09 febbraio 2010

Rosa gialla: storia di veleni e di sindacato (debito smattato, debito pagato)

Sono passata all'ipercoop e lo confesso, non ho resistito e ho comperato una rosa. Cioè una pianta di rose. All'iper. Una rosa da 2,70. Un HT. Cioè una roba da gogna giardinicola. Gialla!!!
Non ditelo in giro. Ok una roba così nel mio giardino non la piazzerò di certo, infatti l'ho presa per metterla nel posto dove lavoro. Una HT gialla regalata allo Stato. Oltre al mio quotidiano entusiasmo e ad almeno una trentina di rose che ho messo in questi 10 anni di servizio nelle retrovie del pubblico impiego.
Mi piace il mio lavoro attuale, ma ad essere onesta io ho sempre amato uno dopo l'altro i lavori che mi è capitato di fare, mi piaceva anche fare la boscaiola, anche se, mi piace ricordarlo, ebbi il mio debutto lavorativo a 22 anni come gloriosa p.r. da discoteca.
Oggi pianto rose nella mia piana, alcune le compro come quella di stasera, più spesso metto a dimora rose che faccio da sola, per talea, procurandomi la pianta madre chiedendola in giro oppure mi arrangio come capita.
Quando gli utenti che vengono dove lavoro fanno i complimenti per la bellezza delle "nostre" rose, io divento incontenibile e me li trascino dietro e gli dico uno ad uno i nomi delle mie rose.
Ma le mie rose mi fanno pensare al tempo che passa. A quando un giorno io non ci sarò più nella piana e resteranno loro. Spero che un giorno quando io non potrò più potarle con cura e competenza, ci sia comunque qualcuno in grado di fare qualcosa di analogo.
Le rose mi fanno pensare al tempo che passa.
E questa considerazione sullo scorrere irreversibile e irredimibile del tempo, in relazione alle rose, un giorno l'ho scritta anche in una mail indirizzata al mio mega capo supremo del sindacato. Gli ho scritto delle mie rose. E altre cose mie. Cose che evidentemente gli devono essere piaciute, dato che anche lui mi scriveva e mi telefonava spesso. D'altro canto io all'epoca avevo una biglietteria automatica e per la verità ce l'ho anche oggi tra i piedi, e mi auguro che un giorno il diavolo se la porti, ma all'epoca speravo invece che me ne liberasse lui, il mega capo supremo.
Che invece passava le mie mail alla sua amica.
L'ho saputo perchè costei unitamente a una serie di insulti, infarciti da mirabolanti errori di ortografia, mi rigirava le mie mail proprio per farmi vedere che lui gliele aveva passate, facendosene vanto. Come se non fosse un reato. Certi uomini hanno gusti strani in fatto di amiche.
Io scrivevo a lui, insigne mito del sindacato italiano e lui girava le mie mail alla sua amica. Per farle vedere che tra noi non c'era niente, mi disse.
Io credevo che 25 anni di differenza, unitamente a 600 km di distanza e rispettivo stato civile fossero sufficienti a garantirci, invece no. Si vede che scrivo delle mail molto belle.
Comunque uno che per mestiere dovrebbe tutelare i diritti della gente, non dovrebbe per nessun motivo calpestare la sacralità della corrispondenza! Non si fa! Non si può! Non nel nostro sindacato!
Ed è nel nostro sindacato che ho denunciato uno dopo l'altro a tutti i vari sportelli la violenza subita, la violazione della privacy inflittami da colui che aveva invece il dovere di tutelarmi.
Ho trovato un muro di gomma.
Hanno cercato, aggiungendo violenza su violenza, di evitare di affrontare questa cosa, peggio ancora di interpretarla come una questione tra un uomo e una donna.
Ora il fatto che io sia indubbiamente femmina e lui indicativamente maschio è marginale: io gli scrivevo al sommo referente nazionale, perché io avevo talune micragnosissime questioni sindacali derivate dal fatto che io ricoprivo e ricopro ancora il ruolo di rsu, cioè di rappresentante dei lavoratori, mica gli scrivevo perchè quello fosse Brad Pitt.
Non mi hanno difesa. Mi hanno lasciata sola. Ho avuto qualche parola di solidarietà, ma non solo un gesto concreto, una presa di posizione da parte dell'apparato. Quello che io chiamo "gotha". Magari speravano che mi levassi di torno.
Ma io non sono una che molla.
E'nella mia genetica. E'nel mio istinto vitale.
Non ho mollato. E alla fine qualcosa è cambiato.
E allora sono uscite qua e là le mezze parole. L'imbarazzo gridato al telefono. La rabbia che si scontrava con la mia. Quello che si giustificava. L'altro (proprio lui!) che alla mia richiesta di una commissione di garanzia, mi urlava che ne aveva titolo. Riunioni a cui ho partecipato solo per vedere un responsabile nazionale e raccontargli la mia storia. Ammissioni. Recriminazioni. Il mio livore maggiore verso colui che stimavo più di tutti e gli ho detto "tu non sei di Sinistra e Libertà, ma di Fascismo e Omertà": volevo proprio fargli male. Glielo farei da capo. Perché non mi ha difesa.
Ho voluto raccontare questa storia dolorosa che ha come protagonista un grosso personaggio del sindacato italiano. Si, proprio grosso.
Ha violato la mia privacy: ma io l'ho sputtanato a più non posso, nel nostro sindacato e pure in casa altrui.
Adesso siamo pari.

4 commenti:

Ernest ha detto...

Hai fatto bene a sputtanarlo e soprattutto a non mollare, queste cose fanno davvero male, venendo dalle parti che dovrebbero difendere e tutelare fanno davvero male.
Più vado avanti e più mi domando cosa è successo a questo paese che ormai è pieno di gente così
Un saluto

luigi ha detto...

Effettivamente scrivi dei post e delle mail simpatiche,divertenti e molto ben scritte. Quanto al personaggio in questione hai fatto bene a classificarlo per genere:sicuramente è un maschio...che sia un uomo....bah!

x ha detto...

è stupefacente questa storia, ma che uomini ci sono in giro, insomma uomini, diciamo maschi un po' così.
e nel sindacato poi, insomma non siamo poi molto meglio degli altri, però è meglio non generalizzare, ma perchè ha fatto così questo signore? e la sua amica? anche lei non è da meno in stupidità e questi sarebbero dei mega capi sindacali? dei dirigenti politici?
oi oi come siamo messi mali, spero che qualcun'altro nel sindacato ti abbia dato retta.
ciao

Sara ha detto...

@Quello che mi è più pesato in questa storia è il muro di gomma della Funzione Pubblica, veramente ignominioso! E poi si dice la crisi del sindacato...