08 gennaio 2020

La pazza sofferente

Sono passati tanti anni, ero adolescente.
La ricordo vagamente , era nota come pazza.
Girava vestita di stracci sottili, pallidissima, sofferente e povera. 
Un giorno d'estate salì sull'autobus e inizió a raccontare a voce alta,  nel silenzio indifferente e imbarazzato,  di noi compagni di viaggio,   la sua storia di violenza. Non richiesta, raccontò dei soldati tedeschi che obbligarono lei e sua sorella a spogliarsi e violentarono entrambe. Usó parole non volgari, ma crude. 
Raccontò la sua verità scomoda a udirsi. 
Io ero troppo giovane per comprendere pienamente cosa ha significato quella vicenda, quante donne come lei hanno subito violenza in tempo di guerra e dopo sono rimaste vittima del contagio sociale. 
Quel soliloquio che provocava l'imbarazzo degli astanti, la sua stessa plateale emarginazione, lo capisco solo oggi, erano la sua denuncia per la violenza subita.


19 commenti:

Gus O. ha detto...

Ogni giorno per molte donne è una tragedia immane che si consuma nell'indifferenza degli altri.

Anonimo ha detto...

Sara, non so cosa dire, nel senso che mi vengono in mente due cose. L'altro giorno mi ha fermato una signora più giovane di me ma sfatta, obesa, coi vestiti sporchi. Le ho portato la borsa della spesa a casa e mi raccontava che era rimasta sola dopo che era morta la mamma, adesso il Comune gli aveva assegnato un tutore d'ufficio, non so che figura sia, che si occupava degli adempimenti e nello stesso tempo la sorvegliava. Quando ero li mi ha chiesto se gli potevo dare dei soldi perché non aveva niente in tasca. Poi mi ha detto che il condominio aveva mandato una impresa a sgomberare d'ufficio un mucchio di roba che questa signora teneva in casa e sul balcone. Le ho dato qualche moneta e tornando a casa pensavo a quanta gente c'è in questi palazzi che magari convive con qualsiasi problema immaginabile nella solitudine della "folla anonima". Chissa anche la tua "pazza" se aveva qualcuno che si curava di lei, chissa come viveva a parte l'eccentricità.

L'altra cosa che mi viene da pensare è che le donne non hanno subito il peggio della guerra, questa è un po' una posa letteraria. Certo, hanno subito i bombardamenti, hanno subito le violenze di vinti e vincitori. Ma considera quella che era l'esperienza del soldato al fronte, non tanto del soldato americano che poteva fare a turno con altri, riposarsi nelle retrovie, che non soffriva la fame eccetera ma quelli che sperimentavano situazioni veramente estreme. Scrivevo di un mio zio in Africa, dove gli portavano l'acqua da bere dentro i fusti usati per la benzina o il gasolio degli automezzi. Che a fatica stava in piedi per attacchi continui di dissenteria emorragica. Oppure, che ne so, pensa ai soldati in Russia, dovere marciare a meno venti, meno trenta senza potersi fermare, coi Russi che ogni tanto tiravano una cannonata o una mitragliata sulla colonna, congelamento, fame. Non solo per quei soldati ogni giorno era una tortura ma era anche vissuto nel braccio della morte, ogni giorno poteva essere l'ultimo. Poi l'ovvia esperienza degli eventi più raccapriccianti, vedere la gente bruciata, fatta a pezzi. Immaginati cosa significa dovere tirare fuori i cadaveri dei carristi da un carro armato distrutto. Oppure stare li a vedere un amico che agonizza e non puoi fare niente, perché allora non c'erano gli elicotteri come nel Vietnam. Io non posso immaginare lo stato mentale dei soldati ma non ci vuole un genio per capire che quando erano a contatto con la popolazione, amica o nemica che fosse, dopo mesi o anni di quella giostra, non potevi aspettarti comportamenti "normali". Eppure, mia mamma mi ha raccontato che i Tedeschi con lei bambina furono gentili, la curarono nella loro infermeria, le diedero qualcosa da mangiare anche se avevano poco o niente, probabilmente nel reparto di sanità saranno stati meno psicopatici delle SS dei reparti d'assalto, non so.

Gus O. ha detto...

E le donne russe ridotte alla fame che si prostituivano con i caporioni dell'esercito?
Certo, anche i tedeschi del campo di concentramento di Auschwitz erano gentilissimi con le donne
Hai visto il film "La tregua", l'ultimo diretto da Francesco Rosi, tratto dal romanzo omonimo del 1963 di Primo Levi?

Marco Poli ha detto...

Una denuncia efficace, tanto che ancora oggi te la ricordi.
E credo che tu non sia l'unica a ricordarla, tra i passeggeri di quella linea.
Le donne sono associate al ''bottino'' di guerra, quasi sempre. Cerca, ad esempio, ''marocchinate'' su Wikipedia.
Anche nella mia famiglia, i parenti più anziani raccontano delle giovani donne che lasciavano la casa paterna quando il fronte si avvicinava, per riparare all'interno ed evitare la violenza. In piccoli gruppi di solito guidati da un parente già anziano, le ragazze partivano al buio, con un groppo in gola.

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Marco Poli ha detto...

Dimenticavo di premettere : è ovvio che i commenti si basano sulla condizione di verità della ''denuncia'' espressa in quel luogo e tempo.
Diamo cioè per scontato, come condizione basilare, che quella donna raccontasse con trasporto la propria digraziata vicenda.

Ma pazzi sono anche coloro che sviluppano una estrema, anzi ''ultra'' empatia con il prossimo, assorbendone le storie come se fossero proprie. Allo stesso modo in cui, per tenere in piedi un sacco, lo si riempie sì di farina, ma di farina altrui.
{ vedi i filo-mass-immigrazionisti sì-global, che nelle ultime settimane hanno riempito le piazze travestiti da sardine }.

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Sara ha detto...

Dei soldati tedeschi, ove non hanno fatto massacri di civili, si tende a parlare bend, come se fossero stati rispettosi.

Marco Poli ha detto...

{ @ Sara : ti consiglio di inserire il widget degli ultimi commenti nella spalla del blog, così per i tuoi lettori e per te stessa sarà più agevole seguire le discussioni in corso.
Non sarebbe male nemmeno l'attivazione dei commenti indentati o annidati ( detti subthread ) per diramare discussioni secondarie dalla principale, ed evitare confusione }.

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Marco Poli ha detto...

Sì, anche io ho ascoltato storie sul buon comportamento dei krauti, ed altre pessime sui ''liberatori''.

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antonypoe ha detto...

gran brutte storie. che purtroppo si ripetono da millenni. ciao

LaLaura ha detto...

Tragedia nella tragedia è lo stigma sociale per far sopravvivere la comunità. Espulsi in quanto portatori di ricordi da rimuovere. È terribile, e succede di continuo nel mondo, ora. Adesso.

Sara ha detto...

Marco non trovo la funzione!

Gus O. ha detto...

https://www.ideepercomputeredinternet.com/2012/05/widget-dei-commenti-recenti-per-blogger.html

Ernest ha detto...

storie che spesso rimangono nel silenzio, chi gioisce in questo momento per le guerre dovrebbe riflettere molto

Anonimo ha detto...

Sara, i "massacri di civili" non avvenivano in maniera inconsulta, erano delle rappresaglie ordinate dai comandi quando "elementi irregolari" compivano azioni ostili e all'epoca erano non solo la prassi ma anche perfettamente conformi alle leggi di guerra di tutti gli eserciti sul campo, compreso il Regio Esercito Italiano, tanto che i militari coinvolti non potevano rifiutarsi di eseguire gli ordini non per semplice disciplina ma perché gli ordini seguivano una prassi regolare.

E' la stessa cosa oggi quando vedi nel telefilm che al pilota viene ordinato di sganciare la bomba dopo che gli ufficiali del JAG approvano la "legittimità" dell'azione. Per altro, rimanendo in tema, ai piloti americani veniva ordinato di scortare i bombardieri che radevano al suolo le città tedesche e se sulla via del ritorno avevano ancora carburante e munizioni, cosa comune sul finire della guerra, dovevano mitragliare qualsiasi cosa si muovesse, i "target of opportunity", con il preciso intento di terrorizzare la popolazione.

L'unica differenza tra "eroi" e "criminali" è che quando si dirada il fumo, sono i vincitori a scrivere la Storia, per cui certe cose vengono tramandate ed altre vengono rimosse, in un senso e nell'altro.

Per il resto, ripeto quanto sopra, esperienze estreme, vissute senza tregua per settimane, mesi, anni, producono delle psicosi per cui non si possono valutare i comportamenti con il metro della "normalità".

Vera ha detto...

La madre del mio compagno diciasettenne allora, sola e già madre in una città sulla linea gotica, chi sa un po' di storia capisce cosa significhi, ricordava (ora è morta) con più paura gli inglesi dei tedeschi. Le atrocità sono state distribuite su tutti i fronti. Eppure qualcuno le aveva elette a ideologia.

Marco Poli ha detto...

{ @ Sara : che template stai usando ? }.

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Sara ha detto...

Marco credo che sia quello più semplice.

UIFPW08 ha detto...

Tu Sarà matta..ma non ci credo neppure se é vero per davvero
Un abbraccio
Maurizio

Claudia ha detto...

Povera donna, Violentata in guerra, ignorata ed emarginata per il resto della vita. Ridotta a gridare il suo dolore su un autobus, tra indifferenza e scherno.
Povera donna.