02 luglio 2014

Andy Warhol e considerazioni inattuali.

Va beh, io sarò una capra, non c'è dubbio. 
Leggo dell'ennesima mostra di Andy Warhol, a Roma questa volta a Roma, prima ci sono state Napoli, Milano e forse Pisa. Non ho idea se sia la solita mostra o meno, ma ciò che si ripropone è lo spiegamento di forze, di istituzioni, enti, fondazioni etc. in campo, a cui fa riscontro sul web un tripudio di recensioni entusiaste e sensazionalistiche.
Capisco che poter esclamare "sono stato a vedere Warhol a Milano/Roma/Napoli" è senza dubbio più figo che dire di essere stati a visitare il museo nazionale di qualche remota realtà di provincia, come ad esempio quello dove lavoravo io. Che però è un posto bellissimo. 

So di dire una cosa impopolare, ma le mostre modaiole non fanno bene al patrimonio culturale del nostro paese, infatti su questi eventi, per altro sempre nelle grandi città, si convogliano risorse, servizi e infrastrutture, quando negli istituti culturali, dai più importanti a quelli più sconosciuti, si fa fatica a gestire l'attività quotidiana. 
Inoltre gli stessi mass media danno molta visibilità alle mostre modaiole, mentre rivolgono l'attenzione agli istituti culturali tradizionali quasi esclusivamente per parlarne in termini  negativi, cioè di sprechi, di mala gestione, di scarsi incassi, esiguo numero di visitatori etc. 
Pensate la gratificazione di chi  si impegna ogni giorno a cercare di garantire agli utenti un servizio di qualità!
Ci vorrebbe un autore come Calvino forse per prendere bonariamente in giro queste frotte, talora pure migratorie, di gente in fila per i capolavori stranieri (capolavori?), proprio da parte dei cittadini della nazione che ha il più grande patrimonio artistico, archeologico, archivistico e librario di tutto il mondo. 



6 commenti:

Francesco ha detto...

queste mostre però le organizzano di solito i privati, e quindi al pubblico non tolgono nulla. a me Warhol piace. mi pare di aver visto quadri suoi bellissimi al Pompidou a Parigi, in una giornata fredda e nevosa di tante vite fa

Sara ha detto...

Francesco guarda che spesso usano spazi pubblici, perchè i contenitori di pregio, ville, musei etc, sono dello Stato.

Ernest ha detto...

la questione è se uno ci va per fare il figo oppure se ama davvero Warhol...

UnUomo.InCammino ha detto...

Proprio da Francesco scrivevo che non mi piace la cucina giapponese per vari motivo, non ultimo, come snob, proprio quello che è di moda.

Qui a Bologna c'è (o c'è stata?) una mostra centrata sulla ragazza dell'orecchino di perla, lavoro di Vermeer.
File pazzesche, numeri alti...
Ma 'sta arte perché deve diventare moda e quindi oggetto di negozio?
Alla fine è proprio la moda come dispositivo per il lucro che muove questi movimenti ondivaghi di massa.

Io boicotto tutte queste mostre sensazionalistiche.
Preferisco operazioni mirate, esposizioni stabili, sostenere ciò che è per sé, non per il negozio.

Giò ha detto...

Ho visto una mostra di Wahrol, giacché, secondo me, l'arte e la cultura non hanno confine. Però ho di recente visto Pontormo e Rosso Fiorentino a Palazzo Strozzi di Firenze, ed ammetto, francamente, che non c'è gioco. Ma forse sono soltanto cose diverse, forse c'è un po' di spazio per ogni espressione dell'arte e della cultura, basta non trascurare quelle che hanno costruito la nostra identità, la nostra memoria, che è quella di una terra formidabile, ed in questo credo che tu abbia proprio ragione.

Anonimo ha detto...

come ho già scritto nn ci meritiamo il patrimonio artistico culturale che abbiamo.

wharhol è di moda x' è pop, colorato diretto e nn costa fatica comprenderlo se ti accontenti del'immediatezza che ti offre.

l'ubicazione fa spesso la diferenza e si ritorna al discorso su cosa va di moda,su chi ti vogliono vendere e come
ti faccio un esempio, giacometti quel genio di giacometti l'ho visto ql anno fa a gallarate.
il riscontro che ha avuto a villa borghese qst inverno nn è paragonabile.
e giacometti rimane sempre un genio, un grandissimo.

il museo di gallarate rientra nei circuiti minori anche se ricco di arte... ce ne sarebbero da dire..