C'erano tutti la scorsa notte quando sono rientrato.
C'erano tutti ad aspettarmi.
Solo tu non c'eri.
Solo tu non avevi capito l'importanza della mia missione. No, mi correggo, sono io che non sono stato in grado di farti capire quanto fosse importante quel viaggio per recarmi innanzi al Re del Ghiaccio.
Te l'avevo promesso prima della partenza, che al mio ritorno da quel viaggio incerto e difficile, comunque fossero andate le cose, mi sarei dedicato solo ai miei amati libri e ad ogni centimetro della tua pelle.
Già mi vedevo, chino su di te, a percorrere a fior di labbra, ogni linea, ogni curva, ogni segreto prezioso del tuo corpo.
Ti avrei raccontato di quel viaggio,del suo scopo, di una trattativa difficile e senza appello.
No, non potevo fallire, non mi era permesso.
Ho avuto paura? No. Non ho avuto paura. Sono Temistocle: io non ho paura di niente.
Anzi no, ho una feroce paura di perdere te, dal primo momento in cui ti ho vista, all'ultima volta in cui ti ho amata: questo solo è il mio unico timore.
Era la prima volta che qualcuno di noi si recava dal Re del Ghiaccio e quello non potevo che essere io, perchè solo io potevo, perchè sono Temistocle, sono il migliore. Lo dicono tutti.
In un lampo ti rivedo, in una pausa delle fatiche dell'amore, nella tua stanza all'Isola di Venere: nuda mi sei seduta affianco. Taci e poi ti giri verso di me, sei perplessa, ma come sempre dolce e pacata "ma tu sei proprio sicuro di essere il migliore? cosa te lo fa pensare?" e mi guardi con lo sguardo saggio, di chi sa e non dice.
Ti rispondo senza esitare "lo sanno tutti che io sono il migliore!". Eppure mi hai insinuato il dubbio.
Poi il mio viaggio. Mia madre aveva voluto obbligatoriamente sentire l'oracolo per scegliere il giorno più propizio, così avevo dovuto attendere le parole della sibilla e rendere omaggio ad Apollo, nume colonizzatore, innalzando un sacrario di marmi bianchi, circondato da 13 piante d'alloro, là dove abbiamo le nostre terre migliori.
Apollo! Ecco, degno del dio, sarebbe un figlio maschio, nato da te. Fatto con te. Un maschio. Che abbia il tuo sangue e la tua regalità e quella dei tuoi avi. Un maschio! che ti assomigli Che cammini bello e fiero in mezzo ai mortali, distinguendosi. Un maschio! Che sia il ritratto di te, con il dono delle mie rinomate virtù.
Sdraiato su di te, ti chiedo un figlio maschio. Ridi e dici che tu fai solo femmine.
E allora ci ho provato ugualmente a tenerti fermi i fianchi con la leggera pressione dei miei, per prendermi nel tuo momento d'abbandono quel figlio che vorrei da te, ma ti sei sottratta al mio corpo, svelta e delicata, pur non lasciandomi nell'abbraccio.
Il ritorno è stato impegnativo: ho dovuto liberarmi dei bagagli che mi appesantivano il viaggio, ma non è stato sufficiente: gli avversari del nostro progetto avevano bloccato la corsa del rientro e ho dovuto cambiare più e più volte la mia strada. Ma mi hanno protetto. Alleati dei nostri alleati mi hanno spianato gli ostacoli, come in una staffetta, gli uni, di città in città, hanno fatto capo agli altri così che a notte fonda , sono arrivato tra la mia gente. Quasi a casa.
Mi ha accolto una giovane sposa: mi si è fatta innanzi e in quella notte torrida mi ha portato acqua fresca e focaccia appena sfornata. E un canestro di fichi. Sorrideva, ma era un sorriso casto, di riconoscenza. I capelli neri raccolti. Lo scollo della veste, arricciandosi , le metteva in evidenza il seno. Non le ho detto niente,anzi ho mantenuto un comportamento severo e distaccato, ma mi ha gratificato questa bella immagine, d'una femminilità dolce e rassicurante. Il giusto modo che ha la comunità per accogliere il suo cittadino migliore.
Poi quando tutto era pronto, sono arrivati gli altri e mi hanno portato a casa.
E tu non c'eri. Eppure c'erano tutti.
No, non mi hai deluso. Tu non puoi deludermi. Tutto in te è eccellenza,mia magnifica regina, non è proprio possibile che la tua virtù venga meno.
Ho il privilegio incredibile di giacerti nudo accanto, ma forse non ho il diritto di sapere perchè non c'eri.
Temistocle I
Temistocle II
Temistocle III
15 luglio 2010
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5 commenti:
indubbiamente hai un bello stile, Sara, però però però...tutte queste femmine sempre dolci e rassicuranti non mi piacciono per niente, sono sempre e solo ancelle, delle comparse e nient'altro.
Ti confesso che sono delusa
@Ross, aspetta che la trama prosegua, metafore permettendo! d'altro canto è una realtà in cui gli stereotipi sono molteplici, anche al femminile, non c'è posto infatti solo per l'ancella rassicurante!
certo Sara! d'altronde sai bene che nel mondo greco la moglie era solo una fattrice e le uniche donne relativamente libere erano le etere. Però il loro status sociale era un po' bassino.
Mi piacerebbe invece vedere una bella amazzone (bella? ma è sempre necessario?) andare in guerra, vincere, tornare a casa col bottino e farsi 'ristorare' da uno schiavo bello (qui è proprio necessario), servizievole, ma vigoroso quanto basta, nelle giuste occasioni: il riposo della guerriera.
Chiedo troppo?
Ehhh, ma sono stufa di protagonisti maschi, ce n'è a sufficenza anche nella vita e io sono abbastanza insofferente; infatti se leggo narrativa privilegio le scrittrici donna (almeno mi posso identificare nei personaggi, se proprio voglio evadere), oppure leggo scrittori che trattino temi 'universali'.
Oggi sarà il caldo, saranno tutti questi femminicidi ma mi sento poco benevola verso una parte dell'altro sesso, anche in letteratura. Gli diamo sempre troppo spazio oltre, a quello che si prendono da soli
Lungi da me la volontà di voler acconsentire a un modello di donna subalterna al maschio! ci mancherebbe altro. Le donne nel mondo greco non hanno voce, quello che sappiamo di loro ce lo dicono gli uomini. Uno schiavo? si! così i taglia l'erba e mi annaffia il giardino quando io non posso!
Migliora ad ogni pezzo! Complimenti davvero...
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