15 aprile 2023

L' ingrata

Lei è una di quelle che sono passate da qua, con una storia sempre un po'uguale:il paese d'origine lontano, i parenti sempre affamati di soldi, le troppe ore di lavoro, la figlia da crescere con un padre che non caccia un euro da anni.
Come sempre uguale è il mio comportamento :il pensierino per la bambina, l'ovetto Kinder, il regalo di compleanno, per lei "i vestiti che guarda se ti piacciono, te li lascio volentieri", compreso uno di Pinko con ancora l'etichetta (io ne frattempo sono dimagrita) con l'augurio a questa donna di alcuni anni più giovane di me, di indossarlo in una serata speciale.
Poi le volte che l'ho portata a casa, evitando l'autobus che qua ne passa uno ogni tanto e pure quei due km da farsi a piedi per arrivare a casa una volta scesa. Fa caldo camminare sotto il sole d'estate dopo che hai fatto pulizie per ore.
Mi chiamava per salutarmi, dopo che aveva fatto le pulizie in case altrui, ma lo capivo che voleva un passaggio. 
Le ho chiesto una cosa, un solo favore, una discrezione, un non fare, un astenersi per il bene di una persona fragile.
Ieri, a distanza di anni, non solo ho saputo che ha fatto ciò che non volevo facesse, ma che mi ha anche sputtanato.
Non è la prima volta che una persona che ho aiutato anche materialmente, mi ricompensa con la sua ingratitudine. 
Mi chiedo se certe persone siano capaci di rapporti autentici o se dovendo costruire la loro vita sulla necessità, una persona vale l'altra.

15 commenti:

blogredire ha detto...

Certa gente ha la faccia come il culo...

Franco Battaglia ha detto...

Ho preso tante fregature e ormai ho smesso di valutare. Esiste gente così purtroppo e chi agisce per bene non cambia comunque, è dna. Purtroppo il dna credo valga anche per questi fenomeni che se ne fregano del prossimo. Amen.

fracatz ha detto...

più che ingrata, femmina direi
l'esperienza insegna che tante cose sfuggono di bocca quando si sente la necessità di esprimersi, comunicare, parlare, far sapere, di presenza od al telefono e che bollette arrivavano quando lo stato con la SIP reintrodusse la tariffa a scatti.
Ricordo ancora da ragazzino il record di mia madre con una sua cara cugina, 2 ore e 30, ma allora la bolletta era fissa e non a scatti e noi bambini cronometravamo le telefonate.
Io non dico mai alla consorte di tenersi per se i miei pensieri segreti, ma soffrendo me li tengo tutti nel cervello tanto son cose che non interesserebbero neanche il confessore qui in convento

Pier ha detto...

L'opportunismo di alcune persone è difficile da scorgere. Per esperienza non mi offro mai di aiutare, aspetto ci sia la richiesta chiara e precisa... ed anche in quel caso offro il mio tempo e se richiesto qualche consiglio, mai soldi o altro!

MaratonetaGiò ha detto...

Col passare degli anni ho imparato sulla mia pelle a non fidarmi più di nessuno. E' triste ma è così. La gratitudine non esiste più!

marcaval ha detto...

Proprio in questi giorni ho subito un'ingratitudine pesante e ne ho sofferto. Non è la prima e non sarà l'ultima. Fanno male ma ho quasi sessant'anni e io non cambio. Mi metto in tasca le cose positive e vado avanti.

Mirtillo14 ha detto...

Io ci metto del tempo a fidarmi delle persone, le devo conoscere bene. Sentimenti come la gratitudine sono, ormai, rari, purtroppo. Buona settimana.

semola ha detto...

... tu ti sei comportata seguendo il tuo essere, lei il suo ...
... credo che tu debba ritenerti contenta del tuo agire, lei non so ...

Filippo ha detto...

Leggo il post mentre aspetto in macchina un collega da accompagnare a casa. Lo accompagno spesso, allungando la strada, ogni volta mi invita a cena per ricambiare. Dico che non c'è bisogno di ricambiare, se no che favore è, ma è palermitano e ha un senso dell'onore difficile da scardinare. Ormai conosco bene moglie e figli. Mercoledì li accompagno tutti in aeroporto che vanno a Palermo una settimana. Mi spiace tu abbia incontrato l'ingrata. Secondo me è come dici tu, la necessità l'ha portata a essere dura di cuore, arraffare ciò che può e non guardare in faccia a nessuno.

Nuvola ha detto...

Il commento sopra di Filippo gli fa onore, perché vede il buono nelle persone.

Io invece azzardo una conclusione un po' maligna: la tipa è per caso musulmana? o di un paese a maggioranza musulmana, tipo il Nord-Africa? o il medio oriente? O è invece di Pakistan, India?

La mia esperienza è che in questi popoli incontri persone (anche "studiate") che funzionano secondo il modello culturale più diffuso nel loro paese, ovvero: sei una persona che loro percepiscono come "più alto in gerarchia" (perché la loro visione del mondo è molto gerarchica) e, invece di dargli delle legnate e tenerli a loro posto di "sottomessi", sei gentile e ben disposta? Allora loro, dentro di sè, ti bollano da "debole", "malleabile", "ce la lavoriamo come ci pare e piace". Perché se un superiore non gli dà la bastonata (come è d'uso, statisticamente, nelle loro culture gerarchiche) allora significa che non merita di stare in alto. Loro quindi si sentono in diritto di esserti superiori e di "darti le legnate", perché tu sei incapace di darne a loro.

Lo so che sembra un discorso molto primitivo, ma la mia esperienza è che è così. Per farti rispettare da una persona di cultura gerarchica non devi essere gentile, ma devi "bastonarla" (qui inteso in senso lato, non devi ovviamente prendere un bastone e menarla!) perché quello é l'unico modo che conoscono e l'unico che rientra nella loro visione delle cose.

Io, mentre ero in Turchia, ho avuto una promozione (ovvero, sono salita di un gradino nella scala gerarchica). Il giorno stesso, ho notato che persone che prima nemmeno si degnavano di salutarmi adesso mi salutavano tutte le volte che mi vedevano, in modo ossequioso. Secondo te perché?
Quelli sopra in gerarchia continuavano a non salutarmi (ero io a dovere essere ossequiosa in modo particolare, adesso che me ne rendo conto, ma se uno non mi saluta io non lo vado a salutare indietro o per prima!)

Con gli studenti, dopo il primo disastroso semestre che li ho trattati da persone responsabili come avrei fatto in una civiltà meno gerarchica e che loro me ne facevano di ogni, sono diventata una tiranna assoluta (non crudele, ma inflessibile) e ho constatato che se ne guardavano bene dal comportarsi in modo maleducato. Mi rispettavano perché io impersonavo quello cui loro erano abituati, ovvero, il professore autoritario che sa che è alto in gerarchia e con lo sguardo te lo ricorda ad ogni lezione...

Secondo me, quindi, se è di una certa origine è probabile che ti consideri "inferiore" e quindi non ha lealtà né riconoscenza verso di te, perché sei inferiore, ai suoi occhi.

Juvenal Nunes ha detto...

Vivemos numa sociedade em que imperam as dificuldades e devemos saber interagir de forma atuante e solidária.
Abraço amigo.
Juvenal Nunes

UnUomo.InCammino ha detto...

Molto interessanti le osservazioni di Nuvola.

UnUomo.InCammino ha detto...

Non so se può essere utile e lenitivo: non aspettarsi nulla dalle azioni di bene.
La gratuità scassa completamente i meccanismi di retroazione, diventa una buona protezione rispetto a meschini e miserabili d'anima.

Filippo ha detto...

Ciao, se permetti, ora che ho un attimo, vorrei riprendere il bel commento di Nuvola, non perché sono citato e mi ha fatto un complimento, peraltro un po’ scentrato, direi, ma perché la sua mi sembra davvero una disamina approfondita e lucida. Sono davvero stupito ed edificato dalla conoscenza delle culture che ha per aver vissuto in luoghi diversi.

Ciò che mi colpisce non è solo il modo illuminato in cui è descritta la cultura musulmana, che anch’io ho occasione di sperimentare avendo parecchi colleghi di questa religione, coi quali è appunto un gioco di ‘chi bastona chi’, dell’essere gentili solo con chi è sopra, del vendicarsi a tutti i costi, ma la realtà della nostra stessa società ormai scristianizzata e ri-paganizzata.
Sono convinto infatti che i comportamenti di gentilezza del mondo occidentale abbiano radici cristiane. Nascono dalla fede in Cristo e dall’applicazione del Vangelo. È Dio che ama per primo (cf. 1Gv 4, 10) e invita, per imitarlo, a fare lo stesso. “E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario?” (Mt 5, 47). Il dovere di amare impone di usare qualsiasi mezzo per rendersi piacevoli (“Mi sono fatto debole con i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno”, 1Cor 9, 22-23). Anche se non si hanno soldi o altri beni materiali, si possono usare gesti d’affetto, saluti, sguardi, sorrisi, ascolto e altre forme di ‘dare’ praticabili col corpo.
Noto che nel mondo di oggi basta un minimo sgarbo per smettere di salutarsi, parlarsi, per iniziare a parlare alle spalle. Non esiste la nozione di perdono, attribuita solo alla divinità (a un ipotetico Dio, perché il nome di Cristo ha stufato); tra l’altro Cristo è l’unico Dio la cui funzione principale è perdonare, cioè portare salvezza. Cerco sempre di ‘amare per primo’ come insegna apertamente anche Chiara Lubich, ma mi trovo spesso a rimetterci, a essere visto come debole. “Mi fa le fusa perché ha paura”, è ciò che pensa la maggior parte della gente. Il concetto principale di questa società è: “Buono sì, ma fesso no”. Si arriva solo fino a un certo punto. Per tutti quelli che conosco, bisogna essere buoni ma non troppo; perché poi gli altri “se ne approfittano”.
Ma carità è proprio questo, dare senza chiedere il contraccambio; se qualcuno approfitta, meglio! “A chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due. Dà a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle” (Mt 5, 40-42).

Già ai tempi della scuola ho imparato che la parola “cretino” è traduzione italiana del francese “chrétien”, ‘cristiano’. Il cristiano, storicamente, è sempre stato visto come debole, uno che cede e non combatte, un “push-over”, come dicono gli americani. “Noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani” (1Cor 1, 23). Scandalo e stoltezza, questo è sempre stato e sarà sempre Cristo, in tutte le culture.

Viviamo di nuovo un Cristianesimo catacombale, bisogna nascondersi per essere cristiani. Ma forse, nonostante i tentativi statali di calare la religione ‘dall’alto’, è sempre stato così; nonostante la diffusione statale del Cristianesimo, i veri cristiani sono sempre stati una porzione, “perché molti sono chiamati, ma pochi eletti” (Mt 22, 14). “Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio” (Mt 22, 21; Mc 12, 17; Lc 20, 25). Anche San Paolo esorta a obbedire agli stati in cui si vive (“ciascuno stia sottomesso alle autorità costituite”, Rm 13, 1). Non può esserci un Vangelo di stato, come crede Putin che cerca di diffondere il Cristianesimo con le bombe. Lo stato è giustizia, a uno rendo uno; il Vangelo è carità, a uno rendo un ‘di più’.

Grazie, Sara, se vorrai pubblicare questo commento. Se no, grazie lo stesso. D’altronde non tutti amano che il proprio blog diventi luogo di discussione. Mi rendo conto di essermi dilungato. Ma ci tenevo a rispondere a Nuvola che ha toccato certi punti sensibili.

Sara ha detto...

Mi dispiace non aver modo di rintracciare Nuvola, spero ripassi da qua!
Che dire, aveva ragione lei, la persona è mussulmana!non ci avevo pensato prima che Nuvola me lo facesse notare! A me sembra incredibile!
Grazie anche a Filippo per le riflessioni su cristianesimo: hai un prezioso ruolo di mediazione per tutti noi!