09 marzo 2017

Reddito d'inclusione.

Io questo film me lo sono gia visto non so quante volte.
O sono io che penso male.
Il nuovo welfare forse alleggerirà la condizione di molti che hanno realmente bisogno, verrà sfuttato dai soliti molti furbi che sfruttano le maglie del nostro sistema fiscale e avrà il risultato certo di impoverire chi le tasse le paga davvero.

7 commenti:

fracatz ha detto...

reddito di inclusione, reddito di inclusione......
ma non senti come sona male?
Chissà perché 'sta vorta l'hanno buttata là, così alla svelta senza nemmeno consultare i consulenti della comunicazione figli del laureificio thajathano, quelli delle roboanti parole misteriose e fascinose per le meningi dell'immaginifico: Job acts, spending review, step child adoption...
Io ad esempio, da consulente aggratiss qui sul webbe, col traduttore google avrei suggerito "Inclusion income"

Novella Semplici ha detto...

Il problema c'è. Il lavoro in futuro sarà bene sempre più prezioso, visto che andiamo verso una automazione spinta in quasi tutti i campi. Già adesso con il precariato diffuso non si vive bene. Il guaio come sempre in italia sono i furbi, quelli di professione.
Andiamo, mai sentito di nessuno che riscuotesse la disoccupazione l

Alberto ha detto...

Una parte andrà a chi ne ha veramente bisogno ma un'altra parte purtroppo andrà, come dici, ai soliti furbi che fanno dichiarazioni menzognere.

Carlo ha detto...

Il fatto che in questo Paese ci siano più "furbetti" che persone oneste non può essere un limite che impedisce di considerare positivo un provvedimento che non è stato ancora trasformato in realtà è che paesi molto più civili del nostro hanno già adottato, declinato nelle varie forme, come il reddito di cittadinanza oppure il reddito da lavoro o questo reddito d'inclusione.

Perché oltre ai soliti "furbetti", rimane il problema di 4 milioni e mezzo di individui censiti (quindi, senza considerare quelli che sfuggono ad ogni sistema di rilevazione), all'incirca l'8% della popolazione che vive in condizioni di povertà assoluta, ossia persone che spendono meno del livello sufficiente che servirebbe per vivere.

Inoltre, mi pare che ci siano dei criteri di controllo che si baserebbero sulla certificazione Isee e sul fatto che non devi rifiutare più di un certo numero di proposte di lavoro da parte dello sportello regionale di collocamento.

Cercare di tornare ad un un welfare più inclusivo e diffuso, sarebbe solo un piccolo passo (e per nulla sufficiente) per rivalutare un partito che fino ad oggi ha solo perseguito politiche liberiste, come le migliori forze conservatrici di centrodestra.

Comunque, tranquilli tutti: 1) l'ha detto poletti! Un nome, una garanzia di fregatura; 2) siamo già in campagna elettorale... per il decreto attuativo c'è tempo!! Anche di ripensarci e non fare (come al solito) un bel nulla!

Ciao Sara

V ha detto...

Reddito ad incluione... meglio dire reddito ad esclusione, ovvero chi avrà veramente bisogno sarà escluso a favore dei soliti furbi immanicati. Siamo in Italia dopotutto!
Buon fine settimana

Francesco ha detto...

Bisogna creare opportunità di lavoro non assistenzialismo

No a qualunque forma di reddito garantito o di cittadinanza o di inclusione o come cazzo vogliamo chiamarlo

diego ha detto...

Condivido la considerazione di Novella Semplici. Un problema epocale esiste: la tecnologia non crea più posti di lavoro di quanti invece ne distrugge, ed è un fenomeno ormai antico, ne scriveva decenni fa Jeremy Rifkin nel bellissimo saggio «la fine del lavoro»; quindi forme di redistribuzione del reddito non basate sul classico rapporto di lavoro vanno studiate e applicate; il problema della finanziarizzazione dell’economia, cioè l’arricchimenti illimitato di pochi e l’impoverimento di interi ceti sociali (non i classici poveri, ma anche la vecchia tradizionale borghesia) rende necessario ricostruire il rapporto fra reddito e distribuzione su basi nuove; il provvedimento in questione non è un capolavoro, i furbi ci sono e lo sappiamo, ma nel complesso non sono sfavorevole