25 ottobre 2011

Una volta lì c'era il bar Mario...

...l'han tirato giù tanti anni fa. E c'era sua mamma Lina, una signora anziana, magrissima e che quando arrivava una telefonata per qualcuno, dato che il telefono domestico era rarissimo,usciva fuori e si metteva a gridare il cognome. Del resto la privacy non era considerata un bene da custodire e anzi c'era molta vita comunitaria.
Si andava a far la spesa "in cooperativa", cioè alla Coop e la commessa faceva i conti a mano.Si chiamava Rina e me la ricordo, bionda, ricciola, un po'grassoccia, eternamente "signorina". Quando doveva togliere la mondiola dall'affettatrice, faceva l'appello a chi ne volesse ancora, così che dopo, se uno si ricordava che voleva la mondiola era meglio se ne stesse zitto e pigliasse il prosciutto, perchè lei era capace di farti una di quelle parti...
I biscotti che si comperavano alla Coop erano in genere le marie o i savoiardi. La nutella era un bene prezioso da centellinare, così che mio fratello ed io andavamo volentieri a far merenda da nostra cugina Silvia, figlia unica e inappetente, i cui genitori cercavano di sforzare proponendogli merende più invitanti, rispetto al pane-olio-e-sale che toccava quotidianamente a noi.
Il capo della Coop passava ogni tanto in bottega, alto, robusto,calvo, ovviamente era una figura di una certa autorevolezza e lo chiamavano Lucianon.
Accanto alla bottega c'era "il macello", cioè la macelleria dei miei nonni Elia e Nandino. Mio nonno andava al mercato di Modena a scegliersi le bestie, litigava un paio d'ore con il venditore, faceva la finta di volersene andare, "il sensalo" lo faceva tornare, che senza "il sensalo" pare non si potesse far niente e una volta siglato l'accordo con una stretta di mano, non si poteva tornare indietro. Le bestie gli venivano consegnate da un camion che arrivava ogni tanto nella notte e mi pare di rivederlo ancora quel passaggio notturno e silenzioso di bovini nell'aia di casa mia.
La verdura la vendeva un negozio lì vicino, accanto alla pettinatrice. Oltre il negozio di mobili.
Dietro l'angolo, la merceria della Anna. Il latte lo andavamo a comperare di sera, portandoci la bottiglia da casa,da dei contadini che avevano le mucche, e avevano pure un cognome, ma dato che venivano da Massa, tutti li chiamavano "i massesi", onde rimarcarne la provenienza extraortonovese.
La frutta invece la vendeva a cassette un contadino che si chiamava Nello. Ti consegnava a casa una casetta di kaki portandotela con il motorino.
Ogni tanto passavano l'arrotino e il fioraio che gridava "Donne! donne! c'è il fioraio!" Luca ed io ci siamo diverti chissà quante volte a ripetere quel grido affacciati sull'Aurelia all'indirizzo delle signore che andavano a fare la spesa.
All'epoca fumavano quasi tutti solo le MS . Anche le donne.
Non è solo nostalgia della mia infanzia, è il senso di essere stati fregati, soprattutto e non solo, anche economicamente. Intanto non c'è più quel tessuto di luoghi quotidiani in cui incontrarsi, è rimasta giusto la Coop.
Quando i piccoli negozi uno dopo l'altro hanno iniziato a chiudere, ma non abbiamo risparmiato di più, e di sicuro non abbiamo acquistato prodotti migliori, nel caso ci siamo fatti lusingare da tante cose superflue e ora che guardiamo ridendoci sopra le vecchie pubblicità di quel tempo e pensiamo che una volta eravamo proprio ingenui...
Come se fossimo stati furbi invece a passare dal latte dei massesi a quello della Parmalat!
(post di risulta)

11 commenti:

Adriano Maini ha detto...

Dalle nostre parti, da sempre troppo lontani dai grandi centri, il ricordo in parallelo che mi viene più evidente é quello delle bottiglie del latte, perché qualche mucca alla bisogna veniva pur tenuta. Altre cose non c'erano. Oggi é tutto livellato. Anche da noi. Ma, scusa, mi viene da dire che, fatti due conti a palmi sulla tua età, da un lato la tua memoria di bambina é eccezionale, dall'altro che forse qualcosa di più arcano nella tua zona é sopravvissuto abbastanza a lungo.

marco de carolis ha detto...

Di mio gusto.
E comunque bello.
Ciao Sara

Macy ha detto...

Ero una bimba fortunata, la bottega era della mia nonna; alla nutella si preferiva il pane-burro-e-zucchero; Le mucche le aveva solo un macellaio quindi il latte arrivava in strani contenitori triangolari. C'erano prati e piante da frutto e si facevano i fucili con le mollette da bucato.
Le officine facevano rumori e scintille,
ed il fiume era terribilmente inquinato dal cromo.
Ora ci è rimasto solo il cromo.

Unknown ha detto...

in questi giorni ingarbugliati stavo pensando come te a posti dove c'era l'erba ed ora c'è una città, (purtroppo una città senza piazze, senza negozi, senza panchine, senza autobus, anzi 19 città...) e mi dicevo: se perdo la memoria di quel prato, quel prato davvero NON esisterà mai più. fai bene a raccontare la tua memoria, magari non si torna indietro, ma si va avanti con la consapevolezza di quello che abbiamo perduto o scambiato con quello che c'è.

enzo ha detto...

Spesso frugo nei ricordi, sento la manca quasi di tutto.
Delle botteghe e delle corse in bicicletta sui marciapiedi, le partite a pallone per la strada, in via Toti, le scorribande nei campi vicini dove si approntavano fuochi per merende a base di salsicce comprate da Bruno il macellaio.
La mia casa era un palazzo con sei+sei appartamenti, suddivisi in due scale, la parte "nobile" e quella "non nobile", noi eravamo fra i secondi.
Il lattaio passava da direttamente da casa, vivo ancora quel momento: suonava da giù, si apriva l aporta delle scale e ad alta voce: "Latteee!". Capitava spesso che fossi l'incaricato del rifornimento, prendevo la pentola del latte e sull'uscio il lattaio tuffava un suo contenitore di alluminio da mezzo litro in un grande barile di alluminio, quello classico dei lattai. Tre volte lo tuffava nel suo e versava nel nostro. Un litro e mezzo, eravamo tre fratelli più babbo e mammma.

Come mi piace parlare di quella vita! Andrei avanti chissà per quanto.
Un abbraccione a te!

Anonimo ha detto...

Il latte dal contadino... Che ricordi! Per me era un'occasione di stare un pò in mezzo agli animali! Poi non lo vendettero più perché era uscita una LEGGE che lo proibiva. Per poi, anni e anni dopo, inventare i distributori di latte crudo. Ci roviniamo con le nostre mani, ahimè!

oriana ha detto...

non ho letto il post... ora non ho tempo, ma volevo abbracciarti forte forte per quanto è successo stanotte sul tuo territorio. Un bacio....

maresco martini ha detto...

bello il post ma dammi notizie della pioggia: tutto bene speroti saluto

unrosetoinviacerreto ha detto...

Spero anch'io che da te vada bene.
Ciao

Anonimo ha detto...

Ciao Sara. Innanzitutto, spero tu stia bene. Mi piacerebbe sapere come stai vivendo questi tragici momenti che stanno attanagliando l'intera Lunigiana, tra Liguria e Toscana. Vorrei poter leggere dalla tue parole la testimonianza che porti in merito a come vivono veramente i tuoi compaesani e la gente che abita nelle zone limitrofe. A vedere quelle immagini ho provato un fortissimo senso di dolore, ma poi ho ripensato alle parole del padre di Simoncelli, Paolo, in merito proprio a suo figlio "Dio chiama i migliori". Lo so anch'io che questa frase può essere vista come opportunista, fuori luogo, tipica dell'omelia del prete durante una messa funebre, ma la trovo come un fazzoletto che può riuscire, anche per poco, ad asciugare le nostre lascrime di pena e amarezza. Ciao e fammi sapere.

Valdo ha detto...

toccante ed immaginifica come al solito.....come Benni e di +!!!!