Scarpe rosse in piazza Luni a Sarzana per protestare contro la violenza sulle donne.
L'evento, liberamente ispirato all'istallazione contro il femminicidio ideata dall'artista messicana Elina Chauvet, è stato organizzato dal Comitato di La Spezia di Se Non Ora Quando e si contribuiva portando un paio di scarpe rosse da donna.
Le mie scarpe le ho "firmate" con l'indirizzo del blog, in previsione di questo piccolo reportage e con il mio nick name Satialuna.
Sono scarpe che ho indossato un giorno solo, credo fosse il marzo dello scorso anno, quando uscendo da Palazzo Reale a Genova mi sono ritrovata senza un tacco e quindi mi sono dirottata su un acquisto di fortuna. Se non che poi mi ci stavo sfracellando sulla salita della Biblioteca Berio e così non le più adoperate.
Ero prossima a fare con queste scarpette rosse un gesto di liberalità e così riporle in un contenitore della Caritas, ma poi si è palesato provvidenzialmente l'evento odierno!
Le mie scarpe hanno preso posto insieme alle altre che man mano le partecipanti appoggiavano sul selciato di piazza Luni.
Per essere una domenica di luglio, c'era gente in giro per Sarzana, per lo struscio dell'ora dell'aperitivo, le persone passavano e si fermavano.
Una manifestazione del genere, nella sua modalità tutto sommato semplice, muove tuttavia interrogativi e il fatto stesso che noi donne fossimo lì, con le nostre scarpe, a irrompere nella spensieratezza di una domenica estiva, ha un significato forte.
Io sono andata con Apua, sinceramente non ho pensato a trascinarmi dietro un amica, però vedevo che le donne presenti si conoscevano un po'tutte tra loro, forse perchè l'evento è nato su facebook.
Dietro nell'organizzazione, nei partecipanti, si intuisce l'influenza di un partito e di un sindacato, che poi è il mio sindacato , però non c'è stata nessuna bandiera, nessuna etichetta appiccicata sulla giornata di oggi, e questo in modo speciale trovo che sia lodevole, ovvero che non ci sia stato un tentativo di strumentalizzare un tema così drammaticamente serio.
Nessuno ha preso un microfono per fare dei proclami o per farsi pubblicità, ma a un tratto la manifestazione da momento prettamente visivo, più simile appunto a un'istallazione artistica, è entrata nel vivo del suo aspetto più autentico, da arte idealizzata è diventata vita. Anzi no, morte!
Una dopo l'altra infatti le organizzatrici e alcune partecipanti, hanno letto i nomi delle donne vittime di femminicidio nell'anno in corso, ricordando di ciascuna di loro l'età, su una fotografia, una sorta di lapide di carta, messa accanto a ciascun paio di scarpe.
Una dopo l'altra infatti le organizzatrici e alcune partecipanti, hanno letto i nomi delle donne vittime di femminicidio nell'anno in corso, ricordando di ciascuna di loro l'età, su una fotografia, una sorta di lapide di carta, messa accanto a ciascun paio di scarpe.
Il ricordo delle vittime, i loro nomi scanditi, donne di tutte le età e di paesi diversi, accomunate dalla sventura di essere incappate in un uomo violento e spesso anche nell'incapacità della società, delle istituzioni di tutelarle nonostante le reiterate denunce.
Ti chiedi chi erano. Pensi a quella vita spezzata che non avrà più un domani, non avrà più promesse. Pensi a quella madre soverchiata dall'ingiustizia di dover rincontrare in giro l'assassino della figlia. O la tragedia di quei bambini che il loro stesso padre ha privato dell'affetto più importante.
Vicino alle mie scarpe hanno messo il ricordo di lei, Jamila, che pure quel marito violento aveva provato a denunciarlo, non ho idea se ci fosse riuscita o meno, non so quant'attenzione avesse ricevuto.
Le donne che denunciano una violenza, sono donne scomode, la loro sofferenza imbarazza e forse troppe volte è anche difficile relazionarsi con degli uomini e spiegare a loro certe cose. Ma spesso anche le altre donne non sono capaci ad ascoltare.
Personalmente credo che al di là di un aspetto culturale maschilista, arcaico, taluni episodi possano essere riconducibili ad abuso di droghe, cocaina in primis, di cui però in questo Paese praticamente non se ne parla!
Ormai i medici ci hanno ampiamente chiarito che il raptus di violenza non esiste, ma più spesso ci sono dei segnali pericolosi che vengono trascurati, per arginare questo fenomeno dunque ci vuole uno sforzo collettivo di consapevolezza.
10 commenti:
direi un'ottima iniziativa per ricordare a tutti quel che succede ormai ogni giorno
La violenza sulle donne da parte di uomini mi porta alla terribile verità di persone che non solo non riescono a riconoscere la loro parte femminile e l'importanza di essa per la propria vita ma che hanno con la parte femminile del mondo, della vita, dell'esistenza un rapporto così patologico - sofferenze comprese - che arrivano alla soppressione di ciò che fisicamente incarna l'aspetto simbolico con un ulteriore aggravamento anche delle condizioni della propria vita.
La violenza sulle donne è una delle forme di violenza al femminile nel mondo, la prima delle quali è la violenza sulla natura (avrei dovuto scrivere Natura Madre ma non voglio usare termini che inducano reazioni a questa parte spirituale dell'esistenza).
Il mondo sarà migliore o peggiore quando questa violenza al femminile e alle donne sarà diminuita o aumentata.
e poi... belle le tue décolleté.
Bellessì! :)
Un tema delicatissimo, come la donna di fronte alla brutalizzazione, quando non all'omicidio. Bella iniziativa, molto toccante. È vero, belle le tue scarpette rosse! ;)
Bravissime e bravissimi tutti! I miei più caldi e sinceri complimenti per l'iniziativa!
http://www.corriere.it/esteri/13_luglio_22/dubai-norvegese-grazia-condannata-dopo-stupro-marte-dalelv_be732c3c-f2e8-11e2-8506-64ec07f27631.shtml
chi alza un dito su una donna non è un uomo, ma una merda.
Sapevo di questa iniziativa già svolta altrove. Bellissima e tristissima.
Raffaella
Fantastica questa iniziativa. Le immagini visive sono molto forti.
Tanto di cappello. E io che da tanto volevo scrivere un post sulle scarpette rosse di tutt'altro tono adesso non potrò più scriverlo.
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