18 gennaio 2008

Le cose che non ho detto

Ho avuto la fortuna di incontrare Paolo Bertolani, il "nostro" Poeta, una volta sola. In una splendida giornata di settembre del 2005 infatti, mi fu presentato sulla terrazza del Castello di Lerici. Non mi ricordo quelle poche parole, sicuramente io ho farfugliato qualcosa di stupido, perché mi porto dietro la sindrome del "sarto dei Promessi Sposi". Come quella volta che venne in visita nel posto dove lavoro, capitato sicuramente per caso, l'insigne magistrato Borrelli, che ero tutta emozionata nel vedermi questo "pezzo"di Storia d'Italia e quando lui andò via e disse "Grazie!", io gli risposi "Prego!".
Quel giorno che mi fu presentato Bertolani ero andata al Castello perché c'era Seamus Heaney, poeta irlandese, premio nobel per la letteratura nel 1995: lo scontrai al banco dove vendevano i suoi libri e abbozzai anche in questa circostanza dalla vergogna, ebbi modo comunque di rimediare una dedica "for little Sara", per benevoli vie traverse. E dire che anche nei suoi confronti ero mossa dal mio bel carico di emozioni, che mi ero pure comperata una gonna nuova da Karin per quella circostanza, motivando l'acquisto "Sai, devo incontrare un nobel...".
Quando mi toccò personalmente il "mio" momento di gloria, ovvero per la presentazione del "mio" libro, dove "io" avevo scritto del "mio"filosofo, invece di godermi quella giornata attesa da anni ed anni, mi ritrovai in una mezza rissa verbale, pubblica per giunta, con Paolo Fabbri, illustre docente di Semiotica dell'Università di Bologna. D'altro canto fu colpa sua, perché ebbe l'ardire di affermare che sul "mio" Gregorio da Rimini, parole testuali "non c'è poi molto da dire".
Come sarebbe "non c'è molto da dire"?! Il teologo preferito da Martin Lutero, beato per la chiesa cattolica, mediatore del corpus di Sant'Agostino agli umanisti italiani e me lo liquida così?!
Quando fui assunta invece mi portarono dalla mega responsabile regionale, era un atto formale di presentazione, niente di che, ma potevo giocarmelo meglio, dirle, a lei che era al vertice, che ne so, che ero laureata, quanto meno. L'ha saputo ben sette anni più tardi. E invece pure in quella circostanza me ne partii in quarta "ma tutti quei cancelli che avete fatto, la gente del luogo non li capisce..."

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