09 gennaio 2013

sbullismi

Da ragazza credo di essere stata anch'io vittima di bullismo: di quegli episodi giovanili tutto sommato spiacevoli, è rimasto un vago ricordo.
La prima era una compagna di liceo apparentemente della mia età, ma molto più adulta di me, che per intenderci, al ginnasio avevo ancora le Barbie. Era figlia di un professionista, i suoi genitori conoscevano mia madre e giustificavano in qualche misura quella figlia 15enne che aveva il vezzo di prendersi antipatie seriali.
Era la volta del mio turno e quindi la ricordo dirmi cose sgradite in classe o ghignarmi alle spalle con le sue amiche. Lo riconosco,avevo 14 io ero un po'tonta, stavo sulla mia nuvoletta, non sapevo vestirmi, ne truccarmi, non uscivo di sera, ma avevo le mie amiche e quelle cattiverie gratuite lasciavano il tempo che trovano. Avevamo strade diverse. Lei fu bocciata, cambiò scuola, iniziò a farsi e a frequentare ragazzi che si facevano. La rivedo oggi è sempre ingrugnita,  non si buca più, non credo poi che si sia diplomata, peserà un quintale abbondante, è una ragazza madre di una bimbetta sfuggente e quei genitori che un tempo la giustificavano, ora la devono mantenere.Nonostante i trascorsi, però, sul viso conserva le tracce di una bellezza che poteva essere e  non è stata.

Della quarta ginnasio ricordo un altro episodio, cioè tre compagne di classe che mentre ero sotto i portici ad aspettare l'autobus, mi tesero una sorta di agguato. Forse non erano ben convinte, fu un po'la forza di quel piccolo branco, una di loro aveva un bouquet di fiori e F. glielo strappò per darmelo in faccia. Avevamo 14, 15 anni. Non mi ricordò poi come andarono le cose, se mai mi chiesero scusa. Loro furono bocciate e di fatto ci siamo perse di vista. Rincontrai  F. un anno dopo a Carrara in via Roma, sapevo già che aveva iniziato a drogarsi eppure era sempre bella, con quei capelli biondi, cortissimi, un viso perfetto. Facemmo un po'di strada insieme quel giorno, mi accompagnò da mio fratello in ospedale, forse si sentì in dovere di farlo, perché mi aveva chiesto 10.000 lire in prestito, che le diedi sapendo a cosa le servissero. Poi ci ritrovammo anni dopo in discoteca, era sciupata dalla droga e da altre brutte storie, ma era tenera come una bambina, ballavamo e mi abbracciava affettuosa. E'morta in un incidente poco tempo dopo, guidavano due ragazze disperate come lei, il padre, medico,  adesso tutti gli anni organizza una rassegna  per ricordare quella che un tempo per lui e per sua moglie era "la figlia deficiente".

Un altro episodio mi capitò quando cambiai liceo, ero più grandina, avevo lunghi capelli neri, mi vestivo di nero, insomma ero un po'dark e mi avevano soprannominata Mortisia, cosa che mi mandava in bestia. Ci si mise anche un ragazzotto demente, che non conoscevo, a pigliarmi in giro per i corridoi del liceo. Arrogante e spavaldo era di fatto una mezza sega. Ecco ora che ci penso era proprio questo che gli dava fastidio di me, cioè il fatto che io non lo annoverassi minimamente come ragazzo. L'hanno arrestato per un traffico di cocaina poco tempo dopo, quando io ero mi sbarcavo il primo anno di università: andavamo a Pisa, ma avevamo entrambi scopi diversi. Gli fecero un mucchio di foto, si era messo a fare le cose in grande, eh!

Io ho pagato in modo del tutto ingiusto il fatto comunque di essere sempre diversa, cioè al ginnasio ero quella addormentata, al liceo la dark etc. fondamentalmente il fatto di essere me stessa e gli episodi che ho raccontato, non è semplicissimo farlo nemmeno oggi, hanno avuto come protagonisti compagne e compagni di scuola che appartenevano a famiglie socialmente molto più stimate, più considerate di quella da cui provengo io, che è invece molto modesta.
Credo che dietro gli episodi di bullismo ci siano delle gravi  responsabilità dei genitori, se un figlio ha dei comportamenti violenti, non è normale! non è furbo! l'epilogo delle storie di droga che ho raccontato forse non ha un valore scientifico, ma è indicativo di situazioni di malessere: in una società difficile ci viviamo tutti, continuare ad agitarla come scusa mi sembra un debole paravento per coprire responsabilità individuali.

3 commenti:

Nik ha detto...

Io son sempre stato sotto attacco bullista da ragazzo, causa la mia "imbranataggine", causa la mia obesità che mi ha perseguitato dall'età di 5 anni fino ai 44. Mi son sempre sentito in imbarazzo con tutti fino a quando ho imparato che IO sono IO e se ti piaccio ascoltami se non ti piaccio fottiti!

E' stato duro arrivare a questo equilibrio ed è quello che cerco di insegnare a mio figlio in tutti i modi. Autostima è la parolina magica.

Ah, di tutti quelli che mi sfottevano una larga maggioranza è finita male, molto male!

UnUomo.InCammino ha detto...

Conslusione saggia.
Esistono le responsabilità e le respons-abilità.
Senza le seconde si incappa spesso nelle prime.
La vita è dura.
E le generazioni del dottor Spock sono menomate dal non aver mai avuto la possibilità di scontrarsi e lavorare sui limiti, di irriobustirsi per affrontare le erte asperità della vita.
No, fatica, impegno, dovere aboliti.
E così questi figli dallo spirito sempre più fragile si sono spezzati in molteplici modi.
E' il mistero della vita morte, della gioia e del dolore che ci accompagnano da sempre.

unrosetoinviacerreto ha detto...

Leggendo il tuo post ricordo un episodio della mia infanzia dove
una compagna di classe alle elementari mi ricattò per diversi
anni perchè avevo detto che la maestra era scema.L'umiliazione e la frustrazione mi furono compagne.
Quando si è il soggetto offeso è
difficile capire che probabilmente
chi offende stà peggio.
Ciao