16 febbraio 2008

La Storia siamo noi

Quanto i Romani arrivarono nel porto della Luna, i liguri apuani ebbero un brutto presentimento, intuirono cioè quella loro vita faticosa, ma impagabile nella sua libertà, sarebbe finita per sempre. Gli sarebbe rimasto, è vero, un posto fantastico in cui vivere, ma da lì in poi, non si sarebbero più scrollati dal groppone, questo o quel dominio.
Va detto che sulle prime i liguri apuani che erano un po'sempliciotti o meglio "duri atque agrestes" cercarono di assumere dei toni urbani e li stettero pure a sentire, poi quando capirono che i Romani avevano intenzione di esportare le loro insegne repubblicane da quelle parti, risposero nell'unico modo che conoscevano, ossia li presero a grotonate. E in un giorno rovinoso per gli invasori ne lasciarono circa 4000 sul campo.
La guerra tra Roma e i liguri apuani fu molto lunga e sanguinosa; la mia gente difendeva a buon diritto la sua terra, il proprio stile di vita, che si che erano poverissimi e campavano di legname e pastorizia, giusto per potersi comperare dagli Etruschi l'unica ricchezza che si possono permettere i poveri, le urne cinerarie per i loro defunti.
Resistettero a lungo i liguri apuani, che avevano un regime tribale e chissà forse come poteva accadere nelle tribù (Tacito l'ha narrato come uno scandalo) ogni tanto anche una donna poteva diventare il capo, perchè del resto diceva Strabone tra di loro "le donne erano forti come uomini e gli uomini erano forti come bestie", dato per cavar qualcosa di che vivere, storicamente le donne liguri si sono sempre fatte un gran mazzo al pari dei loro compagni. (Ed lo so io che è vero, perchè il primo lavoro che ho fatto dopo la laurea è stato quello di boscaiola e me lo sono tenuto pure bene stretto per più di due anni).
Ma poi Roma vinse. Vinse perchè applicò quella che noi oggi chiamiamo pulizia etnica e i soldati passarono a fil di spada la mia gente, diedero fuoco ai loro miseri granai, gli tagliarono al ciocco le vigne, li stanarono con il fuoco, come si fa con le bestie più perniciose, da quei poveri tuguri in cui vivevano, qualcosa di più simile alle tane, che a delle abitazioni. E li deportarono. Li presero a più mandate, per un totale di circa 40000 anime e li spinsero con la violenza a lasciare quella terra che per loro era davvero madre. Li portarono dunque nel Sannio, dall'altra parte d'Italia, perchè tanto con Roma era così, o ubbidivi, come hanno fatto i liguri di Genova, oppure ti stroncava.
Qualcuno è rimasto, qualcuno che è scappato a rotta di collo, a piedi nudi, nel promontorio del Caprione e le lo hanno soccorso menadi dei "cavanei". O qualche donna, magari manco bella, che però la disperazione ha reso così scaltra da imbelinare qualche soldato romano.
Così è rimasto questo nostro modo di parlare, quest'affinità pre-romana nel nostro linguaggio, come disse Guccini quando nel 1999 fece una conferenza da queste parti e pure un accento, che non è toscano e non è ligure (se con Liguria identifichiamo Genova) e a me che son là nella piana, da quelli che vengono da fuori, mi vengono puntualmente attribuite origini sarde.
E quando mi dicono che noi, a confine tra Liguria e Toscana siamo "misti", io con fermezza e orgoglio rispondo "no, siamo proprio ALTRI!"

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