04 marzo 2008

doni dionisiaci

Dopo che Dioniso fece il suo debutto a Tebe, in quella città, passata l'euforia ci furono un po'di problemi. Penteo ucciso da sua madre ,lei, Agave disperata, Cadmo amareggiato etc. Ora Euripide non fece in tempo a scrivere come proseguì la faccenda perchè morì quindi la sua tragedia fu rappresentata postuma.
Ad ogni buon conto, nei fatti, i tebani penarono non poco a far rientrare le menadi, cioè le donne che seguivano il culto del Bromio, dal Citerone, il monte in cui si erano ritirate in compagnia del dio, così che i sondaggi non lo davano più per favorito. Riuniti a consiglio gli dei gli dissero "Dioniso è meglio che ti defili per un po', giusto il tempo che le cose tornino al loro posto, cioè le femmine se ne tornino ai telai e gli uomini a dominare i destini delle poleis come hanno sempre fatto". Cioè con il sangue e la violenza.
Dioniso ci rimase molto male, dato che lui sentiva proprio come un suo compito precipuo quello di emancipare quanti venivano esclusi dalla polis, le donne in primo luogo, ma anche i poverissimi e quanti erano così alieni dal sangue che rifiutavano le ragioni della guerra, che era la virtù dominante del tempo. Che lui l'aveva detto subito una volta fatto il suo ingresso a Tebe: "Io sono il dio della Pace..."
Afrodite in persona andò a consolare il giovane dio e gli disse:"Vuoi andare tra gli esclusi? tra gli ultimi? tra i reietti? scusa ma perchè non vai tra i liguri apuani? . E la bella Afrodite nel augurargli buon viaggio lo baciò, stando bene attenta che in quel momento passasse di là Apollo, così che a lui fossero evidenti le preferenze della dea. Perchè l'Amore vuole l'Ebbrezza. Perchè l'amore e le sue passioni, non si giustificano con il logos. Apollo, un po' stizzito, passò innanzi.
E allora Dioniso riparò in Apuania e i liguri apuani accolsero quel giovane dai cui riccioli scarmigliati spuntavano tralci di vite. Loro nel frattempo erano tristi perchè avevano subito una pulizia etnica e i Romani gli avevano tagliato le vigne al ciocco. Dioniso non li poteva vedere i Romani, che oltre tutto di lui e del suo culto non capivano niente e allora si adoperò per restituire a quella povera gente che aveva perso la libertà, quanto meno il nettare del vino.
E allora girò a lungo per le contrade ad un tempo aspre, ad un tempo dolci di Apuania e quando trovava un posto che gli piaceva si toglieva una frasca di vite dai capelli e la piazzava in terra.Va detto che non ci andava da solo a fare quei giri, ma ogni tanto lo seguiva qualche ragazzotta del posto, qualche menade autoctona insomma. Giovane e bello com'era, non sapeva mai decidersi a prendersi una sola fidanzata, ma non perchè fosse un farfallone, semplicemente perchè amava le donne in generale. E le donne amavano lui, anche perchè era il dio della Pace. E allora il Bromio diceva a una delle Cinque Terre "se vuoi un vino che ti assomigli,di un colore biondo scaldato dal sole come i tuoi capelli, suadente come la tua voce, prezioso come la tua amicizia, devi darmi un bacio".
Sulle colline di Candia invece ebbe a dire a una menade il giovane dio:"Se vuoi un vino allegro come il tuo sorriso, dolce come la tua bocca,prezioso come un giorno di festa, devi darmi un bacio!" . E sui Colli di Luni si rivolse così a una fortunata "se vuoi un vino diretto come le tue passioni, fruttato come l'estate, indimenticabile come solo tu sei, devi darmi un bacio". E così via. E ogni volta un bacio benediceva il tralcio di vite messa a radicare.
E fu così che Dioniso in persona, ci diede i nostri vini e che vini! non certo gli Etruschi o i Romani, come sostengono arbitrariamente i libri di Storia, che dopo aver cercato di cancellare la nostra identità, hanno voluto negare anche il legame tra noi e il dio dell'Ebbrezza, che amò invece tanto questi luoghi e chissà prima o poi farà pure ritorno.
Almeno io lo presumo dato che sul Caprione ci sono ancora i "cavanei", delle strutture in pietra dove un tempo abitavano le nostre menadi. Una volta quando facevo la boscaiola ho passato un pomeriggio intero a liberarne uno dai rovi e io credevo che fosse una cosa un po'insensata agli occhi altrui quella in cui mi ero imbarcata e invece le mie colleghe si sono precipitate ad aiutarmi con i loro penati. E mentre tagliavamo i rovi, aggrovigliandoci con l'edera e la salsapariglia ci dicevamo l'una con l'altra "per le menadi! per le menadi!" E giù colpi con il penato. Dunque può essere che una menade ci abbia ascoltate e risvegliata dal suo lungo sonno, ora sia lassù,sul Caprione in attesa del dio.

2 commenti:

zazie ha detto...

ciao,
bella storia, ma l'hai inventata tu o l'hai presa da dove...?

Sara ha detto...

dalle menadi dei cavanei! ho messo apposta l'indicazione del sentiero: da lì si sale fino al Murlo e poi si procede verso le Figarole.
Comunque il nostro sommo boscaiolo si chiamava (cioè si chiama ancora oggi!)come te!