Sul lato opposto della strada c'è Mario che a seconda della stagione vende i fiori o le caldarroste. Ho pensato anche a lui, avanti con gli anni e una vita non certo facile, quando il boato in una notte gli ha portato innanzi agli occhi l'Inferno.
Deve essere stato il primo ad accorrere. Il più grande aveva 35 anni, la sfiga di aver chiesto un passaggio. Il suo collega 29. Gli altri due giovanissimi. Non c'è un fiore.
Le zone in cui vivo sono arretrate, da queste parti infatti per troppe persone la prudenza al volante non è considerata una virtù, ma semmai una debolezza.
Invece di quei 4 girasoli di plastica ci vorrebbe un monumento, una lapide, un'occasione per una cerimonia istituzionale in modo che questa vicenda non venisse lasciata al dolore privato dei famigliari, degli amici, ma entrerebbe in una sorta di bagaglio collettivo di lutto, una tragedia di tutti insomma, per far riflettere la nostra collettività sul comune obiettivo della sicurezza stradale.
5 commenti:
mi riesce difficile commentare, perchè anche qui si tende a vergognarsi se si va piano :-(
Bagaglio collettivo è concetto arduo da comprendere di questi tempi. Anche non abbandonare familiari al loro privato dolore. Si sta sgretolando l'idea di comunità e rielaborazione collettiva. Passerà, ma ora va così, secondo me
Trovo i fiori finti brutti e, in questi, quelli di plastica, un'ulteriore depravazione, un eccedere ulteriormente nell'orribile.
Per ricordare i morti sulle strade io pianterei un bel, grande albero, ai lati. Con una targhetta con il nome della persona ricordata.
Qui a roma c'e' la colombo co un pino ogni 10 metri e su ogni pino la lapide col nome del motociclista schiantatovicisi contro. Gli alberi sui bordi delle strade andavano bene quando sulle stesse ci passavano le carrozze ed i carri trainati da cavalli e asini
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