13 novembre 2009

in_forma_giovani

Premesso: io amo i computer. Li considerò un'invenzione straordinaria, al pari della macchinetta da fare il caffé e della lavatrice.
Bene inteso, in capo al mondo, se proprio dovessi scegliere, porterei solo la macchinetta da caffé. Quella normale. La moka insomma.
Allo stato attuale vivo invece munita di instancabile lavatrice (perché non mi si rompa, pronuncio formule apotropaiche, mentre la carico), con la macchinetta da caffé e con un numero imprecisato di strumenti informatici, che lui, l'amato bene, mi porta in casa. So che frequenta dei luoghi settari, in primis il negozio di computer di un nostro amico, dove bazzicano altri fissati come lui, però non mi spaventano queste assidue frequentazioni, dato che di solito in queste odierne botteghe socratiche, si reca portandosi appresso anche la nostra volpina.
Conoscevo questa sua passione ancor prima di sposarlo, del resto, tra di noi, galeotto fu un modem che lui venne ad istallarmi.
Io con il mezzo ho un rapporto più rude, ho preso qualche attestato secoli fa, però ho sempre un po'di curiosità e ogni tanto unitamente a Cosmopolitan e a Gardenia ci scappa anche qualche pubblicazione informatica.
Più che è altro è una questione di fiducia, sono strumenti che abbiamo a disposizione per migliorarci (?!) la vita. Non mordono!
Certo non ci nasci con la scienza infusa. Come con le talee di rose, un po'ti devi sbattere, non è che impari subito.
Solo che per le talee non ti certifica nessuno, invece tutti hanno sentito parlare della patente europea del computer, no? Tutti!
A me non interessava molto, però se fosse una cosa che si può fare, perché non provarci?
E così stamani mentre cammino spedita sotto la pioggia, vedo uno sportello INFORMAGIOVANI e mi viene in mente di entrarci. Sono passati almeno 15 anni dall'ultima volta che ho messo piedi in un INFORMAGIOVANI.
Entro e vedo due scrivanie e due impiegati. Un ragazzo e una ragazza sui 26, 27 anni.
E faccio la domanda fatidica, cioè se mi indicano un ente autorizzato a certificare la patente europea del computer.
Cioè non gli ho chiesto come fare a diventare cavaliere della tavola rotonda o dove posso imparare lo scivaismo tantrico di stile dionisiaco.
Panico.
Il meno terrorizzato dei due o forse il più gentile si alza in piedi e mi porta davanti a un pannello dove c'è il nome di una scuola privata di informatica. "Potresti chiedere a loro..."azzarda.
No,non ci siamo capiti. E da quel dì che le ho apprese certe cose, volevo certificarle. Mi sembra chiaro che una scuola privata s'impiccerà dei suoi allievi a pagamento. Che gli frega di me? Per questo mi sono rivolta ad un INFORMAGIOVANI, cioè una struttura pubblica.
E lui rimarca con la scuola privata "ma magari sanno dirti come fare...".
Non è che gli viene in mente di chiamare qualcuno. Di fare una telefonata in Provincia o dove cavolo ci sia qualcuno che sia più INFORMATO di lui. No!
In palese imbarazzo il giovanotto mi dice "Non ci è mai capitata una richiesta del genere". Quasi che fosse colpa mia.

Arrivo a casa e racconto un po'divertita un po' amareggiata a mio marito la disavventura in cui sono incappata con lo sportello INFORMAGIOVANI e lui, la mia metà ricara amorevolmente la dose "si vede che hanno capito che non sei giovane!"

1 commento:

Unknown ha detto...
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