08 giugno 2012

in questo periodo mi sento molto petrarchesca


Ciò che solevo amare, ora non amo più.
Mento: amo, si, ma meno.
Ecco, ho mentito ancora.
Amo, ma con maggior vergogna, con maggior tristezza.
Finalmente ho detto la verità!
Infatti è proprio così: amo, ma ciò che amerei non amare, ciò che bramerei odiare.
Amo, tuttavia, ma perché sono costretto.
Amo, ma con tristezza, piangendo.
E in me stesso, misero, avverto tutta la verità di quel verso di quel famosissimo poeta:
Ti odierò se potrò, altrimenti di amerò, mio malgrado. 


L'ascensione al monte Ventoso di Francesco Petrarca (in nota la versione originale in latino)



Avevamo 16 anni, Che belle che eravamo! a darci l'ombretto di nascoste nel banco in ultima fila. Capitava che uno "più grande", molto figo, un po'per caso un giorno ti dicesse una frase di cui non capivi il significato e giù pomeriggi interi con le amiche e invece di studiare, tutte a dire la nostra opinione su cosa avranno significato quelle parole. 
Che se ci ripensi oggi, non significavano proprio niente!
E che dire di quelle frasi d'amore ricopiate che passavano di diario in diario, non c'era il copia  e incolla, non c'era la rete,  nondimeno viaggiavano quelle frasi, eccome! le ritrovavi persiino   vergate dalle più coraggiose  sullo stipite di una porta del bagno della scuola. Quei versi d'amore e di vita  passati di mano in mano su foglietti,  letti ad alta voce, con le altre in silenzio che ascoltavano sedute intorno. Laura, che ancora oggi è una mia amica, recitava le strofe di De Andrè. La Emy non la vedo invece da anni, citava Finardi e mi fece un regalo smisurato, inaspettato: l'album Diesel in casetta. 
Le parole circolavano insomma! E fu così che un giorno entrò meravigliosamente nei nostri scambi di poesie, un brano tratto  da L'ascensione al monte Ventoso di Francesco Petrarca.


nota: versione originale:
quod amare solebam, iam non amo; mentior: amo, sed parcius; iterum ecce mentitus sum: amo, sed verecundius, sed tristius; iamtandem verum dixi. sic est enim; amo, sed quod non amare amem, quod odisse cupiam; amo tamen, sed invitus, sed coactus, sed maestus et lugens. et in me ipso versiculi illius famosissimi sententiam miser experior:

odero, si potero; si non, invitus amabo. (Ov., amor. 3, 11, 35)

2 commenti:

viola ha detto...

hai scelto un brano superbo !

Anonimo ha detto...

Collego questi versi a una ragazza che mi piaceva tanto.