06 gennaio 2014

il solco più lungo

Parlavamo in questi giorni di noi e di tutto il mondo intorno e di come sarà il risveglio e quanto e se questo sogno collettivo durerà ancora, che è come un impigrisi a letto, un indugiare al calduccio, quando invece ti devi alzare e andare incontro a una giornata impegnativa.
E insomma parlavamo di come sarebbe il momento giusto, anzi obbligato, per lavorare impegnandosi molto di più tutti quanti, ma anche proprio lavorare di più in termini d'orario. D'altro canto se questo però non diviene un impegno condiviso, un imperativo categorico vissuto con consapevolezza diffusa, ho idea che non ci sarà proprio verso di salvarsi.


Se c'è una cosa che ho imparato dal 2013 è che il realismo è un approccio che può apparire brusco verso ciò che ci circonda, ma è l'unico onesto. E'inutile raccontarsela, è solo una perdita di tempo.
E così parlavamo tra noi, che se le cose in Italia vanno male non è colpa della Merkel, ma è colpa nostra, nemmeno dei politici, proprio nostra.
Mio nonno Nandino della Battilana era solito dire che quando c'era qualche nuova tassa, qualche decurtazione che si abbatteva sulle sue modeste risorse di pensionato, lui reagiva, allungando il solco in cui seminare. 
Raccontava sorridendo di questa sua reazione individuale, semplicistica quando la TV parlava di crisi, e quindi di tracciare il solco più lungo, vale a dire, lavorare di più.
Mio nonno è stato quello che si può a buon diritto definire un lavoratore infaticabile, mi ricordo gli aspetti patriarcali del suo carattere, sbraitava nell'aia quando qualcosa non veniva fatto come voleva lui, però non mi ricordo mai di averlo visto una sola volta triste, perché credo che trafficare nella sua officina per sistemare il trattore o allestire una fila di patate, sia stata la sua fatica quotidiana, ma anche la sua passione.
Proverò anch'io a tracciare un po'più lungo il mio solco quest'anno, o meglio mi sono promessa di evitare di perdere tempo in cause perse, in altre parole e voglio tenermi il più possibile lontana da situazioni e da persone di cui mi frega poco. E questo è già qualcosa. 
E poi spero di iniziare e portare avanti un nuovo percorso di studi, strutturato, che non mi appassiona particolarmente, ma mi tornerà senza dubbio utile e in ogni caso sono consapevole che ho la necessità di colmare le mie lacune formative, perché no, di crescere ancora!


12 commenti:

jeanloupverdier ha detto...

provaci ancora, Sam!

(certe frasi non tramontano mai!)

^_^

Francesco ha detto...

se il 2013 è stato l'anno, per molti - me compreso -, della consapevolezza e del realismo un pò cinico, il 2014 sarà l'anno in cui si dovrà ancor più finalizzare questa consapevolezza. non abbiamo tempo da perdere, assolutamente no

Rita ha detto...

Ciao Sara,
innanzitutto ti auguro un buon anno. :-)
Non sono d'accordo con il tuo pensiero, credo che sarebbe molto meglio se accadesse il contrario: lavorare meno ore, ma tutti.

Ci riapproprieremmo delle nostre esistenze, nessuno sarebbe disoccupato.
Che senso ha che ci siano persone che lavorano dodici ore al giorno e altre che nemmeno una?
La mia peraltro è un'idea che è stata già proposta, mi pare da Bertinotti anni fa, e che, se davvero approvata, funzionerebbe e farebbe ripartire l'economia.

Tuo nonno viveva in un tempo diverso, ora, se dovessimo stare dietro a quel che ci chiede il sistema, altro che allungare il solco, diventeremmo sempre più schiavi (già lo siamo: come saprai c'è gente che lavora otto-dieci ore al giorno per stipendi da fame e gente cui viene proposto di stare sei ore in un ufficio senza essere pagata, solo ricevendo un bonus se riesce a concludere almeno un tot contratti?).

Altro che lavorare di più, quel che serve è riequilibrare le cose.

Un saluto.

Sara ha detto...

Rita credevo fosse implicito che si tratta di lavorare di più in termini fondamentalmente qualitativi, non di fare mezzora in più a testa. Il solco lo intendo come il nostro dovere personale, anche in termini di formazione, penso al mio caso, ma c'è un "di più" che siamo tenuti tutti a fare, non in ufficio, ma nella vita in generale, iniziando magari ciascuno a pulire l marciapiedi davanti a casa propria e non a usarlo come ricettacolo per la sporcizia che si spazza via dal proprio perimetro.

Giò ha detto...

Non so... non mi piace sparare a zero più di tanto sul gruppo dirigente di questo paese. Penso sia l'unico possibile nell'istante in cui è prevalso il principio collettivo di deresponsabilizzazione, della delega in bianco. E allora, è vero, occorre lavorare “meglio” e tutti. Ma forse bisogna intendersi su cosa vuol dire questo, se esiste un unico lavoro, quello remunerato, oppure esiste un altro lavoro, parallelo al primo, che ci impone di partecipare, ciascuno secondo i propri mezzi e con i propri talenti che vanno coltivati. Un vecchio contadino, per rimanere in tema, mi diceva che il letame va sparso uniformemente su tutto il campo per ben concimarlo e se si vogliono raccoglierne i frutti. Concentrarlo brucia il terreno dove viene ammucchiato e lascia improduttivo tutto il resto.

Nik ha detto...

Il guaio è che a lungo andare anche lo spirito viene fiaccato e dentro di noi non si riesce a vedere la luce, pensa vederla fuori.

Forse hai ragione, occorre potare, potare potare. Oggi mentre tagliavo vecchie rampicanti pensavo proprio a quello. Occorre pulire, tagliare e togliere tutti quei vilucchi che ci tengono legati a situazioni ormai rinsecchite.

Dove trovarla, però, la forza?

Alexander Biagiolius ha detto...

mi piace quando una donna si evolve nn rimanendo schiava di convinzioni maturare negli anni precedenti.quindi ben venga il tuo non avventurarti in cause perse.il tuo alto q.i. mal si adatta a beghe spicciole.il solco va allungato io lo interpretoo come un non cullarsi sugli allori come abbiamo fatto nell ultimo ventennio ,.alienando le ns menti vittime di politicanti da operetta. quindi allungare il solco ,svegliarsi serve maggiore coscienza..anche per questo trovo bello che menti come la tua si dedichino a cambiare il loro approccio al mondo

Federica ha detto...

mi piace il pensiero di tuo nonno.

e grazie per il pensiero, mi ha fatto molto piacere

fracatz ha detto...

anch'io quest'anno ho allungato un po' il solco quando ho piantato i piselli a novembre, sì proprio quelli che vanno messi, uno alla volta, a 5 cm di di distanza ed a 5 cm di profondità che vorrei tanto i nostri politici fossero costretti a piantare, come faceva Mao, per apprendere da dove viene la ricchezza.
Ho allungato il solco, perchè era rimasta una manciata di semi e mi scocciava, contrariamente all'orientamento politico, di buttarla via.
Se lo studio ti mancava, allora perché no e poi il troppo lavoro nell'orto rovina le mani ed a lungo andare anche le ossa

Topo ha detto...

Sono d'accordo Sara la colpa dei politici, dei capitani d'industria, delle mafie è sopratutto colpa nostra.
Anni del va bene così, della "conoscenza", del lascia perdere, del è lo stesso non cambia nulla hanno avvelenato profondamente il nostro paese, oggi per effetto della crisi ce ne accorgiamo, ma gli effetti sono sotto i nostri occhi da sempre, ma abbiamo sempre guardato da un'altra parte finché le brutture sono arrivate ovunque.
Adesso c'è solo un modo per cercare di sistemare le cose iniziare da noi stessi, rispettando il prossimo, rispettando le regole, prendersi le proprie responsabilità e fare quel poco che ognuno può, scoprendo che è tanto se lo facciamo tutti.
Questo è quello che auguro all'Italia a te e chiunque abbia voglia di cambiare.

diego ha detto...

Questa faccenda dello studio «strutturato» è molto interessante. In effetti è vero, l’impegno serio è l’unico modo per essere «davvero» felici. Il divertimento, se pure necessita ogni tanto un po’ di svago «leggero», non è risolutivo, non è la soluzione.

UnUomo.InCammino ha detto...

Lavorare molto.
E' un pregio solo il lavoro crea vita, produce beni, se è ecologico, non li distrugge come avviene ora per la maggior parte dei lavori.

Per superare la crisi è necessario che i lavori distruttivi, parassitari, diminuiscano notevolmente. L'esempio più lampante, il settore economico che ha forse avuto più efficacia nella distruzione delle eco-nomia del paese (turismo, agricoltura, manifattura, ...) è quello dell'edilizia ma non è certo l'unico.