Mi sono ritrivata in un contesto sindacale, dopo lustri.
Mi sono truccata in 35 secondi. Outfit della serie "più sto comoda meglio è" jeans larghi ( sono dimagrita?), maglione oversize celestino, con sotto una camiciola, sneakers e calzettoni.
E mi sono tornati in mente i tempi che furono, quando nella sala piena mi rimiravo orgogliosa i miei stivali oppure la borsa nuova, aggressivissima, posata sulla sedia accanto, che colpì anche quel pezzo grosso della FP di Roma.
E intorno a me, su altre sedie in platea, altre iscritte, altri stivali dal tacco pure più alto. Gonne corte svolazzanti. Quello della segreteria nazionale in Dolce & Gabbana. Nell'aria vapori di "Acqua di Giò" da uomo, mentre la platea si infiamma dividendosi tra la prima e la seconda mozione della sigla sindacale.
Il tipo che mi chiese il nome del profumo che indossavo e io gli rispondevo bella sicura di me stessa "Insolence! di Guerlain!".
La responsabile sindacale di un settore che era anche una gran bella donna. Caschetto di capelli neri, lucenti. Rossetti importanti. Labbra. Chiome rosse, chiome biondissime.
Quello di Genova, anzi no, veniva dal Ponente, però bel manzo uomo!
"Ma se andassimo a un incontro di "Lotta comunista?" La rappresentante sfoggiava sorridente un nuovo taglio di capelli.
Il tale con la maglietta "Boxeur des rues", che si vedeva che faceva nuoto, eccome.
Erano anni sindacalmente importanti, perché eravamo più giovani.