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- La neve! gridò Marcovaldo alla moglie, ossia fece per gridare, ma la voce gli uscì attutita. Come sulle linee e sui colori e sulle prospettive, la neve era caduta sui rumori, anzi sulla possibilità stessa di far rumore; i suoni nello spazio imbottito, non vibravano.
da La città smarrita nella neve, in Marcovaldo di Italo Calvino
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Marcovaldo anche se affondava fino a mezza gamba a ogni passo e si sentiva infiltrare la neve nelle calze, era diventato padrone di camminare in mezzo alla strada, di calpestare le aiuole, d'attraversare fuori delle linee prescritte, di avanzare a zig-zag. Le vie e i corsi s'aprivano sterminate e deserte come candide gole tra rocce di montagne. La città nascosta sotto quel mantello chissà se era sempre la stessa o se la notte l'aveva cambiata con un'altra?
cit. ibidem
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Marcovaldo contemplava l'uomo di neve. "Ecco, sotto la neve non si distingue cosa è di neve e cosa è soltanto ricoperto. Tranne in un caso: l'uomo perché si sa che sono io e non questo qui".
Assorto nelle sue meditazioni, non s'accorse che dal tetto due uomini gridavano. - Ehi, monsù, si tolga un po'da lì! - Erano di quelli che fanno scendere la neve dalle tegole. E tutt'a n tratto, un carico di neve di tre quintali gli piombò proprio addosso.
I bambini tornarono con il loro bottino di carote.
- oh! Hanno fatto un altro uomo di neve! In mezzo al cortile c'erano due pupazzi identici, vicini.
- mettiamogli il naso a tutti e due!- e affondarono due carote nelle teste dei due uomini di neve.
cit. ibidem
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1 commento:
Ciao Sara! Bellissimo e poetico il tuo giardino sotto la neve. Splendide le foto. Un bell'anticipo del Natale, per il quale ti faccio i miei più cari auguri
Aurita
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