01 gennaio 2011

La ricetta della nonna

questo è un post di risulta, cioè un vecchio post. Lo ripubblico perché oggi ho lavorato ed è stata una di quelle belle giornate di sole e di festa, che riempiono di gente allegra la mia piana e io sono felice quando la mia piana si riempie di umanità varia e le persone mi chiamano signorina e mi chiedono cosa significa apotropaico.
Post di risulta, ma dedicato con ammirazione , affetto, e serietà alla mia antenata Filomena, dell'ordine delle vestali della dea Luna, colei che vuole solo ciò che è Bene e tutela ciò che è Bello.

La nonna di mio nonno si chiamava Filomena e fu per lungo tempo un'ostessa nella piana di Luni.
Anzi, ho serie ragioni per pensare che fosse l'ostessa per eccellenza da quelle parti, diciamo tra la fine dell' Ottocento e i tre decenni del secolo successivo. Mio nonno Nandino, che a Luni ebbe modo di trascorrere l'unica vacanza della sua vita, notare che lui veniva da Battilana, cioè a circa 2,5 km di distanza, mi ha raccontato che quella locanda fungeva anche da una sorta di ufficio di collocamento, perchè lì si incontravano quanti cercavano lavoro nelle cave di marmo, con coloro che erano in cerca di maestranze.
Poi non mi ha raccontato altro, perchè tanto mio nonno era fatto così, gli chiedevi qualcosa e partiva per i fatti suoi "Eh, sarebbe bello che l'aprissimo anche noi una locanda a Luni, vicino al colosseo (n.d.r. l'anfiteatro), sai quanta gente, quante famiglie ci verrebbero a mangiare la domenica..." "Si (ghe mancherisse!) ma mi racconti qualcosa di tua nonna..." e lui niente da fare, continuava dritto a seguire l'onda dei suoi pensieri: "Ma te lo sai quanta gente la domenica va a pranzo fuori con la famiglia e vogliono mangiare bene?" e poi rivolgendosi a sua moglie, mia nonna Beatrice con tono di rimprovero " 'ne Bia'ma n't'ha insegnat'a la to'nepota a fari da magnar?!" e così via, di modo che io della sua nonna Filomena, con molto rammarico, so pochissimo.
So che ebbe tre mariti, dei quali ignoro il nome, e dell'ultimo restò vedova perchè lui, sordo per il lavoro alle cave, una sera rientrando a casa, attraversò la ferrovia, ma non sentì il fischio del treno.
Però da questo dato sullo stato civile, posso dedurre che Filomena era una donna che credeva nell'amore e tutto sommato, morto un marito e ripigliatosene un altro, era anche una donna dotata di un certo senso pratico.
Posso immaginare il suo giardino che poi sarà stato come i giardini poveri delle case di un tempo, dove i fiori si coltivavano anche e soprattutto per portarli al cimitero, così che si tendeva ad avere quelli che avevano il meno possibile bisogno di cure, cercando di garantirsi tuttavia le fioriture mese dopo mese. E così avrà avuto i muscari blu, i narcisi gialli, gli iris bianchi e viola e via via stagione dopo stagione per non restare mai senza.
E la locanda? presumo lì si potesse mangiare di domenica la pasta all'uovo, ovvero"gli stringon con la psela" e "la fritela d'castagnacc" e nei giorni feriali "la pasta al pisto" o "'na po' de polenta". Per chi ne volesse poi ci saranno stati anche la "vergazzata" e il "marligà". (*)
Più o meno i piatti suppongo fossero sempre i soliti, voglio dire era una locanda dove andava la gente comune, gli operai di Fabricotti. A quel tempo la scelta era ristretta per foza di cose, già era una fortuna avere qualcosa nel piatto e anche se qualcuno degli avventori faceva lo spiritoso e le chiedeva "ne Filò, cost'ha fat'da magnar?" io m'immagino lei, l'ostessa Filomena, che gli spiritosi doveva tenerli a bada, avrà risposto: "Per te ai ho fat' la mnestra del cornuto!".Che poi sarebbe la pasta in bianco, quella più elementare, in ragione del fatto che la presunta moglie fedifraga perde tempo ad andare in giro e dunque si ritrova cucinare in fretta e furia, la pasta condita con l'olio d'oliva e una spolverata di parmigiamo.
Così se vi capita di rinvinire nel secchio dell'immondizia un involucro di "Quattro salti in padella", fate le vostre opportune considerazioni.

*"gli stringon con la psela" sono le tagliatelle all'uovo condite con il ragù e i piselli
"la fritela d'castagnacc" ovviamente sono le frittelle con la farina di castagne
"la pasta al pisto" c'è bisogno di dirlo?
la "vergazzata" la pancetta del maiale arrotolata e stagionata
il "marligà", o testa in cassetta , com'è noto del maiale non si butta via niente...

5 commenti:

Adriano Maini ha detto...

Eccomi, dunque, nella "tua" Liguria per assaporare una di quelle storie che tanto mi piacciono. Buon Anno!

Sara ha detto...

@Adriano grazie, buon anno a te! da queste parti siamo un po'più "agrestes" o sbaglio?

Ernest ha detto...

:)

oriana ha detto...

che belli i nonni di una volta!
io ho due figli trentenni e avrei anche l'età per essere nonna, ma non sono pronta, ho ancora tante cose da fare.

Sara ha detto...

@Ernest ciao caro!
@Oriana stiamo procrastinando tutto! meglio che tu abbia tante cose da fare, spero belle!