19 settembre 2020

Come quando n. 54

Come quando il candidato di 36 anni dice che lui vuole rappresentare i giovani.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Oh ecco, affrontiamo un argomento serio, invece che le crocchette dei gatti-figli.

La ragione di quanto descritto nell'oggetto del post è che oggi un uomo di 36 anni si definisce "ragazzo". E' la conseguenza di un doppio fenomeno.

Primo, il "giovanilismo" degli anni Settanta per cui invece di "pirla come un giovane" si assume che nella "gioventù" ci sia la somma di tutto quello che è non solo bello, che potrebbe anche essere ma anche di quanto è buono e giusto e questo proprio non si da. Invecchiare non significa solo fare i conti col deperimento fisico ma anche con il marchio del "male", quindi i vecchi recitano la parte dei "giovani" solo per rimanere nel "giusto".

Secondo, la dottrina delle Elite Apolidi, che ci viene inculcata col lavaggio del cervello onnipresente, mira a ridurre tutti ad eterni adolescenti. Quindi la vita si "immobilizza", cosi come la Storia, in un "eterno presente" che per tutti deve coincidere con la "gioventù". Si tratta ovviamente di una regressione, regressione infantile. Il politico rappresenta i "giovani" cosi come i genitori si sforzano di essere coetanei dei figli.

Pier ha detto...

l'età media è in aumento, sarà per quello...

Ernest ha detto...

detto con due gg magari

Novella Semplici ha detto...

Il grosso problema dei "giovani". Negli anni '60 un Lucio Battisti ha scritto le sue cose migliori attorno ai 20 anni. Oggi a 20 anni sei uno sbarbatello che ancora profuma di scuola o addirittura studia sempre. Li trattiamo come se fossero sempre bambini... È anche questione economica probabilmente. Ma a volte mi viene da pensare che stiamo buttando gli anni migliori della nostra gioventù. Un giovane se riesce a farsi una posizione lo fa quando chi è più vecchio lascia un posto libero. È un problema che una visione politica lungimirante dovrebbe affrontare.

2151176 ha detto...

Battisti che a vent'anni scriveva canzoni. Che bell'esempio.

Mio nonno a vent'anni era già sopravvissuto al fronte della Prima Guerra mondiale, lavorato in acciaieria e trovato moglie. L'altro mio nonno si trovava in Sardegna a scavare canali per bonificare zone disabitate e paludose, sfidando la malaria e vestito come un esploratore dell'Ottocento. I canali allora li scavavano i "badilanti", cioè operai col badile e i carrelli su rotaia da riempire di terra.

Il problema è proprio questo, che dalla fine degli anni Sessanta c'è gente convinta che i "giovani" siano una categoria e che il "cantautore" sia importante, vedi alla voce "cultura".

Claudia ha detto...

L'età non ha più senso.
Come per molti altri aspetti, si sottolinea ciò che sembra adatto allo scopo. Se non corrisponde a realtà pazienza.
Anche la verità non è più una sola.
Non ci sono più i punti di vista o il vissuto soggettivo, ognuno ha "la sua verità".
Costui ha "la sua (eterna) giovinezza".

Icaro ha detto...

Dici che a 36 anni non siamo più giovani eh?!