Devo andare ad acquistare una marca da bollo.
Scarto l'idea di recarmi al cosiddetto "Bar-tabacchi degli spolpi", perchè di subirmi il proprietario indisponente, che sbuffa quando ti serve, anche no. Anche se mi sono simpatici "gli spolpi", un giorno sono passata lì davanti e gli avventori stavano parlando male ad alta voce di un professionista che conosco, che mi sta antipatico per validi motivi.
Vado in un altro bar-tabacchi e aspetto il mio turno sulla soglia, anche se un "segnaposto"sul pavimento è libero. Tocca a me, arrivo al bancone, mi faccio dare altre due cose, quanto posso essere stata lì?Mi giro e vedo in fila, in disordine sparso almeno 5 persone, 2 invece sono fuori in attesa.
Idem in farmacia. Aspetto fuori. Poi quando mi tocca entro e subito arriva un'altra, cioè non vale più la regola : uno esce, uno entra?
E da lì arrivano altre due persone, che evidentemente mal sopportano di stare in esterni in questa bella giornata di marzo.
Ma tra fare la fila fuori e farla dentro il locale cosa cambia?
Sempre di fila si tratta, non è che scorre più veloce se entri e ti appressi! Ma non sarà un po'più salubre fare la fila all'esterno?
È anche per colpa di questi pecoroni che passiamo da una chiusura all'altra.
2 commenti:
In Italia c'è un'avversione per le attese (e fin qui tutto normale, come ognidove) e per le file che sono il modo civile ed equo per gestirne al meglio la rottura di palle. Non file ma ammassi.
Quindi anche l'aspettare fuori, come ogni regola, tende ad essere violata in modo antagonistico-trasgressivo da qualche koglione con pensa di essere furbo, crede che la regola lo voglia fregare/fottere (pensiero molto diffuso al sud), che ci sia un complotto, i capitalisti, le banche, le scie chimiche, le multinazionali, etc. .
Non rispettano le quarantene, figurati le file.
Posta un commento