Ho sognato che lavoravo di nuovo in un museo, ma non era "il mio museo", ma un museo comunale che nella realtà è molto bello, il museo Amedeo Lia di La Spezia, ma nel mio sogno era davvero enorme!
Insomma al primo giorno di lavoro seguivo il percorso guidato in una sala dedicata all'archeologia romana condotto da un tizio che conosco, che ha due lauree e altri titoli e nel sogno apprezzavo tantissimo le sue spiegazioni, anche se l'allestimento espositivo mi sembrava un po'obsoleto, un po'dimesso.
Poi passando innanzi a un portone enorme illuminato da tante piccole lampadine vedevo un gruppo di turisti orientali che procedevano a falange dietro una guida turistica.
Quindi dopo aver attraversato un lungo percorso con pavimento di ardesia, una sorta di corridoio illuminato a giorno, praticamente con muri e soffitto di vetro, raggiungevo il banco del front office, un luogo dall'arredamento minimal, geometrico, con vetrate al posto dei muri e proprio lì cercavo di mettere i miei effetti personali un cassetto.
Da lì poi tornavo verso le sale espositive per recarmi al lavoro, ma non sapevo come aprire i due enormi portoni in legno lucido che mi si paravano davanti.
Innanzi a uno dei due portoni, quello di destra, c'era un tizio, un irlandese con i cappelli rossi, lunghi e un cappello di panno viola in testa , il quale ai mie tentativi di aprire i portoni, mi rispondeva che non era un suo problema. E io pensavo "eh no, bello mio, se sei qua è anche un tuo problema!"
Poi il portone di sinistra, non so come, si apriva e io intravedevo la magnificenza dei mobili antichi in quella grande sala e riflettevo che in questo museo c'erano tante collezioni e io adesso non le conoscevo, ma ero fiduciosa che con il tempo sarei stata in grado di condurre io stessa i percorsi didattici per il pubblico.
2 commenti:
i portoni che non riesci ad aprire sono interessanti!! hai pensato cosa possano rappresentare ?
Si, Alex, ho capito! Poi non so come ma un portone si apre!
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