02 febbraio 2008

Ebbene si, ho fatto uno stage!

Ma era il 1994, cioè non c'era stata ancora la storia di Clinton, quindi il termine stagista non aveva ancora tutte le valenze pruriginose che assunse in seguito. Per inciso, mio nonno Nandino di Battilana al riguardo disse che la faccenda era stata progettata ad arte affinché il Presidente si guadagnasse la fama immeritata di sciupafemmine, dato che a suo giudizio Clinton era gay "me a l'ho sempr'dit' che lu lì i è 'n feminac(io)".
Ma tornando alla sottoscritta, avevo 24 anni, pesavo 49 kg (stato di beatitudine che durò poco) ed ero a Creta con un programma comunitario e l'ente di formazione mi dirottò al servizio di pubbliche relazioni di un grande albergo, mentre le due livornesi che erano con me furono spedite altrove perchè ricusate dalla direzione, a causa dei troppi piercing e di una spiccata propensione per la moda grunge.
Fui affidata a tale Thomas, il capo animatore, bello-alto-biondo-occhi-azzurri-olandese, simpatico come un parchimetro in privato, goliardico e affabilissimo invece quando eravamo insieme ai clienti o meglio alle clienti dell'albergo, a cui non mancava mai di dare il bacetto, salvo poi girarsi subito dopo, per dirmi tutto d'un fiato "vecchie sceme!".
Però io mi sono divertita in quei giorni: ho giocato a qualcosa che assomigliava a pallacanestro con delle ragazzine, ho fatto ginnastica, ho preso il sole,ho sollecitato le persone muovendomi da una sdraio all'altra, per richiamarle a partecipare alle attività ludiche e/o culturali, ho mangiato spropositati quantitativi di yogurt di pecora e tzaziki, ho spiato il vecchio giardiniere che soprintendeva alle rose, ho preparato un esame di dottrine politiche . E poi nel complesso comunque me la sono tirata molto, perchè ero l'unica italiana in mezzo a 300 persone tra greci e tedeschi e qualche volta sono stata ammessa anche al desco del proprietario dell'albergo, che possedeva pure quello accanto. Mi sentivo molto come una nota esotica.
Se non che arrivò il giorno fatidico in cui fui chiamata e il direttore del personale mi chiese se gli potevo fare le fotocopie. Certo! E allora mi fece vedere come funzionava la macchina fotocopiatrice. Tutto chiaro? Si! si! però...insomma non è che io prontissima ad apprendere certe cose, quindi la spiegazione dovette essere dettagliata e ripetuta. Restai sola con il mezzo,nella stanzetta buia, ma qualcosa non andò per il verso giusto. Piglia e vai a richiamarlo per farti rispiegare la questione. Che io la buona volontà l'avevo: faccetta mortificata e perplessa! Figuriamoci se non mi volessi rendere utile!Poi mi sa che non avevo capito che dovevo farle fronte-retro quell' accidenti di fotocopie. E mi sa pure che mi s'inceppò la carta.E dovetti richiamarlo di nuovo.
Mica me l'hanno più chiesto di fargliele le fotocopie!

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