27 marzo 2009

In stazione a Genova, di buon mattino.
Sono vestita in modo elegante, ho una bella gonna nera che ho preso per l'occasione in cui mi doveva essere presentato un premio nobel per la letteratura, l'ho usata giusto solo un paio di volte prima di questa mattina. Poi ho una camicia chiccosissima, comperata uguale a quella di una mia collega, perché mi piaceva tanto quando gliel'ho vista, ma non lo ammetterò mai e poi mai, manco sotto tortura, che mi sono comperata una camicia uguale alla sua.
E poi ho una bella borsa, gialla, giallissima, di Kathy Van Zeeland: ce ne sono penosissime copie in giro, ma non c'è paragone. Mi sento proprio bene stamani! E sono anche tutta truccata, che hai voglia di prendere le marche commerciali, ma i cosmetici d'ora in poi, o buoni, o niente! Questi giorni in albergo, questa trasferta lavorativa, mi hanno tenuta lontano dal mio quotidiano, dalle beghe con i colleghi, dai lavori domestici, dai turni sistematici alla colonia felina , dunque mi sento anche molto rilassata, molto sicura.
Cammino decisa e non guardo nemmeno l'uomo che mi porge le copia del quotidiano gratuito e all'ingresso della biglietteria tiro innanzi anche davanti a quella piccola donna che con voce di bimba mi chiede "hai qualche spicciolo?".
E mi metto in fila. E penso immediatamente, guardando lei, la piccola donna, con tutta la sua vita nelle borse di plastica appoggiate a terra, che sono diventata una str..za! Sento una fitta allo stomaco, mi fa proprio male! E penso all'uomo che mi porgeva il giornale e io ho tirato innanzi senza un cenno di saluto! Lui stava lavorando! Ma cosa sono diventata?!
Smanio in fila e guardo la piccola donna che chiede ai passanti, con la sua voce di bimba "Hai degli spiccioli?". E'così piccola! chissà se sarà in grado di difendersi dai lupi disperati che vivono nelle stazioni.
Finalmente faccio il mio biglietto e posso dirigermi da lei. E le chiedo "Come va signora?". E lei mi risponde garbata se per caso ci conosciamo. E io rilancio "mi raccomando, stia attenta! dobbiamo stare attente noi donne!". E lei mi rassicura "si! si! sto un po'qua poi vado via". Ancora due parole e poi mi congedo da quella piccola donna, da quella bambina di età indefinita e vado dal signore dei giornali e gli arrivo davanti per chiedergli il giornale. In un soffio di voce mi dice che l'ha finito "uh! dovevo pensarci prima! grazie lo stesso e buona giornata!"e mi congedo anche da lui con il mio sorriso migliore.

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