25 giugno 2022

Lo Stato contro Abele

Graziella aveva 17 anni anni nel 1985, lavorava in una lavanderia dove, tra gli abiti, ebbe la sventura di rinvenire l'agenda di un mafioso. 
Ho letto la sua storia qua e là nel web in questi giorni, i dettagli terribili di quelle tre ore che ha passato in balia dei suoi assassini, prima di essere uccisa con 5 colpi di lupara, 5 colpi che hanno straziato il suo viso, la sua persona, i suoi 17 anni.
Una ragazzina  levata di mezzo come una cosa.
A parte le inerzie iniziali e le incertezze poi, lo Stato ha impiegato anni, anzi decenni  per mettere in galera gli assassini di Graziella, se non che uno di loro, che ha sulle spalle un'altra condanna  per omicidio, dopo aver scontato una decina d'anni in galera, ora potrà godere della semilibertà ed uscire di giorno dal carecere per "fare volontariato con gli anziani" attraverso un'associazione.
A parte che fare i volontari, richiederebbe una dimensione morale congrua.
A parte che gli anziani, a maggior ragione se hanno bisogno di aiuto, dovrebbero essere avvicinati da persone irreprensibili.
A parte che abbiamo già visto assassini messi ai servizi sociali che sono tornati a uccidere.
Ma perchè lo Stato infierisce così tanto sulle vittime?
Perché  certi provvedimenti  cozzano contro il senso di giustizia  innato che è dentro di noi?
Perchè lo Stato odia così tanto Abele? 

13 commenti:

semola ha detto...

... perchè Caino può uccidere (credo possa definirsi una condizione o condanna definitiva) e dopo breve pena uscire e Abele non può difendersi...
... che poi io sarei anche d'accordo, se, utopisticamente, lo Stato che non è in grado di tutelarmi, pagasse per non averlo fatto... non con risarcimenti che poi pagherei ugualmente io con le tasse ...
... ma nominando un responsabile della sicurezza, che va in carcere se non riesce a garantirmela...

MaratonetaGiò ha detto...

Ho seguito questa drammatica storia avvenuta nel 1985 attraverso chi l'ha visto.
Sono stufa di sentire: Nessuno tocchi Caino e Abele deve continuare a soccombere?

Anonimo ha detto...

Vediamo se riesco a mandare il commento.

Dicevo, il problema fondamentale è che se il crimine è inconcepibile non puoi trovare una pena proporzionata.

Quindi alla fine o applichi una pena inconcepibile ad un crimine inconcepibile, ti devi attrezzare di boia, luoghi e strumenti d'esecuzione, oppure devi ridurre il crimine ad un livello molto inferiore, facendolo rientrare in una casistica che la coscienza può abbracciare, come il furto o la truffa, un crimine di cui si può fare ammenda.

Postilla.
La Mafia fa parte della "normalità", è una barzelletta che il mafioso si nasconda dietro una falsa identità come "l'Ingegnere Rossi".
Non è mica un film di spie ambientato in una metropoli.
Tutti sanno chi sono gli ingegneri, i farmacisti, gli idraulici e i mafiosi del paese, chi è cugino di chi, chi è andato a scuola con chi, chi va e chi viene, compresi i Carabinieri e ma siccome le cose sono sempre state cosi, vanno avanti come sono sempre state.

Pier ha detto...

Più che Lo Stato, direi i giudici e gli avvocati di parte...
ultimamente pare che la strada intrapresa non sia tanto quella di perseguire Caino, ma di condannare Abele perché non si è difeso.

fracatz ha detto...

perchè grazie a tutti i magnati delle assoc benpensanti, un carcerato ci costa 300 e più euri al giorno e ci conviene metterlo in qualche albergo.
Solo NOI del partito degli under 70.000 abbiamo i campi lavoro, dove se non lavori non magni e te auto_levi dai cojoni

Anonimo ha detto...

Fracatz, il costo di qualsiasi servizio pubblico dipende tutto dagli stipendi dei dipendenti di quella Amministrazione.
Il sistema carcerario è un enorme macchinario che sarebbe comunque enorme, se non ancora più enorme, se dovesse gestire dei campi di lavoro invece che delle semplici galere dove non ci sono parti in movimento.
Mettere al lavoro dieci badilanti a scavare un canale di bonifica costa comunque di più che chiamare una ditta che ti porta la ruspa e finito lo scavo va da un'altra parte.

Secondo me non è il vero problema.
Piuttosto bisognerebbe pensare che il crimine paga perché nella stragrande maggioranza dei casi il crimine rimane impunito, come puoi facilmente verificare andando a denunciare il furto della bicicletta.
Nel caso in oggetto, quindi di un omicidio di mafia, prima di arrivare li ci sono infiniti crimini che semplicemente fanno parte del quotidiano di tutte le parti coinvolte, partendo dal pizzo imposto al negozietto, passando per gli appalti di ogni ordine e grado, su su fino al Ministero.
Anche quando si arriva all'omicidio, spesso e volentieri passa in cavalleria, un po' come capita con gli infortuni sul lavoro, chi muore giace e chi vive si da pace, come si dice.
Ancora, esiste un enorme macchinario che si dovrebbe occupare della repressione del crimine il cui costo è tutto in capo agli stipendi.
Come dicevo, ci raccontiamo la barzelletta del mafioso latitante sotto falsa identità quando tutti sanno tutto di tutti, il mafioso sa che il fratello è carabiniere ma il carabiniere sa che il fratello è mafioso e poi il CSM di Palamara e Salvini due infiniti processi per sequestro di persona o il "caso Ruby", giù stipendi a scavare buchi e poi riempirli.

Alexander Biagiolius ha detto...

perchè la sinistra si mantiene anche con i voti delle associazioni e ong che fa lavorare rifornendole sempre di materiale "fresco" di galera o scafismo
senza queste associazioni ,senza l affarismo della mediazione e dell inclusione la sx sarebbe finita da un decennio .
i criminali organizzati vanno tenuti a regime di carcere duro e per me annientati fisicamente dal ridurre a breccia i massi da due tonnellate solo con un mazzuolo da mezzo kilo 12 ore al giorno -invece li abbiamo fatti uscire per la pandemia per non metterli nella condizione di ammalarsi.sono usciti perfino brusca e gli asssassini del piccolo matteo sciolto nell acido,semrpe per quel garantismo buonista che sta annientando le societa' piu evolute della storia

Ernest ha detto...

davvero difficile comprendere

silvia ha detto...

sarò sincera: a me "nessuno tocchi caino" non ha mai convinto.
delitto e castigo, non c'è altra strada.

Anonimo ha detto...

Alex, il "garantismo buonista" in questo caso discende dalla Costituzione che specifica, se non erro all'Art.27, che la condanna deve avere come fine la "rieducazione" del reo. Un concetto che, incidentalmente, precede di parecchio la stessa Costituzione, mi sembra che risalga allo Illuminismo, quando si postulava che l'Uomo nasce buono e poi è la società ad incattivirlo.

Da un punto di vista pratico, il "carcere duro" si configura come una tortura e, dato che non ci porta nessun vantaggio, è una vendetta ma abbastanza misera se la guardi da vicino, allora mi sembrerebbe più razionale applicare la pena di morte, la legge del taglione. Non serve a dissuadere il criminale, almeno fino a che questi è ragionevolmente sicuro di non essere perseguito, però riduce senz'altro i costi della detenzione. E' la soluzione che adottano in Cina, presumo in aggiunta a procedure molto più semplici, perché in Italia ogni processo arriva in Cassazione e da diverso tempo esiste anche la possibilità di fare ricorso a tribunali sovranazionali.

Seriamente, quello proposto da Sara è uno di quei problemi che non ha soluzioni.

Anonimo ha detto...

E' di oggi la notizia che il tribunale francese nega l'estradizione per gli ex (?) terroristi rossi espatriati. La motivazione è una specie di Comma 22. Questi signori sono fuggiti in Francia prima della condanna, quindi sono stati processati in contumacia. Dato che sono stati processati in contumacia, il tribunale francese assume che non si siano potuti difendere compiutamente quindi non gli è stato garantito un "giusto processo".

Aggiungiamo poi il pregiudizio che il tribunale francese sia capace di fare giustizia-giusta mentre quello italiano sia una accozzaglia di buffoni oppure un plotone di esecuzione sudamericano comandato dal Governo (dalla NATO, di questi tempi).

La cosa divertente è che nell'Italia "fondata sui valori della Resistenza" esisteva tutta una organizzazione la cui finalità era quella della mitica "Odessa", l'organizzazione che fece fuggire i Nazisti nelle Americhe, cioè di dare supporto logistico ai Compagni impegnati in azioni rivoluzionarie. Si partiva dai "Partigiani" fatti fuggire nell'Est Europa per sottrarli ai processi per i crimini efferati compiuti nei giorni della "Liberazione" e si continuava col "Soccorso Rosso" per i decenni seguenti, dove ognuno fiancheggiava i "Partigiani" mettendoci quello che poteva, che fosse attore, giornalista, avvocato, ricco editore, infermiere d'ospedale, operaio, eccetera. Non è mica che i "terroristi", altrimenti noti come "partigiani della Resistenza tradita", vivessero di caccia e dormissero nei boschi. Avevano i loro bravi numeri di telefono da chiamare, i loro indirizzi dove presentarsi, eccetera.

La cosa un attimo fastidiosa è che i Servizi francesi ovviamente sapevano di questa organizzazione ed era una decisione del Governo francese quella di "dare asilo" ai "partigiani" italiani. Gente che in sostanza agiva nell'intento di impadronirsi del potere con le armi e instaurare una dittatura, seppure "benigna" perché intestata al Proletariato. Poi di recente, forse Macron ma non sono sicuro, dice che avendo provato il terrorismo islamico, si vedono le cose da un altro punto di vista. Se non fosse che ci rimbalzerebbe nel didietro, io darei asilo ai terroristi islamici in Italia perché instaurino il Califfato in Francia e poi vediamo i Francesi come la prendono.

Anonimo ha detto...

Si si, ovvio ma in questa sede irrilevante.

Il punto è che nel racconto del Partito Comunista la colpa imperdonabile dei Fascisti è stata quella di opporsi alla Rivoluzione. La Resistenza per i Comunisti, che se la sono sempre intestata a priori, non aveva lo scopo di fondare la Repubblica ma di completare la Rivoluzione instaurando con le armi la Dittatura del Proletariato. Peccato che con l'occupazione militare americana e poi con gli accordi di Yalta, i Partigiani sono stati costretti a disarmare e il PCI ha dovuto crearsi una facciata "istituzionale", delegando la Rivoluzione alla "Sinistra extraparlamentare". I militanti della "Sinistra extraparlamentare" e quelli delle "formazioni combattenti", si consideravano eredi dei Partigiani e della Resistenza tradita. Pensavano di doverla continuare e portare a termine.

Ai fini del discorso "giudiziario", la cosa rilevante è che è sempre esistita una gestione organizzata dei crimini compiuti dai Partigiani, in primis in capo al PCI e quindi alla Internazionale Comunista referente al PCUS, poi per via della facciata istituzionale, ancora delegata alla "Sinistra extraparlamentare". Questa gestione organizzata faceva in modo che i Partigiani potessero nuotare come i pesci nel mare, per citare quello che si diceva all'epoca dei Viet Cong. Quindi avere tutto il supporto logistico, che includeva la latitanza ed eventualmente l'espatrio, quando necessario, come in questo caso, in colleganza con la "Sinistra" locale, che garantiva la continuità del supporto logistico all'estero e nel caso della Francia perfino il supporto non ufficiale del Governo. Oltre le cose eclatanti, esisteva poi la dottrina di Gramsci secondo cui il Partito doveva silenziosamente colonizzare tutti i "centri nevralgici" della Nazione, inclusa la Magistratura, una cosa che continua tutt'oggi.

Il PCI è uno dei tre elementi chiave su cui si è costruita l'Italia nel bene e nel male. Gli altri due sono la Mafia e il Vaticano, a cui gli Americani, in cambio della collaborazione, diedero in gestione i territori "liberati" mano a mano che li sottraevano ai Tedeschi in ritirata. Ecco perché la cosiddetta "antimafia" è sempre stata una barzelletta e la funzione storica della DC.

UnUomo.InCammino ha detto...

C'è un sadismo sia antiborghese che salvifico della magistratura che arriva dove non giungono le leggi buoniste (lievismo renziano).
La giustizia storta per cui il criminale è sempre poveretto e buono.
Lo lasciano fuori in modo che continui il suo lavoro sugli Untermenschen.