21 febbraio 2014

il lavoro sporco

Li incrocio sulla strada mentre torno verso casa con Apua al guinzaglio. 
Loro percorrono l'altro lato della strada, spingendo i piccoli carrelli vuoti, la giornata delle consegne porta a porta è terminata. Sono due ragazzi molto giovani, che forse arrivano a 20, 21 anni. I tratti del viso, il colore della pelle di chi viene dall'altro capo del mondo, da una nazione della quale i nostri tiggì si occupano solo per riferire le notizie di morti a decine. Sono visibilmente stanchi, si coprono il capo per ripararsi dalla pioggia che inizia a scendere, con del nailon trasparente, credo lo stesso materiale che avvolgeva i cataloghi patinati, che hanno messo nelle cassette delle lettere di ogni numero civico. Quanto guadagneranno per una giornata di lavoro? Gli entreranno 30 euro in tasca? quanti passaggi di mediazione, quante decurtazioni di denaro e di diritti, dalla multinazionale fighissima a questi due poveri diavoli,subappaltati da chissà quale agenzia, che camminano per la mia cittadina, senza nemmeno potersi rendere conto di quanto è deliziosa? 
Perché io ho idea  che quando lavori in certe condizioni, ovvero di sfruttamento, anche la percezione della bellezza diventa un lusso. 
La multinazionale fighissima dei cataloghi portati da quei due, potete immaginare qual è, ma lo stesso si potrebbe dire delle altre, che associano il loro marchio a uno stile di vita moderno,giovane,attento alle esigenze dei bambini,degli anziani, gay friendly,multietnico...insomma tutto il catalogo di chi ha scelto il buonismo modaiolo come filosofia di marketing. Alla faccia di quei due che ho visto oggi e di chissà quanti altri che fanno il lavoro sporco nel circo del consumismo.

11 commenti:

diego ha detto...

Sicuramente è personale estremamente precario. Debbo dire però che le agenzie di distribuzione dei volantini in fondo non sono il peggio, nel senso che per lo meno il lavoro lo vedi alla luce del sole, non stanno stipati in uno scantinato in condizioni subumane come è apparso riguardo a certe produzioni dalle parti di Prato, in base anche ad inchieste televisive. Certo, l’ipocrisia profonda dei vari Brands è fastidiosa.

Giò ha detto...

Esistono forme di cinismo dentro la logica del consumo che trasformano la percezione delle cose. E' come se rimuovessimo costantemente, per paura di somigliarvi, ogni cosa che ricordi le nostre fragilità, la natura effimera del nostro quoidiano; l'dea stessa di vivere fianco a fianco con altre condizioni materiali così diverse dalla nostra, rischiando di condividerle, ce le rende defiinitivamente invisibili.

Francesco ha detto...

Quella multinazionale vende prodotti a basso costo ma di qualita' e stile di livello leggermente più' alto. E che soprattutto piace a persone di tutti i generi. So per esperienza che e' un mondo patinato quanto quei cataloghi, e dove regnano prevaricazione e ipocrisia. Poco male, anche il mio mondo e' cosi', anzi peggio perche' e' tutto più' opinabile e non misurabile. Alla fine della filiera ci stanno persone che guadagnano forse anche meno di 30 euro al giorno. Ma se fossero rimasti in Vietnam a produrre i prodotti di quel catalogo avrebbero preso 2 euro al giorno

Kylie ha detto...

Dalle mie parti sono il più delle volte del Bangladesh e dintorni. Non credo arrivino a 30 euro al giorno.

Sara ha detto...

Infatti. Non faccio questione tra una multinazionale e l'altra, ma tra una politica di marketing che promuove valori buonisti e la realtà di questi due ragazzi senza diritti.

Cinzia ha detto...

Per non parlare delle condizioni di lavoro di chi tutta quella merce la produce... Per me è una forma di cannibalismo

Spirito Libero ha detto...

Ecco...hai toccato un argomento scottante...le multinazionali che sfruttano le persone...
Come tanti sono rimasta affascinata dallo spot P&G sui giochi olimpici ma se poi andiamo a scavare nel fondo...trovi solo una montagna di marcio...
Baci

Federica ha detto...

è una società che sa fare bene una cosa: coprire con una patina bellissima il lercio!

ai posteri l'ardua sentenza...

UnUomo.InCammino ha detto...

Molti di loro sono qui sfruttati perche' vogliono diventare consumisti o piu' consumisti.
Molti di loro, appena hanno qualche soldo, ripetono, con i loro sottomessi, gli stessi schemi di sfruttamento.
La maggior parte dei migranti e' come la maggior parte degli alloctoni: non prende una distanza etica da questo sistema. In genere lo si subisce, si partecipa ad esso, volendo essere, un giorno, qualche livello piu' su nella piramide.

Alexander Biagiolius ha detto...

il meccanismo è perverso e affaristico ma biunivoco ...se provieni da una nazione dove il reddito procapite è di 100 dollari l anno e tu ne riesci a mandarne 350 al mese è facile capire che nel giro di tre 4 anni torni in patria da straricco...non credere Sara che gli stranieri sia sottopagati,sono sottopagati secondo il canone occidentale .loro si adattano a vivere e ci riescono con 10 euro al di tutto compreso ,ne guadagnao 20-25 hanno un avanzo di 10 sicuro ed ecco che ricavano i 300-350 .loro hanno un etica diversa dalla ns .poi se vogliamo ragionare per massimi sitemi allora sono sottopagati le multinazionali li sfruttano..pero allora spiegami perchè stanno anni a farlo?tu li ritieni sottoacculturati? non lo sono qui arriva gente che ha studiato e conosce l inglese ,nel consiglio comunanle di Roma ad esempio hanno loro rappresentanti per ogni etnia

@enio ha detto...

sapessi poi quanto fastidi da quella cartaccia nelle cassette delle lettere....