva essere altrimenti, come avrebbe potuto capire, lei, la fiera dea vergine i turbamenti del dio dell'ebbrezza?
Vide la dea Flora e suo malgrado non fece in tempo a nascondersi prima che lei lo chiamasse,"accipicchia!" pensò il giovane dio,"Flora ha sempre qualche faticaccia da farmi fare in giardino, di questa stagione poi fa così caldo...". E così stava per filasela, ma Flora che si era accorta del sotterfugio del Bromio, lo chiamò a gran voce perchè aveva bisogno del suo aiuto: "Da sola non ci riesco! per favore, dammi una mano! Gli dei amano tutti ornarsi di fiori, ma poi il mazzo me lo devo fare io". S'incrinò quasi di pianto la sua voce e Dioniso sapeva che aveva ragione, sapeva delle sue aspre battaglie con il direttore amministrativo dell'Olimpo per governare al meglio quel giardino splendido, sempre un po' ridotto in male arnese e le si fece accanto mentre lei indicando in lontananza tre ninfe paffute che dormivano sotto un lauro e disse stizzita: "Vedi? tre fannullone!".
E allora Dioniso si inginocchiò a terra per aiutare Flora nella semina delle biennali , la digitale purpurea, la malvarosa, le campanule:"Ma perchè semini piante che fioriranno il prossimo anno?" chiese il Bromio con le mani sporche di terra. "Perchè mi piace aspettare" rispose pacata la dea dai guanti color glicine, che sognando a occhi aperti già si vedeva svettare innanzi ai suoi occhi, lunghi steli fioriti di mille colori.
"Beata te Flora, che sai già cosa ti aspetta il prossimo anno, io non lo so. Sono così confuso...". E continuò "l'Olimpo è il mio paradiso, ma è anche la mia prigione e poi Zeus vorrebbe che mi dessi un ruolo definito, ma io non so cosa fare. Ho voglia di partire Flora, ho voglia di andarmene ma ho tanta paura!". Ora era il giovane dio ad avere lo sguardo smarrito.
"Anch'io ho paura, Bromio", gli rispose Flora. "Ho paura ogni volta che devo mettere a terra una pianta o cambiarle di vaso!Ho paura che muoia!" Rise e riprese "Davvero! Non mi credi?" Si, forse le credeva il figlio di Zeus, ma non gli sembrava una faccenda poi così importante.
E allora Flora prese un vaso e ne estrasse la pianta che venne via con il pane di terra tutto attaccato. Le radici bianche erano tutte schiacciate in circolo :"Vedi io ho paura, ogni volta nel mio cuore è una scommessa, ma a un certo punto devo farlo per forza! il vaso è insufficiente, la pianta non ha più sostanze nutritive, le radici sono congestionate, come posso sperare che cresca bene, che venga bella?! Non può stare in un vaso così piccolo! O se ce la lascio, ci sta male!" e parlava animatamente la dea, proprio perchè per lei, cambiare vaso o dimora alla pianta era fonte di preoccupazione. "Ma poi dopo sono sicura che starà meglio, non più costretta, seguirà la sua natura!" e sorrise al Bromio la dea. "Che pianta è?" le chiese, mentre lei separava con un soffio i semi della digitale "Non lo so, ma so che viene da posti lontanissimi, luoghi di bellissimi pieni di colori, sfavillanti di piante di ogni tipo,delle forme più insolite e affascinanti che qua ce li sogniamo...Potessi averne degli altri!"concluse un po'amaramente ora che la calura stazzonava impietosamente i giardini dell'Olimpo, a lei cari più della vita stessa, ma tutto sommato in certi momenti un po'aridi e brulli.
Si rialzò in piedi il dio e Flora vide che era proprio bello. "Ti porterò tanti semi! E se non sarò io, farò in modo di farteli avere tramite Ermes!" la rassicurò felice. E si congedò da lei. E da tutti gli dei. E partì.
Perchè anche l'Olimpo può essere come un vaso angusto che soffoca l'esuberanza vitale di un giovane dio.
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2 commenti:
E solcherò il tuo corpo come fossse terra...
...Poi costruirò una serra
intorno al tuo sorriso
farò della tua vita
un altro paradiso ...
...Poi spargerò il mio seme
nella tua verde valle
e aspetteremo insieme
che venga primavera .
Che bella questa vita ....
..''giardinicola'' !
Beh io non l'avevo letto, e mi ha fatto piacere leggerlo ora, quindi ben vengano le tue repliche!
buona domenica
viola
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