27 agosto 2007

La mia nonna Elia

La mia nonna si chiamava Elia, con l'accento sulla "E" e non sulla "i", perchè presumo che tanti anni fa, avrebbe 95 anni oggi la mia nonna, dalle mie parti sulle questioni anagrafiche cercavano (invano) di essere rigorosi: se il nome finiva in "a" era per forza un nome femminile.
La mia nonna veniva da una famiglia di macellai e andò in sposa al mio nonno che proveniva da una stirpe che svolgeva il solito mestiere. Non so nulla della sua giovinezza eccetto che quando era ragazzina era capace di condurre da sola un manzo per la strada. Se ne è andata prima che io capissi quanto valore oggi potrebbero avere i suoi ricordi.

Quando ero bambina , all'inizio di ogni estate, l'accompagnavo in un vivaio a poche centinaia di metri da casa nostra a comperare i fiori per la bella stagione e la signora del vivaio, la gentilissima Olga, mi regalava puntualmente una piantina "grassa". Quell'appuntamento annuale per acquisti tutto sommato modesti sotto il profilo economico e pure qualitativo, mi verrebbe da pensare oggi, che a furia di leggere libri e riviste, sono diventata pure un po' spocchiosa, era vissuto da me come una festa. Fu in quel piccolo giardino innanzi alla via Aurelia, già ammorbante di smog all'epoca della mia infanzia, che credo sia nata la mia passione per le piante, immediata e confusa, dato che solo passata la trentina ho saputo prenderne atto e affrontare con qualche criterio.
Credo che sempre in quel giardino, sradicando (o meglio "rincando" come diciamo noi) e ripiantando per gioco una piccola pianta di rose, che nondimeno è sopravvissuta alle mie torture infantili, abbia avuto gli albori la mia inclinazione per questo tipo di arbusti, capaci di stupirmi anche per la loro forza, oltre che ovviamente per la bellezza. Piacevano le rose rosse alla mia nonna, a e piacciono quelle gialle, ma penso che sia per l'una che per l'altra sia stata un po'una questione di influenza della moda del momento.

A distanza di 23 anni da quando la mia nonna se ne è andata, nel suo giardino sull'Aurelia ci sono ancora 4 delle sue rose e tanti bulbi, figli dei figli, dei figli di quelli che lei piantò a suo tempo. Ogni tanto li divido un po'perchè tendono ad infittirsi davvero troppo. Quello oggi è il "mio" giardino. Convivono insieme le piante della mia nonna con quelle che ho messo io. Le rose rosse e le rose gialle. Ed è una gran fatica tenere le rose sull'Aurelia, che d'estate ci picchia troppo sole e ho pure idea che tutto quello smog funzioni da ossigeno per i parassiti...che tutti i vicini hanno capitolato al cemento e alla bassa manutenzione, ma io no!
Anche se ho cambiato casa da che mi sono sposata, sono sempre la tutrice ufficiale di quel piccolo appezzamento di verde e passo spesso di lì, forbici alla mano per cimare una rosa sfiorita, ora guanti per strappare le erbacce, ora piccole accortezze verso una talea messa da poco a dimora, lasciando a coloro che vi abitano l'onere di annaffiare e mille raccomandazioni. Più che altro mi spolmono a dire cosa non devono fare!

Nel giardino coniugale mi sono portata i gladioli della mia nonna Elia, che non falliscono mai. Ed è come avere un pochino della mia nonna vicino a me, ma quante volte mi è mancata, quante volte sarebbe stato bello che fosse stata con noi...non ho fatto neppure in tempo a dirle che avevo cambiato idea e mi ero iscritta al liceo classico, se ne è andata convinta di avere una nipote che sarebbe diventata una futura maestra. Ma dal Paradiso le nonne vedono tutto, vero?
Che se ci penso non possiedo un monile che le appartenesse , né un pezzo di corredo ricamato che un tempo fu suo. Ho le sue piante. E questa passione che rende più bello il mio vivere quotidiano, che so di dovere a lei. E non riesco a figurarmi un'eredità migliore.

Nessun commento: