21 febbraio 2008

Hasting

Hasting arrivò nella piana un giorno di fine febbraio del IX secolo d. C. Con un paio di navi attraccò la dove un tempo c'era il porto di Luna.
Lui e il suo seguito ristettero innanzi alla città. Tutto intorno c'era ancora tanto marmo bianco che il sole e i germogli verdi di quell'incipiente primavera, facevano risaltare nel suo candore. Non l'avevano mai vista una città, Hasting e i suoi, vichinghi com'erano, avvezzi alla vita di mare, ogni tanto quando tornavano in quella che noi oggi chiamiamo Danimarca, trovavano nella migliore delle ipotesi qualche baracca di legno. Alcuni di loro, imbarcatisi giovanissimi, ne avevano anche perso la memoria. E questa città mezza diroccata innanzi ai loro occhi, gli parve così bella e grande che credettero di essere arrivati niente meno che a Roma.
Ma nessuno si faccia l'idea che fossero dei gonzi i vichinghi, giacché la storia proverà esattamente il contrario.
Hasting scelse alcuni dei suoi dall'aspetto più rassicurante, affinché lo accompagnassero a un incontro con le autorità cittadine, o meglio l'unica autorità rimasta, in mezzo a pastori e contadini, che era il vescovo.
Va detto che il vescovo, in quella congiuntura anarchica che interessava l'intera penisola, faceva un po'di tutto, cioè esercitava anche la funzione di direttore amministrativo della città, quantunque molti degli autoctoni avrebbero voluto che facesse solo il vescovo e che si occupasse di anime, mentre per il governo della città avrebbero preferito una figura distinta, benché l' obiezione ricorrente era "Sci, cuscì a toca mantenerne doi!"
Era ancora pagano Hasting e pure tutti i suoi uomini, ma avevano vaghe cognizioni della "buona novella" e una volta presa familiarità con il vescovo gli chiesero di essere battezzati. Il vescovo presagì il colpaccio: 50 o 60 catecumeni non ti capitano tutti i giorni! Allora si misero d'accordo e di lì a poco tutti i vichinghi furono emendati dal peccato di Adamo e anche da quelli che fino ad allora avevano commesso, che non era poco per gente che campava di razzie e violenze.
Se non che poco dopo esser stato battezzato Hasting iniziò a sentirsi male: un gran imbarazzo prese il vescovo e gli uomini della piana, dato che Hasting era un uomo forte e nel cuore degli anni e in quei giorni aveva posato i suoi occhi azzurri anche su taluna delle autoctone, così pure le donne ne erano molto dispiaciute che si sentisse tanto male.
Mentre lui si consumava sul suo letto di sofferenze, protetto dai più fidi tra i suoi guerrieri, un po'più defilata una parte della sua compagine si diede a perlustrare i dintorni. Il clima gli piaceva,a quei pirati venuti dal Nord, quantunque i contadini si lamentassero che febbraio era il mese più freddo dell'anno. Qualcuno di loro assaggiò una cosa sconosciuta, una cosa che proprio in tutta la Danimarca non si poteva assaggiare: l'olio d'oliva.
Qualche altro invece si spaventò quando si vide passare innanzi le pecore. Tutte nere. Lì per lì pensò a qualche oscuro presagio, poi ebbe modo di capire che erano l'unico tipo di pecore presenti nella zona e se il loro formaggio era buonissimo, tutto sommato, sebbene nere, erano pecore come le altre. E anche le donne della piana, ritrovandosi intorno quei vichinghi dai baffi biondi e con gli occhi azzurri, come non ne avevano mai visti di quei colori, di lì a poco capirono che erano uomini come tutti gli altri.
Se non che la morte di Hasting obbligò tutti i suoi uomini a metter fine a quella piacevole vacanza e nella piana corse un pensiero comune: "mo lu chi i è mort'! mo com'a facian?".
Si, perchè essendo Hasting battezzato ora toccava fargli le esequie da cristiano! Anzi, riferirono i suoi emissari che l'ultima volontà del defunto richiedeva niente meno che un funerale officiato dal vescovo in persona, per di più dentro la basilica di Luna! Hai capito Hasting? che in cambio però avrebbe lasciato in eredità ai miei concittadini tutti i suoi beni conseguiti in una rispettabile vita da pirata. La perplessità fu generale, certo che beccarsi tutto quell'oro, quei beni preziosi, in cambio di un funerale in basilica non era cosa da poco!
Solo Titina cercò di avvertire i suoi concittadini dell'inopportunità di concedere la loro bella basilica, lei che era pure un po'istruita, anzi forse pure più istruita del vescovo e esclamò "timeo Danaos et dona ferentes", ma nessuno la capì, nemmeno il vescovo. E diffidava Titina di quelli che venivano da fuori, perchè tanti, ma proprio tanti anni fa, gliel'aveva raccontato sua nonna, che l'aveva saputo a sua volta dalla sua nonna, erano arrivati nella piana i barbari della Pannonia e si erano lasciati dietro una scia di sangue e violenze. "Lo sapete" gridò Titina nel corso di quell' infervorata assemblea " perchè non abbiamo più le mura a difesa della città? Perchè furono altri uomini, venuti dal Nord ad obbligare i nostri antenati a demolirle!" e continuò "Lo sapete cosa ha fatto Rotari alla nostra gente? è vero che lo sapete?".
Lo sapevano si, ma gli scocciava un po'dar retta a una donna.
E allora con un moto di disperazione supplicò i suoi :" Che autorità abbiamo noi per concedere la nostra basilica a uno straniero? Dobbiamo avere l'autorizzazione del papa! mandiamo un'ambasciata a Roma!".
Ma era consapevole che la cosa era troppo complicata, con un morto lì in attesa e poi avanzare una richiesta al papa di Roma per una questioncella di periferia, suvvia! Ammesso che poi ci fosse un papa in carica in quel momento, che magari è come ai nostri giorni quando aspetti qualcosa dal ministro e invece ti ritrovi senza governo e devi aspettare le elezioni.
E poi cosa sarà mai concedere in prestito la basilica per un'ora, in cambio di tutti quei tesori?
Il vescovo ne ebbe abbastanza e pensò che la faccenda la poteva risolvere lui e si apprestò a fare il funerale dentro la basilica.
E venne il giorno del funerale, con i vichinghi schierati, con le armi in bella mostra, a rendere omaggio ad Hasting, perchè si sa che il funerale d'un uomo d'armi, quantunque pirata, richiede un bello sfoggio di lance, pugnali, spade...
E fu così, narrano le cronache, ad un certo punto Hasting, il morto...che non era morto, si tirò sù e tagliò la testa al vescovo! che divenne poi San Ceccardo di Carrara. E i suoi uomini, dentro la basilica, armati, fecero man bassa di beni e i persone. I vichinghi se ne ripartirono lasciando dietro di se la solita scia di sangue, violenze e rapine che avevano fatto a loro tempo i Longobardi di Rotari. E prima di loro i Goti di Alarico.
Titina pensò che i suoi concittadini erano proprio incorreggibili, non sapevano imparare dalla Storia e così ogni tanto sarebbe sempre capitato dalle sue parti un furbo venuto da fuori a fregarli con la prospettiva di migliorare le loro condizioni di vita e di lavoro.Perfino ad appioppargli una biglietteria automatica. E chissà ci sarebbe stata sempre qualcuna come lei a gridare che li stavano fregando, ma in quanto donna sarebbe comunque rimasta inascoltata.
Hasting proseguì le sue scorrerie in nave annoverando ora tra i suoi beni anche alcuni piccoli tesori sottratti al vescovo di Luna, ma per lo più le sue navi ripartirono con un cospicuo carico d'olio d'oliva di San Martino e botti piene di vino di Candia.
Eppure non si dava pace, che scappando da quella giornata di violenze le sue navi erano partite lasciando a terra un gruppetto di uomini. Si consolò in seguito,del resto non erano i più crudeli e i più falsi quelli lasciati laggiù nella piana, ma chissà che fine potevano aver fatto?
Io lo so. Perchè ho tanti parenti e amici, in Battilana , a Nicola e a Castelnuovo che hanno gli occhi azzurri.

1 commento:

Anonimo ha detto...
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