La mia generazione ha vissuto il confronto con la droga in modo diverso da come l'ha vissuta la generazione dei miei. I loro coetanei che erano caduti nella spirale dell'eroina hanno avuto una qualche comprensione, perché ai loro tempi "era una cosa che non si conosceva" e quindi questi ragazzi, pur nella sventura, non hanno vista misconosciuta la loro umanità, il fatto che fossero autenticamente dei "bravi ragazzi", anche se forse un po'fragili.
La mia generazione invece non è stata indulgente, anzi, siamo stati sprezzanti verso chi si faceva, siamo cresciuti negli anni '80, educati a vincere, abbiamo preteso molto da noi stessi, anzi abbiamo preteso proprio il massimo, in tutti i campi: drogarsi era da stupidi, chi si bucava era perso, con l'aggravante di essersela cercata. Nondimeno alcuni tra i nostri compagni di scuola, hanno fatto ciò che a noi sembrava inconcepibile, cioè si sono cacciati un ago nelle vene. Chi ha lasciato il liceo, chi invece ha tirato fino all'università, ma poi non l'ha mai finita, chi è sparito e ricomparso dopo anni, ripulito e però è restato un po'incerto nel riprendersi un ruolo congruo nella vita.
Quando sei giovane fai presto a emettere sentenze draconiane, inappellabili, crescendo capisci sempre di più che la vita degli altri è un mistero.
Così ti viene in mente lei, così bella, che aveva tuttavia un padre obbrobrioso e una madre che la umiliava davanti alle compagne di scuola, dandole della deficiente.
O lui, che era il migliore, ce le aveva tutte, un campione sportivo, un brillante oratore alle nostre assemblee, lui, simpatico e irresistibile, che però ha subito a 15 anni il duplice dramma della morte del padre e dell'aborto della sua fidanzatina. E si è fatto il primo buco a quell'età.
Ho ricordato B. che al liceo non ci veniva, anzi, non credo che abbia mai fatto le superiori. So che ha patito anche la fame. Ci diceva che d'estate mangiava la frutta nei campi.
Il mostro che l'ha violato me l'hanno indicato a una festa di paese, forse due o tre anni di galera li avrà anche fatti, ma io non mi capacito ancora oggi di come un mostro possa starsene tutto sorridente, seduto a una festa di paese. Cioè a godersi la vita. Quasi che uno che fa violenza a un ragazzino possa saldare un debito con la giustizia. No, certi debiti non si saldano mai!
Ma anche noi, ex ragazzi intransigenti, prima di lasciarci andare a un giudizio frettoloso dobbiamo pensare che un ragazzo trovato morto per droga, potrebbe essere stato quel ragazzino violato.
12 commenti:
non mi piace sputare sentenze. cercherò di non farlo neanche adesso. ma mi sembra come quel tipo che va a fare una rapina alla posta, gli parte un colpo e uccide un tizio in coda e poi si giustifica dicendo che ha avuto problemi in adolescenza. nessuno lo giustificherebbe, no ? ecco, mi sembra una roba analoga. non c'è nesso tra problemi personali e autodistruzione
In qualche modo sottoscrivo le osservazioni di Francesco.
Esiste il male, e' il duale del bene, senza l'uno non c'e' l'altro.
Esiste una dimensione collettiva, dei problemi, esiste il contributo personale a quei problemi.
Le dipendenze, in genere, sono da sempre connaturate alla vita di questi esseri umani. E' una ricerca di gratificazione quando non si riesce a trovare il piacere, l'affetto, si ripete una via che e'facile e ti illude di farti stare bene.
Quasi sicuramente non c'e' alcuna soluzione, sarebbe come pretendere che gli homo non abbiano piu' malattie, o si amino tutti.
D'altra parte e' necessario punire draconianamente coloro che speculano su queste debolezze.
Ancora, quasi certamente,un auspicio piu' che una realta'.
Oh Sara. Premetto che cerco di non giudicare mai.
Ma io che sono della tua generazione, ho visto ragazzi cadere in quel buco per disperazione, per rabbia, per dolore.
Ma li ho visti cadere anche per noia, per superficialità e leggerezza.
E ho perso uno dei miei amici dell'epoca.
Era un ragazzo solare, nessun problema familiare, nessun orco alle spalle.
Ma era uno che voleva provare tutto l'immaginabile convinto di essere immortale e superiore. Convinto che nulla lo avrebbe spezzato mai.
E quando torno a casa mia, non riesco nemmeno a passare davanti al luogo in cui riposa.
Non riesco ancora.
Perchè non l'ho ancora perdonato.
qualunque cosa ci accada se ne viene fuori se soltanto lo si vuole fortemente, se si cade preda della drga ciò non basta purtroppo
per noi ragazzi padri invece, la droga era robba per ricchi, per artisti, per delinquenti, gente dal soldo poco sudato.
Ecco poi ci siamo arricchiti ed è diventata robba pe' tutti, consumismo di massa. Adesso pare che si sia innestata la retromarcia, torneremo poveri, si dovrà riassegnare un valore alle cose e fare delle scelte, che dici me lo faccio no' spinello o dovrò morire senza sapere che cosa mi son perso?
Francesco, che giudice impietoso sei.
Dici di non voler "sputare sentenze" eppure è proprio quello che fai.
Dire che tra l'autodistruzione e la sofferenza personale non ci sia nesso è un po' come dire che chi si toglie la vita lo fa per sport, che le persone anoressiche o bulimiche lo sono per gioco, che i bimbi che si feriscono volontariamente lo fanno solo per vedere il così allegro colore rosso del sangue.
Ho lavorato alcuni anni in una comunità di recupero per tossicodipendenti, tutti i ragazzi che ho incontrato avevano situazioni familiari di sofferenza (non in senso economico ma psico-affettivo). Con questo non intendo dire che chiunque abbia alle spalle una vita difficile diventi tossico, ma certo la fragilità aumenta molto il rischio di divenirlo.
A conferma di ciò, una delle persone a me oggi più care, è un ex eroinomane conosciuto al di fuori della mia esperienza di lavoro in comunità molti anni dopo, persona oggi ben inserita, rimase orfano di madre da bimbo e subito dopo cominciò a subire per anni abusi sessuali da parte di un membro della famiglia. Il difficile percorso per far pace con il mondo e con se stesso ha per lui attraversato la lunga valle dell'eroina. Oggi quella è alle spalle ma le cicatrici di ciò che ha vissuto da bimbo sino all'adolescenza avanzata sono profonde e tuttora visibili.
Tra l'altro Francesco, tra il colpo sparato verso qualcun altro del tuo esempio e la ferita inferta a se stessi mi pare che ci passi un bel po' di differenza.
Scusa lo sfogo Sara ma Francesco mi ha fatto davvero adirare con giudizi così superficiali.
che ne sapete voi...per capire bisogna sapere che significa drogarsi,non si puo paragonare a niente ..ci si puo auto distruggere in tanti modi drogarsi è il piu complicato
Ai nostri tempi additavamo chi usava droga. Mi fa impressione che invece oggi sia così diffusa e faccia figo assumerne.
Fa riflettere questo post.
Buona domenica cara!
Non so... certo dare un giudizio definitivo per scelte così estreme è sempre un'impresa temeraria, occorrerebbe una totale immedesimazione nell'altro, e ciò non è mai possibile del tutto, dunque, meglio astenersi. Tuttavia, credo, che occorra valutare la generalità dei casi, affidarsi ai grandi numeri, in certi casi può servire. Una volta la droga era la via di fuga più breve da ciò che non piaceva – quanti di noi possono dire di non aver lasciato sul campo una persona cara in questo gioco assurdo -. Ma oggi mi sembra che avvenga esattamente il contrario: l'uso delle droghe è funzionale ad una partecipazione massificata, a sentirsi parte del gruppo – branco? - a migliorare le proprie prestazioni, persino quando queste sono solo semplice e puro divertimento.
Non credo che "l'infanzia difficile" giustifichi tutto, e non credo che sia necessario farlo. Ci sono alcune cose giuste, alcune cose sbagliate ed alcune cose stupide.
Scappare davanti ai problemi, nascondere la testa sotto la sabbia, annegare i problemi in droga ed alcol è stupido, sgagliato e, se si può comprendere, non si può giustificare.
Semplicemente perchè il giustificare toglie la responsabilità di aver buttato una vita alle ortiche a fronte di niente, e perchè toglie valore a chi quegli stessi problemi li ha vissuti e superati senza piangersi addosso.
mai giudicare le persone, tutt’al più i singoli atti a sè stanti
situazioni davvero difficili e giudicare da fuori è davvero troppo semplice e molte volte ingiusto
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