30 dicembre 2013

Battilana

post di reimpiego dedicato al paesino della mia infanzia

Quando tutti gli abitanti di Luna se stavano andando alla grande per non cadere preda della malaria che attanagliava la Splendida Civitas, una parte di loro decise di non lasciare la piana. Si spostarono da là, è vero, ma giusto qualche centinaio di metri, guadarono il torrente Parmignola, che loro chiamavano La Iara e andarono a fondare Battilana. 
Non so perchè non se ne andarono come tutti a Sarzana: forse perchè amavano tanto la piana di Luni o forse perchè appartenevano al ceppo più riottoso a più autentico  dei Liguri Apuani, quello dei bastian contrari.
Battilana nacque, visse e prosperò e prospera tutt'oggi, anche se sono cambiate molte cose rispetto alle memorie della mia infanzia.
Se uno arriva in auto e suona il clacson nelle curve di via Macchione, la principale e credo unica arteria battilanese, viene immediatamente classificato come "foresto", dato che il clacson a Battilana si usa solo per salutare.
Via Macchione è lunga circa due km e il suo ultimo tratto conduce direttamente nei domini del più consistente clan battilanese, quello dei Menconi, da cui io stessa provengo. Anche se sono una battilanese spuria.
Il patriarca dei Menconi fu fino al 1989 il mio bisnonno Ottavio, un ragazzo del '99 . Ci siamo conosciuti molto poco, perchè avevo un timore reverenziale di nonno Ota' , gli chiesi qualcosa della guerra che aveva fatto da ragazzino e lui mi lasciò i pochi versi di una canzone :" Il General Cadorna dice ai soldati, non pensate alle mogli, che alle mogli ci pensano i fuoriusciti...". E mi parlò poi del suo comandante [Goffredo] Cucurnia, che a suo dire "'i er'un brav om'".
Ho conosciuto solo la terza delle sue tre mogli, si chiamava Zelinda e era originaria di Gragnana, un paesino vicino a Carrara, noto per la pertinacia del suo marmo. Tutto sommato mi dispiace che Zelinda non sia stata mia bisnonna anche di sangue, mi piacerebbe avere un ramo gragnanino.
L'unico figlio maschio di Ottavio, in mezzo ad un nugolo di sorelle, fu mio nonno Giuseppe, universalmente conosciuto come Il Nandino della Battilana. Raccontare mio nonno è difficile: spero che nel paradiso dei comunisti gli abbiano messo a disposizione un trattore e una fisarmonica e ora che ci penso pure un po'di vino di Candia.
In linea di massima il clan dei Menconi è molto solidale, ad eccezione di una, tutte le case sono prive del muro di cinta. Il tratto tra la strada e l'aia, più spesso è promiscuo, del resto a Battilana non ci sono parcheggi.
Un tempo le battilanesi comperavano un settimanale ciascuna, quali Bolero, Sogno e Grand Hotel e se li passavano secondo un principio di rotazione, non sempre esente da qualche intoppo. Quando ancora si adoperavano i materassi di lana, da una casa all'altra si passavano l'ago gigante per cucirli una volta disfatti e lavati. Se non che, di mano in mano, colei che aveva la sventura di rompere "la gocchia della matarassa", diventava inevitabilmente il bersaglio per il disappunto generale, almeno per un paio di giorni, da parte del clan. 
In ogni caso stiamo parlando di persone molto legate tra loro: il caffè dopo pranzo, ad esempio, viene annunciato a gran voce, in modo da prenderlo in compagnia. Così se uno da Battilana deve andare in farmacia ad Avenza, fa il giro dei parenti a chiedere se vogliono qualcosa. Va detto tuttavia che la privacy non esiste a Battilana, nonostante i tentativi delle generazioni più recenti di arginare il trattamento collettivo di dati personali: dalla prima mestruazione all'ultima esalazione di respiro, è tutto condiviso.
Per il gioco del lotto, sport nazionale in Battilana, esiste un collaudato sistema di ricezione che da anni è affidato a una nipote di mia nonna. Certo una volta si giocava solo il sabato, ora da quando ogni governo aggiunge un giorno infrasettimanale di estrazione, penso che la cosa sia piuttosto complicata per la mediatrice ricevente.
Comunisti per natura (almeno un tempo...), i battilanesi hanno agognato a lungo un edificio religioso: ricorda da piccola una messa celebrata in una stalla. In seguito l'officio sacro fu trasferito nelle scuole elementari, fio a quando intorno agli anni 80, arrivò la Chiesa vera e propria. Un prefabbricato di lamiera.
Mio nonno era solito dare i soprannomi alle persone, Il Negus, Il Marziano, sono tra quelli più popolari, d'altro canto i battilesi si divertono a prendere in giro il loro prossimo, o meglio, a coionarlo, come dicono loro. Se per esempio esitate con eccessiva prudenza, uscendo da via Macchione ad immettervi sull'Aurelia, verrete apostrofato da una deliziosa ragazza in suv "o belo! se 'nt sen'bon a guidar la machina, comprati na'bicleta". Mi raccomando le doppie, che a Battilana non si usano mai.

3 commenti:

Nik ha detto...

Ricorda un pochino l'ambiente del mio paese quand'ero piccolo. Le vecchie pettegole del paese che si riunivano ora in un cortile, ora nell'altro e relazionavavano ogni minimo evento del paese.

Ricordo una volta che da Torino la sorella di mia nonna sgridò mia mamma perchè nel nostro frigorifero a Cambiano (21 km da Torino) c'erano delle croste di formaggio inutilizzate.
Se qualcuno si fermava sul cancello un nugolo di vecchiette correva a chiedere cosa volevano.

Ora la privacy è aumentata, spesso non conosciamo i vicini.
Gli unici che conoscono alla perfezione le nostre abitudini sono i ladri che vengono a svuotarci le case nei 10 minuti che ci allontaniamo per andare in punta alla via a prendere i figli a scuola...

Francesco ha detto...

la privacy non esiste in tutti i borghi simili a Battilana

Giuliano ha detto...

Sara grazie per questo splendido post, pagine e spaccati di vita meravigliosi!