15 novembre 2014

smaltimenti e bon ton vintage



premessa: scrivo questo post, ma mi sembra di stare sul Titanic, c'è anche la musica in sottofondo.
Sto eliminando cose. Ho iniziato da un po'di tempo a disfarmi di oggetti che ho accumulato in questi anni, perché il fardello da gestire diventa impegnativo. Un tempo facevo opera meritoria con i vestiti, dirottandoli di solito a fanciulle più giovani, io porto la 42, ho regalato così tante cose belle, che sopraggiunti limiti anagrafici mi impedivano di poter indossare ancora. 
Tra tutti un giubbino vintage, tipo chiodo, di YSL regalato a un'esile studentessa universitaria dai capelli lisci e neri. E'stato giusto così.
Tuttavia le ultimi mie donazioni in ordine di tempo, sebbene siano state gradite, ampiamente utilizzate, non sono state corrisposte da analoga simpatia, anzi. E così gli ultimi smaltimenti di vestiario e bigiotteria, cose veramente carine e in ottime condizioni li ho portati a mercatino dell'usato, poi racconterò sul blog come mi sono trovata, quando e se le vendite si saranno concluse.
Intanto ho continuato la febbrile opera di pulizia, febbrile anche nel senso che poi mi sono ammalata in questi giorni, io soffro di sinusite e galeotto fu gironzolare in giardino senza cappello. Ma avevo scovato  un libro nei giorni scorsi, prima della bua, Il magico potere del riordino, di Marie Kondo, e l'edificante lettura mi ha spinta a ulteriori smaltimenti di cose vecchie che ingombravano il mio presente. E allora brutti foulard che non mi avrebbero mai riparata dal vento, dei regali, si sa, conta il pensiero, non il regalo e soprammobili rotti dai miei gatti, che non ho mai riparato con l'attak, perché in fondo, in fondo non mi sono mai piaciuti. 
E che dire dei libri del ginnasio?Il testo delle esercitazioni di latino consumato dai graffi delle generazioni di gatti (ancora loro!) che hanno condiviso le mie ore di studio, ma anche quel bel libro di biologia  la cui edizione tuttavia credo sia la medesima su cui studiò la grande Levi Montalcini. 
Per tacere però in merito a un'imbarazzante collana girocollo,con appese perline, conchigline, cavaturaccioli dorati, tagliaunghie color smeraldo e altre mostruosità simili,  che ho acquistato in un momento in cui ho attraversato, se pur inconsapevolmente,  il simonaventurastyle.
E allora faccio così: quello che mi serve davvero lo tengo, o come insegna Marie Kondo, quello che mi suggerisce emozioni positive. Il resto va via!
Qualche oggetto scartato assumerà un'altra forma, confidando nei meandri imperscrutabili della municipalizzata che si occupa di rifiuti. 
Alcune cose invece verrano regalate, ma con criterio, perché il rischio è quello di trasmettere il proprio senso di colpa quando si vuole eliminare un oggetto, ad altri, in primis ai proprio cari.
Ci sono quindi alcuni vestiti, gli ultimi sopravvissuti agli smaltimenti delle volte passate, che invece troveranno un loro circuito tra persone che li useranno volentieri e questo è gratificante più che saperli appesi ad occuparmi invano un posto nell'armadio.
Inoltre porterò al mercatino dell'usato alcune cose, come ho già fatto appunto poco tempo fa,  perché è un peccato tenere gli oggetti a morire nei cassetti da un anno all'altro. 
So che posso scandalizzare qualcuno, tuttavia al mercatino  ci porterò anche alcuni libri che hanno fatto il loro dovere, ma adesso non mi servono più. Se avrò voglia di rileggerli, cosa di cui dubito fortemente, andrò in biblioteca. Qualche testo scientifico invece lo porterò in un paio di istituti di cultura dove saranno più utilmente collocati.
Del resto con gli anni si cambia e non posso consentire che la persona che sono stata un tempo, in tutti questi anni, ingombri con i suoi oggetti, la vita della persona che sono oggi. Le cose mi dicono che sono cambiata, il bracciale indiano dei tempi dell'università, con l'ametista viola. Non sono più la ragazzotta dai jeans strappati con la sigaretta perennemente accesa. Conservo il ricordo e smetto il bracciale inutilizzato da almeno 20 anni, confidando che abbia nuova vita.
Se non che questa voce dello smaltimento deve essersi un po' diffusa in giro, si fa per dire, vado in cantina e trovo alcuni libri che qualcuno ha messo lì, mattonazzo di Bruno Vespa compreso, una strenna di sicuro!ma  pigliasse un autovelox a chi fa certi regali! e lì tra gli scarti, che porterò comunque al mercatino, ci trovo una chicca che tengo invece per me!Donna Letizia, Il saper vivere, ed. Mondadori, 1960. 

23 commenti:

Francesco ha detto...

Chissà chi ti ha regalato il libro di vespa. ...

Claudia ha detto...

Io ho tante, troppe cose da buttare, tanto che non so da dove iniziare.
Poi da noi vige la sindrome del "tutto o niente"
Andai a vedere un mercatino dell'usato, ormai due anni fa, ma la sindrome del "tutto o niente" mi ha finora impedito di portargli anche solo qualcosa.

Quello che mi salva è il "freecycle".
Se non vuoi fare pubblicità taglia pure! Consiste nel mettere un annuncio con descritto quello che non usi, e una marea di persone si offriranno di venire a prenderlo.
Non puoi immaginare in quanti si sono candidati per il mio vecchio bidone di raccolta dell'acqua piovana che, voglio dire: non è un articolo di solito in vetta ai desideri dell'italiano medio, eppure... tempo mezz'ora avevo una selva di email tra cui scegliere un benificiario.
Ovviamente ci sono anche dei burloni, ma in genere la cosa va a buon fine.
Sistemeresti anche i più orridi foulard.

Sara ha detto...

Claudia non ho tempo di impegnarmi troppo a regalare le cose, con i vestiti so come fare, anche se io ho una taglia abbastanza minuta comunque trovo chi me li fa girare, ma per il resto con il mercatino mi libero di tutto in un colpo solo, almeno mi tolgo la roba di casa.

Vera ha detto...

Spazio sui ripiani delle librerie... spazio per modo di dire visto che viene immediatamente colmato da ciò che si ammonticchia qua e la.
Dunque per fare questo spazio riempio cassette da verdura di libri che carico in macchina e porto alla bibblioteca del paese in cui abito che, caso strano tra le bibblioteche, è felicissima di riceverli. Alcuni li tiene per se, alcuni li smista nei centri di lettura che ha qua e la nel comune, scarso di abitanti ma ricco di territorio, altri ancora li dirotta al carcere del capoluogo.
Amici e parenti scoperta la cosa hanno cominciato ad utilizzarmi come centro raccolta per libri orfani; la cosa non mi dispiace per nulla, do una prima scremata tenendo ciò che mi interessa ed il resto lo consegno ai bibliotecari.
I libri che porto li rimangono ancora un po' miei visto che se voglio rileggerli basta che io vada a prenderli, è solo che i ripiani della libreria su cui riposano sono un pochino più lontani degli altri

Sara ha detto...

Vera in passato ho regalato anch'io libri alla biblioteca, o ad amici ma se ora gli porto Bruno Vespa mi tirano il mattonazzo in fronte. I libri tematici invece li regalo a strutture ad hoc, cioè a biblioteche di settore.

Renata_ontanoverde ha detto...

saggia decisione! scelta radicale che non son mai riuscita a fare! mi dai un buon esempio...
buona domenica Renata

Federica ha detto...

ti ammiro: io non son proprio in grado di buttare nulla. Prima o poi finirò in quel programma di Real Time per accumulatori seriali!

Mariella ha detto...

Il mercatino dell'usato è un sistema utilizzato pure da me.
La mia tecnica è disfarmi di tutto quello che non indosso da almeno due anni. All'inizio ho avuto problemi; ora sono diventata killer seriale. Ci sono solo alcuni, selezionatissimi pezzi che non si libereranno mai di me. I libri (pochissimi), di cui decido di disfarmi, li regalo al fratello di una mia amica che lavora in biblioteca.
Per la bigiotteria, accumulo e poi le mie nipoti dopo un po' se ne impossessano...
Il mio unico problema restano le borse... non ce la faccio e non riesco a liberarmi di nessuna di loro.


Sara ha detto...

Lorenzo tu sei un uomo, è anche più comprensibile.

Sara ha detto...

Mary di borse ne ho eliminato una, un po'sbatacchiata dal treno, ma faceva ancora la sua bella figura e l'ho regalata a una signora. Io l'avevo usata così tanto che mi ero stufata.

fracatz ha detto...

si tratta solo di una legge fisica sull'impenetrabilità dei corpi, quindi in tutte le case se con il passar degli anni entrano cose, necessariamente altrettante ne debbono uscire e già è tanto se si ha la fortuna di mantenere la propria siloutte o si dispone di una cantina grandissima.
Io non porto mai niente al mercatino

Sara ha detto...

io ho deciso di andare al mercato dell'usato anche perchè credo di aver regalato fin troppa roba in vita mia .

bulutn ha detto...

Io accumulo e solo da poco ho finalmente deciso che non aveva senso tenere cose che non indosso piu'.
Al momento, mi limito a regalarle o a darle nella raccolta di vestiti di seconda mano, per beneficienza.
Pero', non e' che siano capi gran che eleganti...

Alcune cose particolarmente non-riutilizzabili (perche' veramente malmesse), pero', le ho messe a disposizione dei bimbi: ci fanno i vestiti alle bambole, o li usano per i loro marchingegni, o le portano a scuola per fare lavoretti in cui serve della stoffa.
Oppure le abbiamo date per i gatti della comunita' sotto casa, come stoffe per tenerli al caldo d'inverno o quando hanno i cuccioli...

B.

UIFPW08 ha detto...

..pure il bracciale indiano no.. non ci posso credere...

Sara ha detto...

Mauri a cosa non credi? che ne abbia uno o che lo voglia dare via?

Sara ha detto...

Mauri a cosa non credi? che ne abbia uno o che lo voglia dare via?

Alberto ha detto...

È proprio vero, facendo smaltimento si trovano cose sepolte, letteralmente sepolte sotto altre e sepolte nella memoria perché non sapevamo più di averle. Per me le cose sono ancora più complicate, non tanto qui a Milano ma al paesello dove le cose da eliminare sono infinite, a cominciare dalla grande soffitta e poi giù giù gli altri piani. Potrei anche trovare una pentola di monete d'oro, non si sa mai.

nico ha detto...

Prima della bua è bellissimo, mi hai ispirato una gran tenerezza Saretta :) Anche io e Maria spesso ci disfiamo delle cose passate, anche se non ci riusciamo con costanza. E abbiamo regalato anche noi tante cose, sebbene, viste le nostre rispettive moli, non sempre ci riusciamo! Lo scorso weekend c'è stata una scena da morir dal ridere. Mentre facevamo il cambio di stagione, ogni cosa che tiravamo fuori Mary mi diceva "E questa, la devi tenere?" "E questi pantaloni, hai visto qui sono sfilacciati" "Questo maglione è un po' infeltrito" :-))) Dovevi esserci, ti saresti fatta un po' di risate! Un bacione :)

Frida ha detto...

possiedo poche "cose";sono alquanto spartana.Ma non mi sono ancora liberata di alcuni capi che indossavo all'inizio degli anni ottanta.Solo dai miei dipinti non mi staccherò mai, anche se stanno diventando ingombranti...

UnUomo.InCammino ha detto...

Ehehe, alleggerirsi è una cosa meravigliosa.
Uno dei pensieri di molti pensatori filosofi camminatori (ad esempio Lanza del Vasto) è che se vai in giro a piedi, semplicemente non puoi sovraccarticarti di cose inutili.

Pensa che la madre di mio figlio (e sto scoprendo che esistono molte persone che soffrono di quella malattia) teneva tutto, T U T T O.
Quello è il sottobicchiere del calice di birra che usò mia zia a cena quando venne a trovarci a marzo del 1996...
Risultato? Non riuscivamo più a stare in casa.
E quindi, alla fine, sono uscito io! :))

UnUomo.InCammino ha detto...

Aggiungo che invece io tengo i miei libri e - sai che sono snob - esibisco con piacere la mia non magrissima biblioteca che continua, piano, a crescere. :)

Anonimo ha detto...

Alcune cose le regalo, i libri cerco di portarli in scaffali del bookcrossing, ma la maggior parte delle cose finisce in soffitta. Qualche volta il mio passato mi cadrà in testa!

unrosetoinviacerreto ha detto...

Che bello vedere quanto ci si possa assomigliare nonostante tutto.
Probabilmente mi dovrò rivolgere alla "accumulatori cronici anonimi".
Che fatica liberare spazio, che fatica lasciare andare, che fatica scegliere,
e pensare che ho portato scatoloni su scatoloni di libri ad un carcere, riempito auto di vecchi stracci, ciotole, tegami e portato tutto al gattile,eppure mi sembra di non avere fatto ancora nulla.