"Tuo nipote è un coglione! Ecco cos'è tuo nipote! Un c-o-g-l-i-o-n-e! Anzi, guarda, secondo me non è nemmeno tuo nipote! Sarà un corno! L'avranno scambiato nella culla, tuo nipote!".
Teodora detta Tea Cozzani di Castelbianco chiuse la telefonata e si rivolse alla cassiera dell'autogrill che la fissava attonita "Una spremuta e una macedonia!". La ragazza battè lo scontrino a capo chino sulla cassa, visibilmente imbarazzata per la conversazione che aveva udito suo malgrado
"Uff.." sbuffò Tea e avanzò verso il bancone decisa a procurarsi la sua colazione "healty". Si, ma come si sarebbe mangiata volentieri un bombolone con la crema! Che le riviste femminili tipo "Il mondo delle donne" avevano un bel dire che ti potevi fare una golosa colazione a base di frutta! Golosa? Cosa? Questa roba squadrata dentro una coppetta di plastica? I tocchetti di ananas fibrosi, le more acerbe, la pesca insapore...
La frustrazione della dieta, si innescò con la conversazione che aveva appena avuto con sua madre. Tenendo ferma la coppetta di plastica sul tavolinetto, cercava di infilzare i duri tocchetti di frutta.
Si era proprio un coglione suo nipote! Perché solo un coglione poteva insultare l'operatore di un call center e beccarsi una denuncia!
C'era stato pure un titolone sulla cronaca locale "Noto ristoratore accusato di omofobia!". Noto? La famiglia era nota, lui no! Ristoratore poi, uno come lui!
C'era stata la storia prima del Sushi club nella Città, ma quando arrivò l'Asl, si giustificò che era stato messo di mezzo dal suo socio. Quanto fosse costata a sua sorella e a suo cognato l'impresa meteropolitana di quel figlio scemo, non è dato di saperlo.
Ci aveva riprovato poi a Sarzana, con una Winery specializzata in vini sudamericani o australiani, che non aveva riscosso il successo previsto "un'idea troppo avanti per Sarzana", diceva lui, "fai un po' te, mettersi a vendere vino sudafricano ( o australiano?)nella terra del vermentino dei Colli di Luni!" dicevano gli altri.
Mentre Tea addentava la frutta, le cadde lo sguardo sull'abito maculato di una tipa che con marito e prole al seguito, aveva occupato lo spazio antistante il bancone.
Aveva un abito quasi uguale in valigia, si era fatta convincere dalla mitica Lupy, storica commessa di un negozio "per vere signore" che "quest'anno il maculato va tanto e poi lo puoi sdrammatizzare con una ballerina, ma guarda che io l'ho visto anche ai matrimoni il maculato! ".
Lei invece fissando la sconosciuta, si chiese come poteva essersi lasciata convincere a comperare una cosa così coatta! Ah la boutique della Lupy! Sembra un salotto d'autore, tutta immersa in una luce calda, d'oro, ti vedi per forza bella lì dentro! Mica come quei negozi orribili dei centri commerciali che ti sparano una luce impietosa e ti rimbambiscono di musichette! Puoi lei, la Lupy, al secolo Luisa Lupetti, età imprecisata 66, forse 67 anni, biondissima [segue descrizione della Lupy]
Poi la vide, anche se lì per lì non si ricordò bene di lei: quanti anni erano passati? Sabrina Malbertini !si!la Malbertini! Stava nei banchi della terza colonna con quelle altre due torpedinate come lei! Come si chiamavano quelle altre due? Chi se lo ricorda?!
Andavano in chiesa! Andavano d'estate a fare i ritiri spirituali con le suore! A 15 anni!
Avevano tutte e tre i capelli lunghi, come usava per le ragazze di campagna che andavano dal parrucchiere solo se si sposava uno zio o un cugino. Un giorno una di loro, non si ricordò quale, venne a scuola con una gonna lunga con stampate fette di cocomero, albicocche, noci di cocco,uva...una roba mai vista! Sua madre non avrebbe adoperato una simile fantasia nemmeno per la tovaglia di una scampagnata, figuriamoci per un capo da indossare!
Il telefono squillò: era sua sorella che intercedeva per il figlio"Vicky " così tutti chiamavano Luisa Vittoria Cozzani di Castelbianco " Vicky io non mi occupo di queste cose, ti devi rivolgere a un penalista, non lo so ora su due piedi chi può intervenire! Poi lo sai che i giornali hanno parlato di "grave episodio di omofobia" ora guarda se per una bolletta della luce tuo figlio doveva fare un casino del genere! No, Vicky non è "normale" insultare gli operatori dei call center! Non ė "normale" un belino! Poi quelli si incazzano e hanno ragione!"
Durante la telefonata Tea perse di vista la Malbertini, anzi se ne dimenticò proprio.
Andò in bagno , era la classica toilette da autogrill: uno specchio correva lungo una parete lunga 7, 8 mentri, illuminato da luci fredde.
Tea si fermò innanzi allo specchio, faceva caldo lì dentro, caldo umido. Ristette innanzi all'immagine di sè, con la fronte imperlata e l'occhio le cadde, come al solito, su quelle rughette che andavano a formarsi sul suo decoltè. Erano apparse da quanto? Un mese? Due? Un segno inequivocabile del tempo!
Da una delle toilette si aprì la porta e uscì una donna : era Sabrina Malbertini! Si guardarono entrambe nello specchio.
8 commenti:
Nooo, aspetto con ansia il seguito😄
E?
romanzo a puntate... la cosa si fa seria allora :P
Mi sono perso.
Quando leggo omofobia.
Inizio a pensare ai funghi trifolati, domani mi scade l'ordine per BPC.
Eee?????
..aspetto il seguito!!
Una storia che incuriosisce, senza dubbio. Attendo di sapere come continuerà …
Provo ad immaginare un mondo dove la gente si incontra all'Autogrill. Evidentemente ho sempre sottovalutato l'importanza della Autostrada nel portare la civiltà tra i barbari, come le antiche strade lastricate. Dalle mie parti anticamente la gente si incontrava in chiesa o al mercato, i benestanti si incontravano al caffè, i poveri all'osteria. Allora devo pensare che l'Autogrill da quelle parti sia una combinazione dei luoghi di incontro tradizionali e sopperisca. Sottovalutando la sua funzione sociale, mi sono sempre fermato all'Autogrill solo per fare benzina, pipì o per mangiare un panino e non ho mai, dico mai, incontrato un conoscente. Mi è capitato di incontrarlo in un campeggio su una remota isola greca ma mai all'Autogrill.
e poi all'autogrill costa tutto di più
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