Il titolo di questo post è tratto da un verso di una poesia bellissima del mio amico Franco Romanò. Mi sono interessata ai garofani proprio in seguito alla lettura della poesia di Franco. Già in passato mi era accaduto qualcosa di analogo, quando avevo cercato gli agapanti sulla scia di un testo di Vasco Bardi, d'altro canto sempre uno dei suoi versi mi ha mosso una timida simpatia verso un fiore che ordinariamente tendo a snobbare e ho preso dunque atto che "anche i gerani sui balconi hanno il loro significato". I miei Poeti mettono i fiori nelle loro poesie, io faccio l'esatto contrario, raccolgo i fiori dai loro versi e li pianto in giardino. Scriverò in futuro sui miei agapanti che adesso tollerano l'inverno in angoli riparati del giardino e ahimè, hanno pure qualche foglia ingiallita, che a vederla mi fa male!Adesso è dei garofani che voglio parlare e penso che Franco ha avuto un certo coraggio a metterne uno in una sua poesia, perchè voglio dire, lo sanno tutti che il garofano è legato a una simbologia politica di cui è scomodo parlare, invece per Franco il suo garofano era un fiore che aveva in casa, che nonostante fosse stato trascurato era fiorito, a testimonianza che non era lui "la sua vita"...cioè, la forza vitale del fiore in generale, della Natura dunque, va oltre la nostra presenza, il nostro "fare o non fare", il nostro sentirci "res cogitas" che domina sulla "res extensa". Presumo che secondo Franco questa scissione cartesiana non valga affatto, io stessa sono di quest'opinione.
Ad ogni buon conto lo scorso anno ho acquistato un discreto numero di garofani. A casa dei miei mi sono divertita ad alternarli in fioriere a muro per colore secondo uno schema : fucsia-bianco-fucsia , mentre ho cinto la ringhiera del pianerottolo coni garofani di un bel rosa antico: il tutto messo dentro vasi rettangolari che nel complesso garantivano un aspetto ordinato, quantunque insolito, proprio perchè i garofani oggi non si usano più. Nella mia casa coniugale le cose sono andate diversamente, perchè ho messo le singole piantine in ciotole di coccio e dopo la prima generosa fioritura successiva all'acquisto, hanno stentato per tutta l'estate, regalandomi pochi fiori alla volta. Sarà stato il caldo eccessivo, o meglio, l'alternanza repentina tra la condizione di arsura e l'umidità delle annaffiature generose. Ho temuto che ci fosse un problema di collocazione, allora ho spostato a più riprese le ciotole, fino a quando non mi sono stufata e le ho mollate in un angolo al loro destino di piante capricciose e pigre. E adesso? I miei garofani sono al sole al ridosso di un muro e nonostante siamo a fine gennaio, continuano a emettere nuovi fiori., senza che io mi occupi di loro. Il tepore di quest'inverno anomalo, le annaffiature rade e provvidenziali di acqua piovana hanno creato una condizione loro favorevole e se quest'estate li snobbavo per quei tre o quattro fiori che mi regalavano per volta, a fronte della generosità di tante annuali come le tagete, le petunie e le zinnie, adesso sono a loro molto grata, sapevo già che non avevano bisogno di essere ricoverati durante l'inverno, senza quindi quel trambusto che impongono ad esempio i gerani e che anno dopo anno sarebbero tornati a fiorire, ma chi si sarebbe immaginato un inverno così? Ho fatto pure un paio di talee che hanno attechitto senza discussioni e senza impegno da parte mia. Mi sa tanto che Franco nella sua poesia ha delineato forse inconsapevolmente un valido principio di giardinaggio: i garofani vanno lasciati stare per i fatti loro!
Per il blog di Franco Romanò, capitolo di grande letteratura on-line rimando a
http://www.bloggers.it/zeppo1947/index.cfm
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