16 ottobre 2008

Dedicata a Ugo

I wish you were here

So, so you think you can tell Heaven from Hell,
blue skies from pain.
Can you tell a green field from a cold steel rail? A smile from a veil?
Do you think you can tell?

And did they get you trade your heroes for ghosts?
Hot ashes for trees? Hot air for a cool breeze?
Cold comfort for change? And did you exchange
a walk on part in the war for a lead role in a cage?

How I wish, how I wish you were here.
We're just two lost souls swimming in a fish bowl,
year after year,
running over the same old ground. What have we found?
The same old fears,
wish you were here.

Non è il suo compleanno e nemmeno l'anniversario della sua scomparsa. E' solo che mi manca tanto il mio amico/collega e so che gli piacerebbe questa canzone che ha accompagnato la sua gioventù.
Dedicata a Ugo, che portava sempre nel turno di lavoro, un'aria di festa.
Per la rabbia e il dolore che a tratti mi assalgono, quando innanzi agli occhi enigmatici di Medusa, a estranei utenti, un po'perplessi, talora sinceramente commossi, ricordo il mio amico che non c'è più e li accompagno a vedere la sua rosa.
E solo a poterlo nominare, è assurdo lo so, è come se per un attimo lui fosse lì con noi.
Sono sicura che gli manca la nostra piana verde, le serate passate a fare musica, i coni bianchi della Algida d'estate, i giri in vespa.

Si parla spesso del mobbing sul posto di lavoro, parimenti si parla delle relazioni sentimentali, sovente clandestine, che nascono nei posti di lavoro.
Ma tali casistiche estreme non esauriscono le dinamiche umane dei luoghi di lavoro: bisognerebbe ricordarsi di rammentare l'affetto autentico, vuoi pure una familiarità indotta dall'abitudine quotidiana, che lega le persone quando passano insieme tante, tante ore insieme.

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