04 ottobre 2014

come Leuconoe


Tu ne quaesieris, scire nefas, quem mihi, quem tibi
finem di dederint, Leuconoe, nec Babylonios
temptaris numeros. Ut melius, quidquid erit, pati.
Seu pluris hiemes seu tribuit Iuppiter ultimam,
quae nunc oppositis debilitat pumicibus mare
Tyrrhenum: sapias, vina liques, et spatio brevi
spem longam reseces. Dum loquimur, fugerit invida
aetas: carpe diem quam minimum credula postero.

Orazio, libro I, ode X


Proprio tu, o Leuconoe, non cercar di interrogare, è cosa empia, quale sorte a te, quale sorte a me abbiano riservato gli dei e non tentare gli oracoli babilonesi.
Quanto è preferibile accogliere tutto ciò che ci accadrà.
Sia che Giove ci abbia riservato molti inverni, sia che ci abbia assegnato per ultimo quello che ora sfianca le onde del mar Tirreno contro le opposte scogliere: sii saggia, mesci  i vini e recedi una speranza che è sempre lunga rispetto al breve spazio della nostra vita.
Mentre parliamo, è già trascorso il tempo che non si concede: cogli l’attimo e non prestare troppa fiducia al futuro.

7 commenti:

Costantino ha detto...

Incantato, senza parole!
Una volta sapevo di latino,e infarcivo i miei sporadici articoli di diritto valutario con frasi latine messe un po' a casaccio, più che altro per confondere le acque.
Questa tua citazione invece, non pare per nulla casuale, ma perfettamente intonata con lo scorrere della vita. Un testo che sembra scritto ieri per l'oggi e, forse, ahimè, per il domani.
Bravissima, hai fatto segnare un punto importante per chi crede nella immortalità di questa lingua, frettolosamente definita "morta".

Sara ha detto...

Grazie Costantino! è vero, sembra scritto oggi, ma nel nostro mondo siamo ancora capaci di creare la bellezza assoluta?

Mariella ha detto...

Di certo sul futuro non possiamo fare affidamento.
Ma non c'è nulla di nuovo direi...

fracatz ha detto...

ho subito pensato che la tua traduzione non fosse quella giusta, così visto che siamo nel 2014 ho usato google ce mi ha confermato il sospetto
"Non chiedere, conoscere il crimine, che a me, che ho avuto
che fine gli dèi, Leuconoe non giocare con babilonese
calcoli. Al fine di meglio, qualunque sarà, e soffrire.
Oppure, Giove ha assegnato a voi molti altri inverni o questo finale
lei ora indossa il mare
Il Tirreno: rendere te stesso più di saggio, filtrare il vino, e ad una breve
speranze. Mentre parliamo, invidiosi
il tempo è passato: cogliere il giorno, confidando come il prossimo"
tenerelli i nostri progenitori capaci di apprezzare le vere gioie della vita

Sara ha detto...

bellizzimo Fracatz!

Alberto ha detto...

Me la ricordo ancora dal liceo. E purtroppo di questi tempi vivere nel presente (essere presenti) è sempre più difficile.

elenamaria ha detto...

Prendo questo post come un dono domenicale, di buon augurio, affatto menagramo. Come leuconoe, come bellezza, come vita .Grazie Sara